MESSINA – Il Partito democratico discute a Messina sul ponte sullo Stretto, il decreto Salvini e la continuità territoriale. E si profila un forte “no” al progetto di Salvini e Meloni. Ma qual è la posizione a livello nazionale e regionale sulla grande opera? Risponde il segretario siciliano e capogruppo nella Commissione trasporti Anthony Barbagallo, prima del confronto al Palacultura: “Per anni il Pd ha studiato, quand’era al governo, la possibilità di un attraversamento stabile, con le quattro alternative della ministra De Micheli e il passo in avanti con il ministro Giovannini. Quello del governo Meloni e ministro Salvini è un colpo di mano. Soprattutto con la decretazione d’urgenza. Il progetto del ponte riesumato è carente sotto diversi punti di vista e utilizza impropriamente il decreto legge. Il nostro è un no sul procedimento e nel merito. Con questa impostazione ci apprestiamo a vivere un’altra stagione di sperpero di denaro pubblico per un’opera che, in queste condizioni, di certo non si farà”.
Aggiunge il segretario regionale e deputato: “Sono stati bocciati tutti gli emendamenti, compresi quelli relativi alla presenza dei sindaci di Messina e Villa San Giovanni nella società Stretto di Messina. Ed è insopportabile che, quando verrà approvato il progetto esecutivo, i consiglieri d’amministrazione prenderanno subito circa 250mila euro l’anno. In un momento di crisi economica, il governo specula sulla sete d’infrastrutture che c’è nel Mezzogiorno”.
Nel dibattito organizzato dal Partito democratico, sono intervenuti in apertura il presidente dell’Assemblea provinciale, Antonio Saitta, e il deputato regionale Calogero Leanza. In primo piano la necessità che le scelte legate al ponte “siano condivise e discusse a livello locale dato che migliaia di persone potrebbero perdere la casa e il lavoro, oltre ai disagi che tutta la città potrebbe subire”, ha sottolineato il professore Saitta.
Ha precisato Barbagallo: “Nessuno dei 69 parlamentari del Pd è a favore del ponte a campata unica. Lo specifico perché non ci siano equivoci”.