Politica

Messina. De Domenico: “Asse Navarra-Genovese? C’è chi crede alla terra piatta” INTERVISTA

Il segretario regionale Anthony Barbagallo ha detto che a Messina il Pd parte dalla competenza di Franco De Domenico e attorno a questa figura “aggregheremo le persone. C’è un progetto preciso”. Franco De Domenico, ci può illustrare intanto qual è il suo progetto per Messina?

“Il mio progetto per Messina – risponde il candidato a sindaco del centrosinistra e segretario cittadino del Pd, Franco De Domenico – è un progetto che guarda innanzitutto a una prospettiva diversa della città: una città che vuole volare alto, che deve sentire l’orgoglio di essere Città metropolitana con tutte le prerogative che derivano da questa qualifica. Quindi una città che compete con le migliori realtà del paese. Noi vogliamo una città non chiusa in se stessa ma aperta al mondo. Messina ha la fortuna di essere baricentrica nel Mediterraneo e questa sua posizione deve diventare il punto di forza di uno sviluppo futuro di una città accogliente, concreta, produttiva, vivace, che sia culturalmente evoluta, che diventi centro di scambi di uomini, di merci, di persone, di idee”.

Lei ha parlato di Città Metropolitana. Ma questa Città Metropolitana stenta a decollare. Il prossimo sindaco, come quello che è andato via da poco, sarà anche sindaco metropolitano. Quali potrebbero essere le prospettive concrete in questa direzione?

“L’essere sindaco di una città metropolitana significa avere la responsabilità non solo della città capoluogo ma anche di tutti i Comuni, 108 nella provincia di Messina, corollario al capoluogo e che possono diventare il motore dello sviluppo. Bisogna fare sinergia. Io per la mia attività di deputato regionale ho conosciuto le realtà di ogni singolo comune della città metropolitana di Messina e ho portato avanti le loro istanze. Conosco i loro bisogni e sono convinto che se mettiamo a fattore comune, senza individualismi, tutte le risorse che abbiamo, dai Nebrodi alle isole Eolie, da Milazzo alla Perla dello Jonio che è Taormina, a tutti i comuni viciniori della zona ionica, abbiamo un potenziale incredibile”.

Per quanto riguarda le liste del centrosinistra sembra che possano essere di più di quelle preventivate. Le richieste di candidati pronti a scendere in campo non mancherebbero…

“Sì. Devo dire che sono molto contento della grande spontaneità e della corsa a metterci la faccia di tanti cittadini, associazioni, gruppi politici che qualche altro sottovaluta ma che invece sono la testimonianza della voglia di partecipare a questa speranza di rinnovamento. E credo in questo momento di potere interpretare la speranza di rinnovamento di questa città. Una speranza che è molto forte. I messinesi non sono rassegnati. Io ascolto ogni giorno. Perché una delle prerogative è quella di ascoltare la gente ma per strada, nei bar, dal barbiere. E ascoltando si capisce che c’è voglia di normalità, che c’è voglia di pacificazione, che c’è voglia di crescere. La gente si è stancata di essere all’ultimo posto, ogni volta che escono le classifiche sulla qualità della vita. Io voglio una città che sia nella parte sinistra della classifica, usando una metafora calcistica”.

Si parla tanto in questi giorni di complottismo. Di un presunto asse tra qualche componente della sua coalizione (Navarra, ndr) e qualche altro dell’area di centrodestra (Genovese, ndr). Cosa sta succedendo?

“Nonostante io abbia una grande considerazione dei messinesi e della gente in generale, ci sono tante persone che credono ancora che la terra sia piatta. Penso che la mia storia sia la migliore garanzia e la migliore risposta a queste elucubrazioni mentali. Credo di potere incarnare il messinese autentico e vero, perché sono nato a Messina, sono cresciuto a Messina ed ho sempre avuto la voglia di crescere assieme alla mia città. Avrei potuto lavorare fuori, ho avuto tante possibilità, ma mi sono sempre messo in discussione perché ottenere risultati qui per me ha un valore straordinariamente più grande che ottenere risultati fuori, dove le condizioni sono molto più favorevoli. E allora: io ritengo che la mia storia e la mia persona possono dire che sono la migliore dimostrazione che queste sono asserzioni di chi non ha argomenti”.

Quindi, per essere chiari, lei dice che quest’asse Navarra-Genovese non c’è?

“Non esiste. E se ci fosse perché non farlo emergere al primo turno? Sarebbe stato stupido non farlo. Il problema è che non esiste”.

A Messina come altrove c’è tanta voglia di ripartire. Dopo i due anni di pandemia si guarda con grande attenzione al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Il prossimo sindaco di Messina cosa può fare per agganciare questa grande opportunità?”.

“Il prossimo sindaco di Messina ha una grande responsabilità: è quella di tradurre in fatti concreti i progetti che sono in essere, quelli che potranno essere portati avanti e soprattutto quella di coordinare la spesa pubblica che attingerà su diversi fronti. Noi avremo investimenti in diversi settori che dobbiamo cercare di convogliare in una visione complessiva. Il mio ragionamento è: stiamo insieme per crescere meglio. Non è possibile più immaginare che ci siano nemici. La città ha bisogno di pacificazione, di ragionare insieme senza pregiudizi e senza interessi di parte. La mia è una coalizione che ha dei valori e su quei valori vogliamo fondare lo sviluppo della città. E’ un ragionamento a mio avviso abbastanza semplice. Fermi i valori, il futuro appartiene a tutti. Dobbiamo avere da un lato una visione della città ma dall’altro lato rispettare tutti quelli che la pensano diversamente da noi”.

Lei è un esperto in materia di conti pubblici, ha tenuto per anni i conti dell’Università di Messina. A suo avviso la situazione al Comune qual è?

“Io dico che i conti bisogna saperli gestire e devono diventare uno strumento di crescita per la comunità. Ovviamente penso di avere dato dimostrazione che con i numeri ci so fare ma in questo momento ritengo che al centro della prossima legislatura ci debbano essere i conti perché senza non si può andare avanti. Non ci può essere sviluppo se non c’è rigore amministrativo ma ci devono essere anche le persone, perché non possiamo prescindere da questo. Dico che voglio essere insieme la concretezza di chi conosce la macchina amministrativa ma anche la passione di chi ama la propria città”.

Il 12 giugno i messinesi si esprimeranno anche, con un referendum, sulla costituzione del nuovo comune Montemare. Qual è il suo pensiero?

“Montemare è emblematico delle divisioni di questa città che sono state alimentate per anni. Ritengo che questa dovrebbe essere una questione da risolvere con la politica, con il ragionamento, venendoci incontro. Perché se queste persone hanno chiesto di separarsi dalla città è perché la città si è dimenticata delle periferie”.

Lei dice che il problema è reale ma il metodo forse è sbagliato?

“Sicuramente. A mio avviso è sbagliato e dobbiamo fare di tutto perché ciò non accada. Ovviamente fermo restando che le ragioni delle periferie saranno messe al centro del progetto De Domenico. Un progetto su cui stiamo lavorando tante persone ma soprattutto stiamo ricevendo tanti contributi di associazioni, di semplici cittadini, di professionisti, di ordini professionali, di persone che mi fermano, mi scrivono messaggi per inserire ciò di cui Messina ha bisogno. Noi abbiamo le idee chiare ma soprattutto non abbiamo la presunzione di avere la verità rivelata e quindi ascolteremo anche gli altri e daremo modo a tutti di implementare le nostre idee programmatiche”.