Autorità portuale e Metromare: la verità dei numeri e il peso della politica

“Quando ho finito di parlare il capo di gabinetto del Ministro mi ha guardato sconvolto. Non era abituato a un sindaco che non parla politichese. Io non lo conosco quel linguaggio e gli ho detto: o cambiate marcia o non andiamo da nessuna parte”. Sulla continuità territoriale e sulle infrastrutture Accorinti non è andato a mani vuote a Roma: ha portato i numeri. Poi, su quei numeri ha aggiunto la sua visione delle cose che non è quella “diplomatica”, dei passetti e dei tavoli tecnici. E’ quella che ricorda: “ogni mattina un esercito di persone si sveglia tra Reggio e Messina e si scambia di città, chi va da un lato, chi da un altro. Così come finanziate Venezia, la Sardegna, adesso date una mano a noi, ma non come elemosina, come diritto”.

I numeri sono chiari: l’Autorità portuale di Messina ha 8.126.000 passeggeri contro i 437 mila di Catania e LO ZERO di Augusta. L’Autorità portuale di Messina ha la 1 posizione in Italia, l’ottava in Europa per passeggeri. Catania ed Augusta sono fuori dalla Top 15. Per crocieristi Messina ne conta oltre 500 mila, Catania ne ha la metà ed Augusta zero. Per le merci, Messina è alla 14esima posizione, Catania ed Augusta sono fuori dalla top 15. Non basta, Messina ha un raccordo ferroviario già pronto, Catania ed Augusta no, Messina appartiene ad un corridoio europeo, Catania no.

Messina ha 29 dipendenti, Catania solo 7.

Messina è il primo porto italiano passeggeri ed uno dei principali in Europa, è incluso nel corridoio europeo Helsinki-La Valletta, gestisce i collegamenti con le Eolie.

“In alternativa- spiega Accorinti- potremo far confluire Gioia Tauro e Villa San Giovanni nell’unica Autorità portuale dello Stretto. Diventeremmo il primo porto italiano per passeggeri, merci in containers e merci di altra tipologia. Insomma, il primo in Italia in tutte le categorie commerciali, ma non è possibile che tra Messina, Catania e Augusta sia proprio Messina sacrificata. Non è un fatto di numeri è un fatto politico. Io sono pronto, se alla fine, per completare il porto di Tremestieri, dovessero mancare, dico per dire, 5 milioni di euro, io andrò a protestare perchè deve essere il Ministero a garantire la continuità territoriale e le infrastrutture che ci servono."

Già che c’era il sindaco ha battuto i pugni per Metromare: “Ci avete ridotto i finanziamenti e ora tolto pure le corse nei week-end che sono indispensabili. Ho detto ai dirigenti del Ministero di fare una prova e venire a trovarci un sabato, con i bagagli e provare a farsela a piedi…..”.

Anche qui Accorinti ha portato i numeri: 19 mila persone ogni giorno tra le due sponde, ed un finanziamento sceso da 8 milioni e mezzo a 6 l’anno. E all’orizzonte nuovi tagli con il bando 2015.

“Così non si può. Noi ci muoviamo, ma se non ci garantiscono i nostri diritti non si va da nessuna parte”.

Che con quei numeri tra Messina, Catania ed Augusta si scelga di accorpare Messina a Catania è solo frutto di un’operazione nella quale la politica ha un peso specifico maggiore rispetto alla verità, ai fatti. E’ frutto anche di una politica che negli anni scorsi non ha saputo, con coraggio ed orgoglio far valere la nostra terra, far valere quelle cifre che sono chiarissime e che ci dicono che no, un porto con zero crocieristi o zero passeggeri, che non è collegato ad infrastrutture e non è in nessuna "top", non può "valere" più di un cuore pulsante e attivo come quello di Messina. A meno che, ed è questo il dramma, a prevalere non siano altre logiche.

Rosaria Brancato