Paolo Villaggio: «Fantozzi e l’articolo 18? Beh, lui era garantito, non poteva essere licenziato»

Tunica nera, giacca rosa e sciarpa bianca: così si presenta Paolo Villaggio a noi che abbiamo l’onore di incontrarlo poco prima del suo spettacolo al Palacultura organizzato dalla Visconti srl, la stessa che porterà a Messina, al Giardino Corallo, Marta Sui Tubi (25 aprile) e Grignani (27 aprile). L’agilità del ragioner Ugo Fantozzi è molto lontana, ma Villaggio, all’età di ottanta anni, riesce ancora a dispensare sorrisi, risposte intelligenti. Non da’ nulla per scontato, legge, si informa molto. La nostra discussione parte dal ricordo della sua mitica creazione. E da un film: il Secondo Tragico Fantozzi, quando la visione della finale Italia-Germania viene bruscamente interrotta dalla chiamata dell’amico e collega Filini. Ad attendere il povero Fantozzi c’è il cineforum aziendale e la visione della Corazzata Kotëmkin, (il film in realtà si chiama Corazzata Potëmkin ma non vennero concessi i diritti) ─ Villaggio ripercorre con noi quella memorabile scena ─ seguirà il dibattito e sarà lo stesso Fantozzi ad intervenire coraggiosamente («La Corazzata Kotëmkin è una cagata pazzesca!») e quel suo sfogo da impiegato vessato produrrà un fragoroso boato. Il momento di anarchia, però, durerà poco e le punizioni non si faranno attendere.

Del resto Fantozzi è un vinto, è ossessionato dal potere, crede di essere inutile (o forse lo è, disse una volta il suo stesso creatore), il suo cognome viene storpiato (Fantocci, Pupacci), la sua personalità calpestata. Come è arrivato alla creazione di questo personaggio che, per certi versi, anticipa alcune tematiche attuali come quelle del mobing e dei fannulloni sul luogo di lavoro? chiediamo. «Ci sono stato dentro, ho lavorato in una grande megaditta e lì ho capito cosa fosse quel mestiere, cioè non lavorare. Talvolta mi domandano se fosse più felice il Fantozzi di allora, o se lo siano i Fantozzi di adesso, i precari, i giovani che sono un po’ spaventati… Beh, Fantozzi era garantito, non poteva essere licenziato…» Fantozzi come risponderebbe alla problematica nata intorno all’articolo 18? «Mah, a lui non gliene frega niente, è già in pensione da tempo». I Fantozzi di oggi? «I Fantozzi di oggi vestono jeans strappati, hanno gli orecchini, sono pettinati con la cresta, sono quelli che non riescono ad integrarsi…»

Sono tante altre le domande che facciamo a Paolo Villaggio e, infine, gli chiediamo quale sarà il suo prossimo impegno? «A Maggio uscirà un libro, La vera tragica storia di Fantozzi, una biografia immaginaria». Quando, fra tanti anni, Paolo Villaggio non ci sarà più, l’Italia piangerà un grande attore, un comico, un intellettuale, una persona vera. Eppure modi di dire, espressioni e termini nati dal genio ligure rimarranno sempre ancorati nella lingua italiana e nel parlare di tutti: ci sarà sempre un collega organizzatore di improbabili iniziative che saranno dette “alla Filini”, ci sarà sempre un “mega presidente galattico”, una snob aristocratica che si crede superiore agli altri per il proprio titolo nobiliare (scaduto) e il proprio potere e di lei si dirà che è una “Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare”, la nuvoletta da impiegato continuerà a seguire senza sosta tutti e, quanto ai Fantozzi, beh, certamente quelli non mancheranno!

(CLAUDIO STAITI)

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Paolo Villaggio (Genova, 30 dicembre 1932) è un cabarettista, attore, scrittore, drammaturgo, presentatore televisivo, sceneggiatore e regista italiano. Tra gli esponenti di spicco della comicità italiana, è famoso soprattutto per i suoi personaggi legati ad una comicità paradossale e grottesca: il professor Kranz, il timidissimo Giandomenico Fracchia, ma soprattutto il servile e sottomesso ragionier Ugo Fantozzi. Notevole la sua attività di scrittore, iniziata proprio con un libro su Fantozzi al quale seguiranno altri sei sul ragioniere, e altri libri di carattere satirico. Versatile attore, nonostante i ruoli "fantozziani", ha recitato in ruoli più drammatici, partecipando a film di registi come Federico Fellini, Marco Ferreri, Lina Wertmuller, Mario Monicelli e Ermanno Olmi. Villaggio è stato iscritto a Democrazia Proletaria, formazione comprendente anche socialisti radicali come lo stesso attore, nelle cui liste si è candidato alle elezioni politiche del 1987. Successivamente si è candidato alle Elezioni del 1994 con la Lista Marco Pannella nel collegio uninominale di Genova – San Fruttuoso. Ha scritto oltre 20 libri dei quali gli ultimi sono “Mi dichi – prontuaro comico della lingua italiana” (Mondadori) e “Giudizio universale” (Feltrinelli), pubblicati entrambi nel 2011.