Il Pd di Messina in stile “Tafazzi”: vuol chiudere le porte a chi porta i voti

La logica è quella del “meglio pochi ma noi”, come si legge in una nota firmata da un gruppo di esponenti del Pd regionale. “Il Pd siciliano- scrivono Bartoccelli, Felice, Intogna, Sanfilippo, Termine- è diventato uno specchio rotto, una molteplicità di piccoli frammenti nei quali si specchiano i singoli individui o piccoli gruppo che guardano solo a sé stessi e se ne compiacciono, un Pd chiuso in sé stesso, in logiche personalistiche”.

Alla vigilia di una competizione elettorale che rischia di essere la Caporetto del partito, il Pd dello Stretto, in piena logica tafazziana, si chiude a riccio e dice no a qualsiasi ipotesi che possa portare più voti e maggiori possibilità di avere una rappresentanza in Parlamento, come si evince dal documento della direzione provinciale del Pd.

I sondaggi sono chiarissimi: attualmente il Pd in Sicilia non vincerebbe in nessun Collegio Uninominale ed anche i numeri per gli eletti nei listini sono ridotti rispetto ai deputati uscenti.

Nel 2013 Messina aveva eletto in Parlamento due deputati Pd: Francantonio Genovese e Mariella Gullo, poi transitati nel 2015 a Forza Italia.

L’unico deputato Pd messinese è Tommaso Currò, che nel 2013 era stato eletto con il M5S.

I sondaggi quindi per quel che riguarda Messina in questo momento non sorridono. A meno che non si aprano le porte a chi può non solo porta consensi ma potrebbe dare maggiori chance di far scattare più seggi. Lo ha capito Renzi che ha fatto questo discorso per tutta l’isola.

Invece la direzione provinciale del Pd di Messina ha redatto un documento che chiude le porte a chiunque, decidendo, come Tafazzi, di rinunciare ad essere rappresentato.

La cosiddetta corrente accademica alle Regionali ha fatto scattare il seggio all’Ars, andato al deputato Franco De Domenico con oltre 11 mila voti. Senza questi consensi il Pd messinese non avrebbe un rappresentante a Palermo. Né si può dire che De Francesco sia un berlusconiano infiltrato o un possibile “cambia bandiera”. Pd è e Pd resta.

Sicilia Futura, nell’area orientale (Messina e Catania) ha portato alla coalizione di centro-sinistra alle Regionali percentuali che sfiorano l’8%. Alle Politiche, stando ai sondaggi potrebbe portare il 7% in Sicilia orientale. Una percentuale che farebbe lievitare i numeri del Pd fino a fare scattare i seggi.

Un candidato forte nel Collegio Uninominale di Messina, ad esempio, come si ipotizza, il Rettore Navarra, non soltanto avrebbe maggiori chance di essere l’unico vincente in un uninominale dell’isola, ma farebbe aumentare i voti automaticamente al Plurinominale con la possibilità di far scorrere la lista e far scattare un deputato in più (visto che la divisione dei resti è su base nazionale). Chiudendo le porte a chi porta voti inoltre nel Collegio plurinominale del Senato non ci sarebbe neanche un candidato di Messina.

Così facendo si fa il gioco del M5S e del centro-destra e il Pd riduce il ruolo a quello di comparse.

“Pochi ma noi” può anche essere lo slogan dei “duri e puri”, dei “perdenti ma felici” ma non è nell’interesse di Messina che invece ha bisogno di essere rappresentata da chi, comunque la si voglia pensare, è radicato nel territorio. Nel Pd svuotato dall’addio dei genovesiani la strada futura non può essere quella della porta chiusa. Sarebbe l’ennesimo errore.

Rosaria Brancato