Il generale Giuseppe Rossaroll guida la rivolta di Messina

-O stranieri, nel proprio retaggio/torna Italia, e il suo suolo riprende;/…Non vedete che tutta si scote,/ dalle Alpi alla balza di Scilla?-

Lo stivale è in fermento, tremiti rivoluzionari attraversano gli stati

italiani.

Le ombre di un ennesimo stravolgimento, dopo quello causato da Napoleone, si annidano nelle menti dei regnanti, che con il congresso di Vienna del 1814, hanno recuperato i rispettivi troni.

Il ciclo rivoluzionario, apertosi a Cadice, costringendo il sovrano Ferdinando I d’Aragona a concedere una Costituzione, ha avuto una breve parentesi anche in Piemonte, a Napoli e infine in Sicilia.

I Savoia, che inizialmente per iniziativa del reggente Carlo Alberto avevano dato il proprio appoggio al fronte liberale, hanno preso le distanze dai rivoltosi. In poco più di un anno si è esaurita la rivolta di Napoli, capeggiata da Guglielmo Pepe, il quale inizialmente è riuscito ad ottenere una Costituzione da parte di Ferdinando I d’Aragona.

Non hanno avuto miglior fortuna i moti scoppiati in Sicilia, dove, prima Palermo e successivamente Messina sono state contagiate dall’ondata rivoluzionaria.

Nella città dello stretto una folla di cittadini, ufficiali e soldati hanno dato vita ad una dimostrazione.

Il generale Giuseppe Rossaroll, comandante del VII reggimento di stanza a Messina, si è posto al comando dei rivoltosi.

Di fronte al degenerare degli eventi, il principe di Scaletta, luogotenente dell’isola, si è dato alla fuga. Il generale Rossarol ha chiamato i Siciliani e Calabresi a raccolta, senza ottenere gli effetti sperati.

Molti fra cittadini e soldati si sono, infatti, rifiutati di assecondare i piani rivoluzionari, ribadendo la propria fedeltà al re.

In questo clima rinunciatario il Rossarol ha tentato un ultimo e disperato gesto, la presa di Reggio. Ma il rifiuto a collaborare del comandante della cittadella di Messina e il mancato appoggio delle barche cannoniere hanno fatto naufragare l’impresa.

Il generale, il 3 aprile, non ha avuto altra possibilità che riparare a bordo di un brigantino britannico, contemporaneamente abbiamo appreso dell’assunzione del governo dell’isola da parte del cardinale Gravina, arcivescovo di Palermo.