Imu, tariffe Amam e Tares “risaneranno” le casse del Comune nei prossimi 10 anni

Dieci anni di tempo per risanare le casse del Comune di Messina. E’ il lasso di tempo concesso dalla legge attraverso il cosiddetto salva- comuni, ex decreto legge 174, che istituisce il Fondo di Rotazione, destinato agli enti locali a rischio default. A Messina dovrebbero arrivare circa 50 milioni di euro, ma tutto dipenderà dall’approvazione o meno del piano pluriennale di riequilibrio, su cui questa mattina è stata finalmente apposta la firma del commissario straordinario Luigi Croce.

La struttura del piano, che prevede impegni finanziari per complessivi 392 milioni di euro a fronte di 438 milioni di euro di risorse, resta quella predisposta dal ragioniere Ferdinando Coglitore e dal dirigente al bilancio Giovanni Di Leo: il reggente di Palazzo Zanca, infatti, non ha previsto – come qualcuno temeva – alcuna rimodulazione ma ha disposto solo un’ integrazione, relativa al contratto di servizio tra Comune e Amam, con conseguente definizione dei rapporti tra le due parti. In particolare, l’Azienda Meridionale Acque dovrà corrispondere all’ente proprietario un corrispettivo annuo pari a 15 milioni di euro. Come anticipato nei giorni scorsi, il maggior costo finirà per gravare sui cittadini, attraverso un aumento delle tariffe dell’acqua, che non potrà essere inferiore al 30%, ma da cui saranno esclusi i redditi al di sotto dei 10 mila euro annui. La delibera contenente il contratto di servizio è stata già trasmessa al Consiglio comunale per l'esame dell’Aula, a cui spetta l’ultima parola.

Ma torniamo al piano pluriennale di riequilibrio che ha le sue “fondamenta” proprio nelle tasse e nelle imposte locali. Resteranno al massimo, le aliquote Imu, da cui il Comune conta idi incassare, nei prossimi 5 anni, 21 milioni di euro; c’è poi la Tares, che sostituirà la Tarsu e nei prossimi 10 anni “rivitalizzerà” i conti comunali con 94 milioni di euro.

Tasse a parte, Palazzo Zanca prevede di riportare i numeri in pareggio anche attraverso i tagli alla spesa. Il Piano delinea una riduzione delle spese per il personale : nei prossimi 10 anni andranno in pensione (per il raggiungimento dell’età pensionabile) 732 dipendenti comunali sui circa 1600 attuali (che salgano a 1896 con i contrattisti) e questo consentirà un risparmio di 25,5 milioni di euro. Nei prossimi 4 anni i fitti passivi saranno ridotti di 1 milione di euro. Una minore quantità di mutui consentirà un risparmio di 12 milioni di euro in 10 anni. La riduzione obbligatoria del 10% dei servizi frutterà 58 milioni di euro in 10 anni.

Aumenteranno, invece, del 36% – ma lo stabilisce la legge – i servizi a domanda individuale, con un incremento delle entrate per il Comune pari a 35 milioni di euro. L’alienazione degli immobili, ad oggi risultata fallimentare ed oggetto di numerosi “richiami” da parte della Corte dei Conti, dovrebbe consentire un guadagno di circa 44 milioni di euro nei prossimi 10 anni.

I numeri riportati nel piano pluriennale sono ovviamente previsioni, reali e certificati sono, invece ,i 74 milioni di euro debiti fuori bilancio, venuti fuori dalla ricognizione imposta dalla legge. A questa massa debitoria “dimostrata” fa da contraltare quella “potenziale” – anch’essa inserita nel piano da inviare al Ministero ed alla Corte dei Conti – che supera di poco i 200 milioni di euro ed include anche i giudizi pendenti. Tra questi ne spiccano addirittura due con i Franza: c’è infatti il giudizio pendente davanti al Tar Catania promosso dalla Mondo Messina service, che chiede un risarcimento di 80 milioni di euro ; ed anche quello pendente davanti al Tar Catania promosso dalla Curatela fallimentare della F.C . Messina Peloro, che chiede il pagamento di 60 milioni di euro.

Dopo essere stato “sigillato” dal commissario Croce, il piano di riequilibrio finanziario pluriennale 2013-2022 è già stato trasmesso al Collegio dei revisori, per il parere, ed al Consiglio comunale, che avrà tempo sino all’11 febbraio per approvarlo. Sino ad oggi, dai consiglieri comunali non sono arrivate proposte concrete da allegare al piano, ma non è escluso che qualche emendamento venga presentato durante i lavori d’aula.

Una volta incassato l’ok del Civico Consesso, il documento volerà a Roma e a Palermo: solo dopo un attento esame da parte delle Corte dei Conti e di una commissione paritetica tra Ministero dell’Interno e dell’ Economia si saprà se le somme inserite nel Fondo di Rotazione arriveranno anche a Messina. Dagli uffici finanziari di Palazzo Zanca, viene fuori una discreta fiducia per il lavoro svolto ma viene smorzato sul nascere ogni tipo di entusiasmo: il tempo a disposizione per mettere in piedi un piano di rientro è stato troppo esiguo e resta ancora aperta la partita con le due partecipate più importanti del Comune, Messinambiente ed Atm, formalmente in liquidazione, di fatto due macigni, dal punto di vista economico, totalmente sulle spalle del ente proprietario. (Danila La Torre)