“Sciara” e “Itria”: è di scena la realtà in due spettacoli potenti

“Sciara” e “Itria”: è di scena la realtà in due spettacoli potenti

Tosi Siragusa

“Sciara” e “Itria”: è di scena la realtà in due spettacoli potenti

sabato 30 Marzo 2024 - 06:35

Al Museo regionale di Messina per la rassegna "Clandestini" del Clan degli attori

MESSINA – Il Clan degli attori e i suoi direttori artistici, Giovanni Maria Currò e Mauro Failla, proseguono nella l’intensa riflessione sulla realtà, resa drammaturgicamente attraverso un nuovo ciclo della rassegna “Clandestini”, anche quest’anno al Museo regionale “Maria Accascina”.

Considerazioni attorno a due potenti pièce: “Itria” e “Sciara – Prima c’agghiorna”

Tratta dal romanzo “Francesca Serio. La madre” di Franco Blandi, la rappresentazione “Sciara” è andata in scena il 22 e 23 marzo, incentrata sulle lotte contadine in Sicilia, ha restituito altresì un delicato ma intenso spaccato della passione civile e umana della protagonista.

Luana Rondinelli ne è stata magistrale interprete, e ha curato anche l’adattamento dello script sotto la attenta direzione di Giovanni Carta e con il prezioso supporto dei musicanti di Gregorio Laimi.

Ecco allora un ulteriore spaccato riferito ad una donna che non si piega, Francesca Serio, che ci mette a parte delle sue pesanti rimembranze. Anche il precedente, “Itria”, pluripremiato, era stato incentrato sulla storia e memoria di una donna siciliana, che ha dato l’intitolazione alla piece, con il suo pervasivo lamento sul proprio mondo colpito a morte dai tragici accadimenti di Avola del 2/12/1968, ove i braccianti chiedevano pari, giuste ed eque condizioni come per le zone limitrofe e si lottava con l’appoggio dei sindacati…ma le risposte del dominus tardavano….non arrivavano, anzi, e la celere che era intervenuta, aveva provocato feriti e due morti, uno dei quali era stato proprio Giuseppe Scibilia…la cui vedova ne ha rievocato nella densa e toccante rappresentazione il percorso ,culminato nella Sua fine sotto il pesante piede sopraffattorio dei poteri dominanti.

“Itria”

La vicenda in “Itria” germina dall’entroterra siciliano, nella provincia siracusana, con le lotte dei braccianti, e l’ausilio sindacale contro la mafia che governa le condizioni di lavoro, posizionata a fianco, o coincidente, con i proprietari terrieri e il caporalato, con esiti privi di trionfo della giustizia, ma che hanno intessuto però profonde trame, generando la fervida scintilla che sfocerà nello Statuto del diritto dei lavoratori del 1970.

La memoria identitaria nella seconda performance è assai vicina e assimilabile, pur se differenti ne sono il substrato territoriale (in contesto regionale analogo), e la tipologia di legame fra il femminile (sempre grandioso testimonial) e il personaggio maschile di riferimento, in entrambi i casi eroica vittima.

“Sciara”

In” Sciara”, infatti, il focus è trasferito ora su una madre, una donna siciliana, figlia del mondo contadino nebroideo, immensa, che dell’amato figlio, Salvatore/Turiddro Carnevale, si fa supporter, alla ricerca spasmodica e appassionata di verità per quella che presenta già prima del tragico epilogo tutti i connotati di una morte annunciata.

Anche qui controparte dell’Eroina è la mafia e l’omertoso silenzio dei conniventi.

Luana Rondinelli ha anche tratto da questo omonimo spettacolo un convincente testo del 2023, articolato in sette capitoli: Lu partu- Lu Travagghio – Sciara- La politica- Le minacce- La Mafia e Lu Parto, attraverso il quale la voce materna ci conduce per mano nei meandri dell’esistenza di un uomo giusto, caduto proprio per il suo essere tale e aver combattuto una serrata pugna, nel solco degli ideali socialisti, contro le diseguaglianze per la conquista dei diritti sindacali osteggiati dal sistema mafioso. La Sua voce potente si è stagliata fino a farsi portatrice dell’occupazione delle terre incolte e mettere a punto una persuasiva richiesta di applicazione della legge agraria…con gli esiti ferali ben noti. Il testo, in siculo, reca accanto la traduzione in italiano e riporta le foto di scena, e attraverso un codice QR si può ascoltare l’intera piece, come un audiolibro, ad impreziosire il perturbante script.

La “prima madre socialista”, lungi dall’arretrare, a testa alta ha denunciato e persistito, ma la giustizia è stata sempre, però, anche per questo accadimento, negata.

Non appartiene di certo, la luminosa figura di Francesca, pur contadina e analfabeta, agli stereotipi del Suo tempo, che prevedevano donne sottomesse al potere maschile, figurarsi se in grado di condurre, e da vera paladina, un faccia a faccia con gli uomini di potere.

Ben distante, allora, non solo dai rassicuranti clichè degli anni 50… che, all’indomani del secondo conflitto bellico, riportavano immagini di donne, in ispecie al Sud e nelle Isole, ripiombate fra le mura domestiche, ma di spicco invece per il Suo coraggio encomiabile anche nel raffronto con qualsivoglia individuo, al di là del genere e dei contesti storici.

I Musicanti di Gregorio Laimi, una bella band, la cui formazione risale al 2002, hanno ancora una volta messo in campo, in un felice connubio con il testo e la rappresentazione scenica- corredata di costumi davvero appropriati- una commistione di stili sonori, lingue e dialetti, facendo incontrare in modo fecondo la modernità e l’arcaicità e raggiungendo vette importanti nella sfera folk popolare.

Piace far rilevare come il substrato drammaturgico si sia interconnesso magistralmente con la narrazione delle vicende storicamente occorse per mano mafiosa, per aver il Sindacalista Eroe portato avanti la propria denuncia ferma e inflessibile, andando incontro alla morte per questo il 16 maggio 1955, e rendendo la propria figura e le gesta indimenticate, grazie alla ferrea volontà di una mamma amorevole e fortissima, che le ha sottratte alla coltre dell’oblio.

Un plauso allora al Clan degli Attori per la” mise-en-scène” nei due spettacoli di riferimento, di una coraggiosa finestra sulla memoria di misfatti del nostro passato siciliano non troppo remoto, esemplari per la sottesa e autentica forza civile delle vittime e delle donne combattenti, e prezioso strumento di educazione sociale e di monito per il risveglio delle coscienze sopite di questi nostri tempi.

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