Authority, appelli a Crocetta per dire no all’accorpamento con Gioia Tauro. Anche stavolta in corner…

Crocetta ha festeggiato il suo compleanno, lo scorso 8 febbraio, in riva allo Stretto, annunciando fuoco e fiamme contro l’accorpamento dell’Autorità portuale di Messina con Gioia Tauro. Il governatore è intervenuto alla seduta consiliare aperta convocata appositamente per concordare le azioni da intraprendere per l’Authority (leggi qui). In corner, giacchè la frittata era stata fatta pochi giorni prima con il varo della riforma dei porti senza che nelle settimane precedenti si fosse sollevata una mosca per ribattere. In Aula presenti i deputati regionali Picciolo, Germanà, Laccoto e Panarello, assente la restante parte della deputazione regionale e i deputati nazionali. A sostenere Crocetta anche Accorinti che ha dichiarato che l’accorpamento con Gioia Tauro era solo il male minore. Il consiglio aveva nei giorni precedenti approvato un ordine del giorno di sostegno per portare avanti in ogni sede le ragioni di un’Autorità dello Stretto unica, soprattutto non sposata a Gioia Tauro. Il governatore quindi ha avuto il sì dell'Aula per la battaglia. Dopo la levata di scudi, peraltro tardiva, cadde però il silenzio sul problema.

Un mese e mezzo dopo, nuovamente in corner, si torna a parlare dell’accorpamento, perché la Conferenza Stato-Regioni, quella nella quale Crocetta si era impegnato a battere i pugni è stata rinviata a giovedì 31 marzo.

A risvegliare gli animi è stata Capitale Messina ricordando a tutti che appunto la Conferenza Stato-Regioni era stata rinviata, fatto questo passato inosservato fino a poche ore prima. Così, a 24 ore dalla riunione nella quale il governatore dovrebbe far valere le ragioni di una Regione a Statuto speciale che non è stata chiamata a partecipare alla seduta del Consiglio dei ministri nella quale si sono decise le nostre sorti, sono ricominciati gli appelli a Crocetta. Dall’8 febbraio a fine marzo la vicenda era stata evidentemente rimossa salvo poi riesplodere in tutta la sua urgenza poche ore prima della riunione romana.

A chiedere al governatore di far la voce grossa sono i consiglieri comunali del centro-destra (in teoria suoi oppositori alla Regione), mentre Capitale Messina lo ha già fatto e si registra anche la nota di L’Altra Messina. Probabilmente in giornata si registreranno gli altri appelli dei deputati del Pd e di centro-sinistra.

L’area di centro-destra, guidata dalla Forza Italia genovesiana in sintesi fa appello a Crocetta per fermare l’accorpamento con Gioia Tauro, tesi sostenuta anche dal gruppo Franza. I consiglieri ricordano al governatore l’ordine del giorno del 5 febbraio ma soprattutto le dichiarazioni rese da Crocetta l’8 febbraio in Aula: “Messina non può essere declassata, faremo valere le specificità di questa città”.

Già da tempo altre regioni, come la Campania e la Liguria hanno protestato per la riforma e ribadiranno le loro posizioni il 31 marzo. A questo punto alla Sicilia non resterebbe altro che levare gli scudi ufficialmente nella sede competente.

Anche L’Altra Messina paventa il pericolo che si cela dietro la riforma e quindi con l’accorpamento a Gioia Tauro: “rischiamo di perdere il sistema portuale, attualmente l'unico volano di rinascita del territorio in termini di lavoro e di economia. L'accorpamento condannerebbe Messina a ripianare con i suoi introiti di tasse portuali i debiti del porto calabrese incapace di produrre reddito e che per sopravvivere a ridotto a zero già le tasse di ancoraggio”.

Il fronte del no a Gioia Tauro chiede al Presidente della Regione Sicilia di far valere il suo ruolo, da Statuto speciale, che lo equipara in questi casi al Ministro (ma che finora non è mai stato fatto valere in nessuna occasione) ed in ogni caso di opporsi nella sede della Conferenza Stato Regioni al matrimonio.

La palla passa quindi solo ed esclusivamente al governatore, unico titolato, in quella sede, a battere i pugni sul tavolo.

Lo farà? Le sorti di Crocetta sono da tempo indissolubilmente nelle mani di Renzi che detiene sia i cordoni della borsa (compresi i 500 milioni di euro destinati a far quadrare l’asfittico bilancio della Regione varato un mese fa) sia la tempistica della durata del mandato. Se il governatore è ancora a Palermo è perché Renzi ha deciso che deve restare. Sarà il Presidente del Consiglio a dettare i tempi e i modi, mentre nel Pd e nel centro-sinistra è iniziata la corsa alla successione. Sarà pronto quindi il governatore a battersi fino alla fine per scongiurare l’accorpamento di Messina con Gioia Tauro? Sono queste le variabili da non dare per scontate in vista della riunione di domani a Roma. Un appuntamento al quale ancora una volta ci siamo fatti trovare impreparati, in corner.

Rosaria Brancato