Cultura

Berlingeri tra il visibile e l’invisibile: «Il mio soggetto è il colore»

REGGIO CALABRIA – Nel corso della conferenza stampa che ha preceduto il vero e proprio vernissage della sua personale a Palazzo Crupi, Cesare Berlingeri ha chiosato così le sue sensazioni: «Sono diciamo non emozionato, perché ormai sono avanti in età e di situazioni simili ne ho già vissute parecchie, ma molto colpito da questa mostra allestita qui a Reggio Calabria».

Specificamente rispetto al tema dell’esposizione a cura di Domenico Piraina, Tra il visibile e l’invisibile – opere 1967/2022,  «già San Paolo, nella Seconda Lettera ai Corinzi diceva: “Il visibile è di un momento, l’invisibile è eterno”: non a caso, Dio è invisibile… – osserva Berlingeri –. E poi, già Paul Gauguin disse: “Ho chiuso gli occhi per vedere”, e Giacomo Leopardi disse d’aver visto l’infinito perché c’era una siepe…  Solo non guardando ciò che si ha davanti si ha l’Infinito. I miei quadri non sono pittura astratta, come qualcuno a colpo d’occhio potrebbe ritenere; e non sono neppure pittura figurativa, nel senso classico. Attiene, invece, a tutto questo mondo della nostra verità che è la materia. Io non voglio rappresentare un ritratto, una figura: io voglio rappresentare un colore, perché per me, come per Giorgio Morandi, è il soggetto. Non la bottiglia, ma il colore».

Un’interpretazione autentica, quella dello stesso performer, che non può non colpire. «Quando penso a una mia composizione, penso a Ludwig van Beethoven, che intitolò una sua composizione Allegro andante: ecco, i miei quadri possono essere “allegro andante”. Dipingere in modo figurativo un paesaggio – attacca Cesare Berlingeri – è quasi banale: non fa né un favore all’umanità, né al paesaggio… Ma il paesaggio deve darmi qualcosa d’interiore. Un grande psicanalista americano, James Hillman, diceva che la verità è della forma interiore, non esteriore: per cui noi dobbiamo veramente essere “interiori” per essere umani».

Allo stesso modo, a Tempostretto l’artista fa presente: «Tutti noi siamo materia… Che l’Amministrazione abbia voluto il mio ritorno a Reggio a 18 anni dalla grande mostra al Castello aragonese mi onora profondamente.

Ho lavorato tanto nel resto della Calabria, con mostre a San Giovanni e al Marca di Catanzaro e un rapporto intenso con Cosenza, anche come scenografo teatrale al Rendano e al Morelli, ho opere esposte in tutto il mondo, da Miami ad Anversa fino a Pechino: ma il ritorno qui è tornare a casa mia».

E rispetto all’esposizione a Palazzo Crupi, evidenzia Berlingeri: «Questa è una mostra “storica”, abbraccia mie opere dal ’67 a oggi… Certo non ho voluto sposare un criterio cronologico, ma ho preferito spaziare nei meandri del mio lavoro di mezzo secolo, puntando sulle opere che possono avere un loro significato. E ho riservato un’ultima sala al Mediterraneo, chiamandola appunto Notturno mediterraneo: lì ci sono tutti i blu, con le stelle, senza stelle…, sono immagini di sogno, immagini oniriche e il volume di un’onda che si contorce e gira… La Fondazione? L’ha fortemente voluta la mia famiglia: c’è già un “archivio Berlingeri” guidato da mia figlia Cristina, come lo sarà la Fondazione. Ci saranno mostre, si terranno degli incontri… da queste parti non ci sono  Fondazioni incentrate sul lavoro di un artista: confido che questa sarà una ricchezza per un piccolo paese come Cittanova».