M5S predica bene, razzola male. Indignato coi vizi altrui, indulgente coi suoi

La lezione l’hanno imparata benissimo e adesso si muovono a proprio agio nel mondo politico come i pesci nel mare. E come le sirene non vogliono più uscirne, temendo di perdere le pinne. Quei “vizietti” che tanto contestano ai partiti sono diventati contagiosi e più passa il tempo più il M5S sta diventando un partito come gli altri. Con una differenza, quella Sindrome dell’Immacolata Concezione in base alla quale tutto ciò che fa un grillino è ineccepibile, se lo fa un Dem o, dio non voglia, un berlusconiano, è una nefandezza.

Così, mentre Grillo lascia un movimento che sta diventando “altro” e che, evidentemente, non corrisponde più a quelle che erano le spinte iniziali, da nord a sud dopo la presentazione delle liste le lamentele, i ricorsi, le proteste aumentano.

La doppia morale, quel predicare bene ma razzolare male, sta lasciando, esattamente come accade per gli altri partiti, una lunga scia di dissenti e delusi.

1)Li abbiamo sentiti per anni contestare l’attaccamento alla poltrona della vecchia politica. Ebbene, tranne Di Battista, tutti veleggiano verso il secondo mandato. Perché in fondo in fondo, quei 5 anni alla Camera e al Senato sono piaciuti eccome. Chi non tenterà il raddoppio dei 5 anni è per lo più perché escluso (e sono quelli che in questo mandato hanno mostrato “preoccupanti” segnali di autonomia e dissenso dal pensiero unico).

2)Contestano le parentopoli nei partiti degli altri. Ma da nord a sud mogli, compagne e compagni, sorelle, figli, portaborse e fedelissimi, si sono trovati nei posti blindati. A pensarci bene però è davvero strano il caso: l’esito delle parlamentarie (i cui dettagli non sono stati ancora resi noti) sorride ai parenti, agli amici e agli uscenti. In ogni regione queste fortuite coincidenze hanno causato la protesta degli esclusi. Del resto ci sono parenti e parenti. Ad esempio, tutti puntano il dito se l’ex deputato regionale nonché esponente storico di Forza Italia, Santi Formica, piazza la figlia Elisabetta (che fa politica da anni) al terzo posto nel listino (con non troppe possibilità di vincere). Se Azzurra, la sorella di Giancarlo Cancelleri, candidato governatore e capo dell’opposizione all’Ars è capolista (oltre che deputata uscente), nessuno fiata.

3)Il M5S aveva annunciato che nei Collegi Uninominali non avrebbe candidato chi era già nel listino, per ampliare gli spazi e perché il “paracadute” è un vizio dei vecchi partiti. Ma, ad esempio a Messina, i due candidati nei collegi uninominali sono i due deputati uscenti ed i due deputati del listino blindato: Alessio Villarosa e Francesco D’Uva (in barba all’apertura a nuovi spazi).

4)Da anni contestano i pessimi criteri di selezione della classe dirigente dei partiti, ma poi catapultano nei collegi candidati che hanno preso 20 voti alle Regionarie. Perché il criterio del “mi piace” dovrebbe essere meno contestabile di quello dei partiti?

5)Arricciavano il naso per chi cambia i partiti, ma in queste ore, da nord a sud, scoppiano i casi degli ex e dei riciclati finiti nelle liste. Il primo caso è stato l’ammiraglio Veri, schierato da Di Maio contro Renzi, salvo poi scoprire che è un consigliere comunale del Pd ad Ortona. Dalle Alpi alle Madonie ne stanno trovando tantissimi. In Sicilia nei collegi uninominali c’è chi era candidato sindaco dell’MPA a Partinico, chi lo è stato per il Pdl a Sciacca, ci sono ex Pd ed ex Idv, c’ è l’ex segretaria cittadina del Pd di Bagheria.

Non mancano le proteste per i riciclati che vanno ad aggiungersi alle pattuglie degli esclusi dalle Parlamentarie, molti dei quali (anche in Sicilia) iniziano a parlare anche di quelle “contestatissime” (quando riguardano gli altri partiti) CORDATE per far votare alle parlamentarie Tizio piuttosto che Caio.

In Sicilia uno degli esclusi è il giornalista Alberto Samonà, che alle Parlamentarie è arrivato terzo su 350 aspiranti candidati per la Sicilia Occidentale (poi scivolato al quarto posto per l’alternanza di genere) e che è stato depennato dalla lista del Senato in seguito ad una seconda selezione fatta dallo staff.

"Inutile dire che non mi è stata fornita alcuna spiegazione da un fantomatico staff, che ha escluso dalla candidatura un sacco di persone, anche in questi casi senza motivarne le ragioni- scrive Samonà su Facebook– Pare che per la mia esclusione abbia pesato il fatto che in passato sia stato vicino all’allora presidente della commissione parlamentare Antimafia Nello Musumeci. Circostanza da me mai negata e assolutamente pubblica. Ci si è serviti delle cosiddette 'segnalazioni allo staff', cioè la delazione, adoperata come modalità di selezione ed esclusione delle candidature. Di fatto, un metodo unilaterale e senza possibilità di appello che ricorda pratiche molto in voga in certe odiose dittature. Come ovvia conseguenza debbo ritenere che non son degno neppure di restare fra i suoi iscritti e sostenitori, altrimenti prevarrebbero l’ipocrisia e la doppia morale (Come fai a sostenere chi non ti vuole?). Ne prendo atto serenamente, come immagino faranno molti fra quelli (e sono tantissimi) che mi hanno incoraggiato in questa sfida e il 4 marzo avrebbero voluto votare il M5s”.

Samonà scrive poi un elenco di nomi di candidati inspiegabilmente depennati (e che, come lui sconoscono la motivazione). Qualcuno direbbe che queste cose accadono solo nei vecchi partiti, là dove ci sono i cerchi magici, i fedelissimi, le epurazioni….

Ho letto le parole di Alberto Samonà, ho rivisto nelle sue parole di forte delusione le mie denunce risalenti al 2014. – dichiara il senatore di Mdp Francesco Campanella, ex M5S “dissidente” – Il M5S non è cambiato nelle sue modalità operative. Chi è dentro deve seguire una linea, chi non la rispetta è fuori senza se e senza ma, altro che percorso democratico con le parlamentarie. Niente viene scelto dalla base. Qualcuno dei sostenitori continua a dire che non possono essere giudicati perché non hanno mai governato il Paese, ma da come governano il proprio partito mi auguro proprio che il paese non lo governino mai".

Sono indignati con i vizi degli altri, ma per i propri vale l’indulgenza plenaria.

Rosaria Brancato