Le storie

“Prigioniero in una topaia a respirare muffa da 3 anni”: la storia di Hamid VIDEO

di Giuseppe Fontana, riprese e montaggio Silvia De Domenico

MESSINA – Hamid Ennouaimi ha 58 anni e da 42 vive in Italia, a Messina, con varie finestre temporali passate anche in altre città. Hamid non ha le gambe, per vari problemi di salute e incidenti che lo hanno costretto sulla sedia a rotelle. Hamid, per sua fortuna, ha una grande forza, una caparbietà fuori dal comune, che gli permette di continuare a combattere, giorno dopo giorno, con avversità sempre più grandi. Tra queste c’è anche il luogo in cui vive, diventato una cella, una trappola, che ne aggrava lo stato di salute e non gli permette nemmeno di vedere la luce del sole.

La casa di Hamid tra muffa, umidità e spazi stretti

“Questa è la situazione drastica in cui io vivo da 3 anni”, esordisce Hamid aprendo le porte di casa sua. Dal portone all’ingresso è già un percorso a ostacoli: prima uno scalino abbastanza alto, poi un corridoio stretto in cui la carrozzina passa quasi per miracolo, e infine un ulteriore piccolo gradino d’accesso. Poi ciò che c’è dentro. Nonostante Hamid pulisca continuamente, assistito anche da due operatrici di Messina Social City, la muffa generata dall’umidità ha invaso l’intera struttura, che di fatto non è mai esposta al sole.

Hamid: “Sono un prigioniero”

“Sono un prigioniero, non posso né uscire né entrare – racconta Hamid -. Respiro muffa, la mia salute si sta degradando, respiro umidità. Il mio fisico, i miei polmoni, le mie gambe, tutto si sta degradando. Io ero uno sportivo, ora convivo con l’osteoporosi e non prendendo un po’ di sole può soltanto peggiorare. E non posso uscire da solo: ho provato, sono caduto e mi sono rotto le costole”. Hamid mostra il percorso che dovrebbe fare per uscire e rischia, più volte, di cadere. Ed è lo stesso, ad esempio, per fare la doccia, visto che il bagno è “normale” e Hamid deve quasi saltare su una sedia di plastica.

Hamid esce solo in poche occasioni: “Quando gli operatori di Messina Social City mi portano, ad esempio, dal medico. Una passeggiata? Impossibile. E mi sfogo sulle sigarette, non ho nient’altro. Posso leggere mezzo libro, guardo la tv, ma il tempo non passa mai. Ma la televisione fa rimbambire, quando sei buttato su quel letto solo davanti a uno schermo. Questi 3 anni sono stati la mia rovina fisica e psichica. Non ce la faccio più nemmeno a mangiare”. Hamid, infine, lancia un appello, chiede aiuto alle istituzioni e conclude: “Non prendetemi in giro, io sono in una stalla”.