Ponte sullo Stretto. C’è chi dice sì: Conftrasporto. C’è chi dice no: M5S

"Il tema del Ponte sullo Stretto torna a intervalli regolari, come seguisse una logica che va di pari passo con le campagne elettorali del tempo. Noi, che abbiamo invece le idee chiare e non seguiamo logiche politiche pre-elettorali, sul dibattito del Ponte ci siamo sempre schierati in maniera univoca: non lo vogliamo". Così il candidato del M5S all’Uninominale di Messina Francesco D'Uva, insieme ai deputati regionali Valentina Zafarana e Antonio De Luca, in relazione alle ultime dichiarazioni rilasciate dall'assessore siciliano alle Infrastrutture, Marco Falcone, al termine del convegno sui Trasporti in Sicilia.

"Prima di pensare ad opere mastodontiche è doveroso riguardare la rete dei trasporti in Sicilia dove a farla da padrone sono strade e autostrade colabordo, reti ferroviarie scandalose, una continuità territoriale mai rispettata- dichiarano D’Uva e la candidata al Collegio uninominale del Senato Grazia D’Angelo– Realizzare il Ponte sullo Stretto è antieconomico, considerando che il tempo di ritorno del denaro speso sarebbe stimato in 600 anni. Tra l'altro, con i 10 miliardi che si intendono investire in denaro pubblico, potremmo dare ai siciliani una rete stradale e ferroviaria degna di questo di nome."

Di altro avviso è il presidente di Conftrasporto e vice presidente Confcommercio Paolo Uggè, sostenitore di un’opera “Che offre opportunità a un popolo di cinque milioni di persone. L’opera venne pertanto inserita come prioritaria nei dieci corridoi europei dei quali ben quattro riguardavano l’Italia. Solo i demagoghi e coloro che puntano alla decrescita felice o che stoltamente non credono all’integrazione delle diverse modalità, possono esprimersi contro. Le risorse ‘sprecate’ sono il frutto delle penalità riconosciute per il mancato rispetto dei tempi rispetto agli impregni assunti con chi aveva vinto le gare di appalto. Il pressapochismo e la polemica politica non dovrebbero appartenere ai temi di politica dei trasporti che non è di destra né di sinistra ma un’ esigenza dell’economia di un Paese, soprattutto come il nostro”.