La Giunta approva il consuntivo bis, ancora venti di bufera tra Signorino e il Consiglio

Mancato rispetto del termine di approvazione del rendiconto 2012; continuo ricorso all’anticipazione di tesoreria; mancato rispetto di almeno la metà dei parametri di deficitarietà strutturale; mancato rispetto della percentuale prevista dalla legge per la copertura dei servizi a domanda individuale; errata operazione di regolarizzazione contabile relativa alla contabilizzazione del pagamento della sanzione per lo sforamento del patto di stabilità; fitti attivi sovrastimati; scarso riaccertamento in conto residui; criticità legate al rapporto con le partecipate; debiti fuori bilancio; mancata adozione dei sistemi contabili previsti dal D.lgs. 118/11, che detta le regole sulla armonizzazione dei sistemi contabili, dirette a garantire la trasparenza e la comparabilità dei dati di bilancio sia per l’Ente che nei rapporti con le società partecipate e gli organismi strumentali; immobilismo seguito ai continui e circostanziati rilievi della Corte dei Conti. Erano queste le criticità riscontrate dai Revisori dei Conti nel bilancio consuntivo 2013 (vedi articolo correlato).

E sono questi i rilievi a cui l’amministrazione Accorinti ha deciso di porre rimedio, per riuscire a portare in aula un documento contabile che possa incassare il via libera del Consiglio comunale.
Il maxi emendamento redatto dalla Ragioneria generale su indicazione dell’assessore al Bilancio Guido Signorino è stato esitato ieri sera dalla Giunta Accorinti. L’amministrazione e gli uffici hanno approfittato di tutto il tempo utile concesso dal commissario ad acta Antonino Garofalo che aveva assegnato 15 giorni di tempo per presentare la nuova versione del consuntivo 2013. Adesso il documento sarà trasmesso ai Revisori dei Conti che entro i venti giorni succcessivi dovranno esaminare l’atto, che poi approderà in Consiglio comunale per il voto. A monitorare tutto ci sarà Garofalo a cui toccherà il compito di intervenire se le scadenze indicate non verranno rispettate.

“Nella nuova versione di questo consuntivo, l’amministrazione ha portato avanti un approfondimento istruttorio che si è concretizzato nella modifica dei dati inseriti nel bilancio precedente, alla luce dei rilievi che erano stati mossi dai Revisori dei Conti” ha spiegato il segretario generale Antonio Le Donne.

Marcia indietro su tutti i punti tranne su uno: il famoso parametro 6 relativo alle spese del personale. Per i revisori il Comune avrebbe dovuto inserire anche la spesa del personale delle partecipate, un punto che aveva fatto sballare i conti tanto da rendere Palazzo Zanca un ente in deficit strutturale. Sia l’assessore Signorino che il segretario Le Donne però fin dal primo momento sono stati fermi su questo punto, convinti della correttezza del metodo applicato e dunque nessuna correzione su questo punto. Restano oltre 2 milioni di disavanzo, determinati per lo più dal riaccertamento dei fitti attivi e da crediti vantati dall’amministrazione per la gestione dei parcheggi che risalgono a diversi anni fa ma che i Revisori hanno chiesto di inserire in maniera diversa.

Adesso si attende di scoprire quale sarà il parere dei Revisori, considerato che è stato quasi tutto rimodulato secondo le loro indicazioni. Poi bisognerà vedere come deciderà di votare l’aula.

Dopo la vicenda della mancata approvazione dei debiti fuori bilancio Ato3, con la perdita della possibilità di ottenere dalla Cassa Depositi e Prestiti la liquidità per estinguere tutti i debiti, tra l’assessore Signorino e il Civico Consesso i rapporti sono diventati molto tesi.

Continua ad avere strascichi la durissima nota con cui Signorino attaccò il Consiglio all’indomani del voto (vedi articolo correlato). Da quella nota ne è nata una corrispondenza tra il vicesindaco e la presidente del Consiglio Emilia Barrile che in prima battuta aveva provato a difendere tutto il Civico consesso. Signorino pochi giorni fa ha fatto recapitare alla Presidente una nota in cui scriveva che la preoccupazione espressa era rivolta al futuro e legata al “rischio che le frizioni dell’Aula e una bassa presenza di consiglieri possano implicare il blocco dell’attività deliberativa di fronte a provvedimenti di particolare delicatezza”. Subito dunque il monito del vicesindaco: “Se ciò dovesse avvenire, l’intero percorso di risanamento finanziario dell’Ente, così faticosamente costruito da Amministrazione e Consiglio, verrebbe a franare, attivando con ogni probabilità una reazione a catena di azioni di rivalsa da parte dei creditori. In tal caso, prima ancora dell’avvio delle azioni esecutive, sarei pronto a trarre le dovute conseguenze: dichiarare un default causato non tanto dalla mancanza delle risorse per il riequilibrio, quanto dalla impossibilità di gestire il rapporto con i creditori”. Signorino chiude poi la lettera rinnovando disponibilità alla collaborazione, ma queste parole risuonano quasi come un avvertimento.

Immediata la risposta della Barrile che ha prima inoltrato tutto ai 40 consiglieri dell’aula e poi puntato l’attenzione sul ritardo con cui fu presentata quella delibera, uno dei motivi principali per cui molti consiglieri si tirarono indietro. Motivo però non molto valido per l’assessore Signorino. Questa prassi invece per la Presidente “investe i rapporti di chiarezza e di ponderazione che devono essere preordinati all’adozione di un atto. Non si può imputare l’ingiustificata e sistematica inerzia nella proposizione di un provvedimento alla responsabilità del Consiglio che ha la naturale necessità di comprendere le ragioni giuridiche e di merito di qualsiasi atto”. Per la presidente l’abitudine di sottoporre gli atti all’ultimo momento sta facendo sorgere il sospetto che possano sottacersi verità o che si tratti di incapacità amministrativa, ma volendo rifiutare quest’ultima ipotesi si augura che ciò non accada più perché “il Consiglio non può assumersi, sulla base di parziali verità, responsabilità che la legge imputa ad altri”.

Francesca Stornante