CittadinanzAttiva: «Questo Consiglio Comunale non può deliberare il dissesto»

I fatti dicono che il Comune è ormai vicino al fallimento. Solo un miracolo, infatti, potrebbe evitare ciò che ormai sembra scontato, il default. Come noto, la legge prevede che a dichiarare il dissesto sia il Consiglio Comunale, attraverso apposita delibera, su sollecitazione del prefetto. Sull’iter normativo che dovrebbe portare alla dichiarazione di fallimento conclamato dell’ente interviene con una nota di CITTADINANZATTIVA – Coordinamento dei Procuratori dei Cittadini, secondo cui l’attuale Consiglio Comunale non può deliberare il dissesto giacché, dopo la convocazione dei comizi elettorali, avvenuta il 25 aprile scorso, l’organo consiliare ha perso la possibilità di emanare atti che non siano urgenti ed improrogabili.

«Tali – si legge nel documento – sono solo quelli relativi ai casi in cui l'inattività comporti un danno per l'Ente o si configuri come un inadempimento di fronte a obblighi derivanti da leggi, provvedimenti amministrativi o comunque collegati a vincoli contrattuali. Una dichiarazione di dissesto deliberata dall’attuale Consiglio Comunale può essere impugnata da qualsiasi neo Consigliere comunale che riterrebbe lese le prerogative del nuovo Consiglio. (TAR – Catania 22 dicembre 2009, n. 2194)».

CittadinanzAttiva spiega, infatti, che «spetta al nuovo Consiglio Comunale deliberare il dissesto, oppure redigere e deliberare, come previsto dalla legge, un nuovo Piano di riequilibrio finanziario pluriennale, dopo aver eliminato i 15 milioni, per dieci anni, indicati come provenienti dall’AMAM e sostituendoli con un razionale taglio delle voci di spesa corrente e con un’accorta politica delle entrate, prevedendo, in particolare, il recupero effettivo dei tributi elusi ed evasi negli ultimi cinque anni; con la dismissione del patrimonio immobiliare; con la dismissione, parziale, delle quote negli organismi partecipati; ma, soprattutto, con un taglio netto e deciso dei costi della Politica».

CittadinanzAttiva interviene anche in merito alla sanzione ministeriale di € 7.052.209,00, che il Comune dovrebbe pagare per il mancato rispetto del patto di stabilità 2011, avallando la tesi della Corte dei Conti e cioè «che tale somma andava prevista e stanziata nel bilancio preventivo 2012», sottolineando altresì che andavano accertate «le responsabilità relative a tale sforamento ed il perché».

«Una volta individuate eventuali responsabilità, compito certamente non impossibile atteso che ogni delibera deve portare il parere di regolarità tecnica, di regolarità contabile e di “legittimità” implicita (art. 52 D.Lgs. 267/2000) – conclude il documenti – bisognava rivalersi applicando le previste sanzioni, a partire dal 2011 ».