Cronaca

“Terramala”, 7 arresti per il “colpo” al furgone portavalori di Melicuccà nel 2019 FOTO e VIDEO

REGGIO CALABRIA – Sette persone in cella: con l’operazione Terramala, gominata un’organizzazione criminale d’altissimo profilo.

A distanza di quasi 4 anni, assicurati alla Giustizia i sette presunti autori del clamoroso “colpo” a un furgone portavalori SicurTransport in territorio di Melicuccà, sulla strada per San Procopio, nella Piana di Gioia Tauro. Niente nomi, però, dei sette arrestati: inquirenti e investigatori annuiscono giusto sulla loro calabresità e sul fatto che, di sicuro, non sono novellini. Anzi: hanno un pedigree criminale molto significativo.

Gang specializzata in rapine a mano armata

Da sx: il comandante della Compagnia di Palmi,
maggiore Luca Ghiselli,
e il comandante del Gruppo di Gioia Tauro,
colonnello Gianluca Migliozzi

Gli arrestati risponderanno di reati in materia d’armi ed esplosivi, lesioni personali aggravate, danneggiamento, rapina, furto e ricettazione. Trovati armi, droga, veicoli rubati e persino i ‘pizzini’ in base ai quali la refurtiva sarebbe stata ripartita per 90mila euro a testa.

Come esposto in conferenza stampa al Comando provinciale dei Carabinieri dal procuratore capo di Palmi Emanuele Crescenti (messinese), il comandante provinciale dell’Arma colonnello Mauro Guerrini, il comandante del Gruppo Carabineri di Gioia Tauro colonnello Gianluca Migliozzi e il comandante della Compagnia di Palmi, maggiore Luca Ghiselli, a tradirli numerosi acquisti e, comunque, l’improvviso innalzamento ingiustificato del loro tenore di vita.

La gang era specializzata in rapine a mano armata.
Ma visti l’arsenale (inclusi kalashnikov, ampiamente usati per intimorire le guardie giurate) e le dimensioni del colpo (da 627mila euro, oltre a una pistola sottratta ai vigilantes), difficile che il “colpo” del marzo 2019 e quello dell’ottobre successivo a Rosalì siano stati messi a segno senza la “benedizione” delle ‘ndrine locali e senza ‘basisti’.

Crescenti: «Non sono malavitosi di primo pelo»

Il procuratore capo di Palmi Emanuele Crescenti

Per dirla col procuratore di Palmi, «non è escluso» , anche se – in questo momento almeno – di connection con le ‘ndrine e di “fronti interni” alla SicurTransport non ci sono prove.

Una cosa è certa: «Procurarsi un armamentario del genere non è cosa da poco, specie armi da guerra come i kalashnikov, con cui hanno sparato a profusione – osserva Crescenti – e a maggior ragione i proiettili. Non sono certo cose che trovi sul mercato illegale: le reperisci solo se hai le “entrature” giuste. Peraltro, devi anche sapere usare armi di questo tipo, cosa non banale… Ed è altrettanto sicuro che un gesto del genere, piazzando tronchi e auto a sbarrare la strada al furgone blindato, sparando per intimorire i vigilantes, accollandosi comunque il rischio di uccidere qualcuno, è un vero e proprio atto di guerra».