L’iter per il Ponte prosegue. La risposta del Prc messinese

Il 27 settembre il ministero per le infrastrutture e i trasporti ha avviato la conferenza di servizi per autorizzare il progetto definitivo per il Ponte sullo Stretto. Subito il ministro dell’ambiente, Corrado Clini, si è affrettato a precisare che si tratta della necessità di proseguire un iter tecnico-amministrativo che non corrisponde alla volontà politica di realizzare il Ponte.

In considerazione di ciò, per il partito di rifondazione comunista, “l’opera non è per nulla derubricata, anzi! Come se non bastasse tutto ciò sta avvenendo in un periodo buio per la nostra gente: durante il 3° anniversario dei morti per l’alluvione di Giampilieri e Scaletta Zanclea. Considerato che il Governo nazionale al momento non impegna alcuna cifra, è del tutto evidente che l’intero onere ricadrebbe sulle spalle di investitori privati, sempre più inchiodati al quadro di perdurante stagnazione dell’economia reale, tuttavia rimarrebbe loro il solito espediente di ricavare profitto dalle cosiddette opere propedeutiche e compensative o investire sui i titoli in Borsa o nella Finanza Creativa”.

Il Governo annuncia dunque che non spenderà nulla per la costruzione del Ponte ma – prosegue il Prc – “Quello che potevano “succhiare” l’hanno fatto, 500 milioni sono i soldi già spesi per consigli di amministrazione, consulenze, studi di progettazione, per i cantieri per la trivellazione del sottosuolo ecc. Eppure noi avremmo davvero bisogno di cantieri. Cantieri per la messa in sicurezza dei costoni delle colline che franano ad ogni pioggia, dei letti di fiumi e dei torrenti cementificati e imbrigliati da un’urbanizzazione selvaggia. Cantieri per la messa in sicurezza sismica dei nostri edifici, cantieri per la riqualificazione dei paesi e dei centri storici. Cantieri per la modernizzazione delle nostre reti viarie e ferroviarie. Un piano per l’Agricoltura che da un lato rilanci questo settore decisivo per l’economia dell’Isola e che dall’altro contribuisca al mantenimento dell’assetto idrogeologico”.

Il partito di rifondazione comunista riassume allora in punti le operazioni necessarie:

• La società Stretto di Messina va chiusa senza alcuna esitazione. Non possiamo permetterci che questa “idrovora” si rimetta in moto e sprechi come finora ha fatto, risorse pubbliche a favore di cricche imprenditoriali.

• Non riconoscere alcun debito o penale qualora si recedesse (312 milioni di euro)

• Il ritiro immediato della quota di competenza di 100 milioni di euro che la Regione Sicilia ha impegnato per la realizzazione dell’opera.

“Con questa piattaforma – conclude il Prc – torneremo nuovamente in piazza e riempiremo le strade”.