Il nuovo Pd di Messina inizia dal gruppo dirigente dell’Ateneo. E Navarra…

Il nuovo Pd di Messina inizia anche da una forte componente dell’Università.

Sebbene i dettagli sul tesseramento siano ancora inspiegabilmente top-secret (si sa soltanto che sono state superate le 6 mila iscrizioni), la vera sorpresa del nuovo corso di un partito rimasto sotto coperta per 4 anni è proprio questa: il tesseramento di un folto gruppo dirigente dell’Ateneo, tra docenti e dirigenti, segnale della volontà di scommettersi in prima persona e “metterci la faccia” nell’impegno per il territorio e la ricostruzione.

I numeri, per un Pd letteralmente svuotato dall’esodo genovesiano e dalle conseguenze di una paralisi durata 4 anni, hanno un peso: più di 140 iscritti di provenienza “accademica”, tra nuovi tesserati, ritorni e conferme.

Anche molti nomi hanno un peso: si va dai pro-rettori Michele Limosani e Pietro Perconti al direttore generale Francesco De Domenico, al preside di Scienze Politiche Giovanni Moschella fino al ritorno del professor Mario Bolognari. Nomi che vanno ad aggiungersi a chi nel Pd si è impegnato da tempo.

Se i numeri e i nomi hanno un peso lo ha altrettanto la scelta tempistica: in questo momento il Pd di Messina è una “prateria”, sulla quale c’era chi (e c’è ancora) puntava a diventare nuovo signore delle tessere o comunque ha intenzione di mettere il cappello. Il Pd dello Stretto dell’era post-Genovese, iniziando dall’anno zero (anche a causa degli addii degli scissionisti) è a forte rischio OPA.

E se in casa Pd il “bottino” più corposo di tessere 2017 lo ha registrato Laccoto, nel centro-sinistra dovrà vedersela con leader come Picciolo e D’Alia che finora hanno preferito restare al di fuori dei confini ma non si sa cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi. In ascesa l’attuale vice commissario Pd Antoci (area Lumia), mentre i renziani della prima ora si son difesi bene in sede di tesseramento ma tra non molto inizierà l’assedio alla fortezza.

E’ iniziata infatti la lunga stagione elettorale: Regionali d’ottobre, Politiche di febbraio 2018 e amministrative giugno 2018, e gli scenari sono in continuo cambiamento.

Da qui la decisione di un gruppo evidentemente coeso e con le idee chiare di porre i primi mattoni per contribuire alla ricostruzione del Pd. Del resto in gioco c’è il controllo del partito giacchè il Congresso per l’elezione dei nuovi segretari non si terrà prima dell’estate.

La prima tappa saranno comunque le primarie del 30 aprile e se Renzi ha già ottenuto nella fase delle convenzioni il 70% a Messina, con l’ingresso del mondo accademico farà il pienone di consensi. Non sfuggirà alla memoria infatti che Renzi guarda con attenzione e stima l’Ateneo messinese e non a caso la firma del Patto per Messina si è tenuta proprio all’Università, con le foto ricordo che ritraevano l’ex premier ed il sindaco metropolitano sotto lo sguardo del rettore Navarra.

Proprio a questo proposito è chiaro che se 140 (ma probabilmente il numero è più alto) di componenti del mondo accademico decidono d’iscriversi al Pd questo non possa avvenire senza che il Rettore non lo sappia. Né che si tratti di una decisione improvvisa e non maturata all’interno di un percorso che guarda lontano.

L’operazione Pd guarda lontano, alle Politiche del 2018 ma anche alla classe dirigente che dovrà portare il partito e Messina fuori dalle secche.

Sia il sottosegretario Davide Faraone, con il quale il Magnifico ha un ottimo rapporto, che lo stesso ex premier, guardano con attenzione a questi passaggi, sia in vista delle Regionali (che potrebbero rappresentare la Caporetto del Pd in Sicilia) che delle Politiche. L’esito delle urne siciliane sarà da apripista per quelle di febbraio. Proprio per questo Renzi, consapevole dell’oltre il 70% di no siciliani al Referendum del 4 dicembre, ha invitato i suoi a cambiare rotta e ad evitare disastri.

Una missione più che ardua.

C’è chi dice che il Rettore Pietro Navarra stia pensando alle Politiche (probabilmente il Senato), chi sostiene che guarda alle amministrative 2018, c’è infine chi ritiene che il tempo dei nomi sarà più avanti e che adesso conta la forza del gruppo ed il “modello Università” che potrebbe essere portato ad esempio.

Quel che è certo è che la campagna elettorale è iniziata e finirà nell’estate del 2018 e che il nuovo Pd di Messina sta cambiando volto.

Rosaria Brancato