Cultura e spettacoli

“Vivere!”: racconto grottesco, tragico e disturbante di una non-vita 

Foto di Giuseppe Contarini

Una voce fuori campo, direttamente quella di Dio, ci introduce con la sua predica nella storia di Calimba Di Luna (con la C, mi raccomando, non con la K, e Di Luna, non De Luna!).

Ma la voce di Dio, in realtà, si rivela essere solo un sermone proveniente dalla televisione cristiana dei vicini di Calimba, sermone che disturba la sua diretta social.

“Vivere!” è, infatti, la storia di vita di questa donna che di vivere ha deciso di smettere, chiudendosi a casa ad accumulare oggetti.

Arriva al Cortile Teatro Festival, in anteprima nazionale all’Area Iris, la coproduzione Bam Teatro – Nutrimenti Terrestri, interpretata da Anna Piscopo, che ne è anche l’autrice insieme con Lamberto Carrozzi

Calimba

A volte grottesca, a volte tragica; a volte trivale, a volte oltraggiosa; a volte infantile, a volte geniale: la Piscopio dà forma ad una donna complessa, una figura tragica e parossistica insieme. Calimba ricorda la signora imbellettata di pirandelliana memoria, trasportata però nel nostro tempo, nell’era dei social. La guardiamo, nel vestiario eccentrico che indossa per la sua diretta: una giacca nera di paillettes brillanti aperta per mostrare il grande reggiseno rosa, pantaloncini corti, vertiginosi tacchi rosa sopra i calzini neri; la guardiamo nei suoi modi di fare ammiccanti e nei suoi atteggiamenti psicotici e ci fa ridere. Osservandola bene però e conoscendo, battuta dopo battuta, la sua storia, in tutta la sua drammaticità, la risata svanisce, si fa amara, rivela il suo sentimento del contrario.

Questo è l’umorismo disturbante di “Vivere!” nel suo racconto sul bisogno patologico dell’accumulo di oggetti. Calimba si è chiusa in casa da immemorabile tempo, evitando tutti i tentativi del condominio e dell’Asl di cacciarla dall’appartamento maleodorante e ignorando le lettere di Anacleto Anacondi, amministratore delegato della ditta “Pussa via”. A dare senso alle sue giornate sono i social e il flirt con Papi, un boss del Cartello conosciuto online, l’incontro imminente con il quale sembra darle la speranza di un riscatto da un passato di abbandoni.

Il disturbo dell’accumulo

“Non tratterò gli oggetti come voi avete trattato me” dichiara Calimba. O ancora: “Dopo qualche mese tutti si stancano di ciò che amano, si infastidiscono e lo abbandonano”. “Facciamo tanta propaganda sul non abbandonare i cani, invece gli oggetti li volete abbandonati tutti?!”.

Il suo disturbo dell’accumulo seriale cela una più profonda paura: quella dell’abbandono, della solitudine. Calimba preferisce seppellirsi viva in una casa piena di oggetti per non sentire il gelo della sua solitudine, per non riprovare il senso di abbandono a lungo sperimentato nella sua vita.

Quadro disperato della società

Dietro il macrotema della sua auto reclusione si dipanano, infatti, tantissime altre riflessioni derivate dalle voci e dai ricordi di un passato che la tormenta.

Non solo la dipendenza dai social, ma un’infanzia fatta di abbandoni, gli abusi di una suora chiamati “preghiere per adulti”, un misterioso “ferragosto del massacro”. Quella sola voce di Calimba ci dipinge un quadro disperato della nostra società e della sua atrocità, ma sempre dai toni a tratti cabarettistici e a tratti drammatici. Calimba è l’anti eroina per eccellenza ma non si può fare a meno di affezionarsene.

La scrittura

La scrittura è coraggiosa e sfrontata nell’affrontare tematiche profonde e delicate, dietro il velo dell’ironia. A volte, però, perde di incisività, nonostante l’evidente bravura della Piscopio nel dar voce e forma alle sfumature del suo personaggio. Un ritmo più veloce e incalzante avrebbe, forse, meglio valorizzato la genialità della sceneggiatura, il suo sguardo attento sull’animo umano; coinvolgendo maggiormente lo spettatore nell’incedere angosciante tra tutte le brutture dell’umanità descritte.

La scema sono io?

“Ma perché tutto questo?” si chiede Calimba. E una risposta non c’è. Però sa di non essere sbagliata, di non essere lei in realtà la pazza. Si chiede ancora, ma stavolta rivolge al pubblico la sua domanda: “Voi ve la siete cercata la vita che fate? Vi piacciono davvero tutti i cenoni di Natale? Gli eventi e i doveri? E la scema sono io? Che mi prendo ciò che voi abbandonate?”.

VIVERE!
di Piscopo/Carrozzi

Con Anna Piscopo
Testo inedito- Novità italiana
Produzione BAM teatro/Nutrimenti terrestri
in collaborazione con Beat 72
Testo inedito- Novità italiana