Le storie

Caro voli, Melissa racconta 9 anni di rientri a casa: “Da Roma in giù è un disastro”

A pochi giorni dal Natale, tante ragazze e tanti ragazzi, giovani (e meno giovani) messinesi, stanno tornando in riva allo Stretto per passare le festività in città. Un esodo che si ripropone ogni estate e in prossimità della fine dell’anno, ma che diventa sempre più complicato a causa di una continuità territoriale inesistente e prezzi sempre più alti. Una testimonianza perfetta per capire quanto grave sia diventata la situazione, con il caro voli e i costi alti nei trasporti che ormai colpiscono ripetutamente tutto il Sud Italia e le isole da anni, è quella di Melissa. La giovane vive a Torino e ormai da 9 anni convive con aerei e treni, con tutti i disagi che comportano viaggi costosissimi o dalla durata infinita.

La storia di Melissa parte nel 2013

“La mia esperienza inizia nel 2013, quando mi sono trasferita a Torino – racconta Melissa -. I primi due anni le condizioni erano ancora accettabili, perché viaggiavo con Meridiana che all’epoca aveva delle tariffe agevolate per la Sicilia, dunque fino al 2015 riuscivo a scendere 3 volte l’anno pagando un massimo di 180 euro A/R”.

Ma presto le cose sono cambiate: “Subito dopo il 2015, invece, i costi hanno iniziato a lievitare esponenzialmente. I prezzi di sola andata si aggiravano intorno a 180 euro e sfortunatamente quando sei giovane, precario e in stage non ti puoi permettere di sapere con largo anticipo quando il tuo datore di lavoro ti concederà di tornare a casa per le ferie. Quindi in sostanza non è realmente possibile prenotare con largo anticipo come i più suggeriscono di fare”.

Melissa: “Non si torna solo per le vacanze”

Melissa prosegue nel suo racconto, spiegando che non sempre si torna in vacanza e l’amarezza di non poter rientrare a casa in poco tempo e senza svenarsi: “A causa dei prezzi esorbitanti è capitato pure che non riuscissi a partecipare al funerale di mia nonna, a cui ero molto legata. Perché non si vola solo per le vacanze e divertirsi, ma si torna a casa anche perché succedono cose brutte”.

Il viaggio con animali: “Un disagio ancora più grande”

A questo si aggiunge il viaggiare con un animale: “Dal 2015 inoltre viaggio con un gatto. Questa, pur essendo stata una mia scelta, ha causato ulteriori disagi in quanto solo poche compagnie aeree consentono il trasporto degli animali in numero limitato per ogni volo, massimo 3 in cabina. Le compagnie che servivano da Torino erano: Blueair (che è fallita e tra parentesi mi devono ancora restituire 200 euro ma non c’è modo di contattarli), Volotea (di cui hanno tolto la tratta Torino-Catania) e ITA Airways, che però fa scalo a Roma. Le tariffe per il trasporto animali con Blueair erano di 23,50 euro nel 2015 fino ad arrivare ad 80 euro a tratta per tenere un animale sotto un sedile. Con ITA ad agosto il prezzo era di 50 a tratta, ma comunque caro considerando come vengono trasportati e il passeggero che paga questa cifra ingiustificata non ha neanche diritto alla priorità per saltare le code”.

L’estate, il Natale e la differenza tra voli e treni

“I periodi più critici – prosegue – sono ovviamente Natale e l’estate, ma l’estate a mio parere è sempre molto molto più cara. Sono arrivata a pagare 430 euro per tornare a casa. Questo comporta un enorme disagio e non ha alcun senso visto che con la stessa cifra oggi si può arrivare anche in America. Un volo nazionale di soli 1.400 km in low cost non può e non deve arrivare a queste cifre”. E poi Melissa ha deciso di non prendere più l’aereo: “Quest’anno per la prima volta ho rinunciato all’idea di prendere l’aereo, pentendomene. A inizio novembre il prezzo dei voli ITA Airways era di 170 euro, solo andata, senza bagaglio a mano, senza il costo del trasporto del gatto, dunque ho deciso di provare a viaggiare con il Frecciarossa diretto Torino – Villa San Giovanni. Il prezzo di un biglietto in business era di 120 euro, senza aggiunte per trasportare valigie o animali. Sul sito di Trenitalia il tempo di percorrenza previsto era di 10 ore e 35 minuti. In realtà ci sono volute quasi 13 ore, perché da Salerno in giù l’alta velocità va a farsi benedire. Abbiamo viaggiato a 30 km orari, per poi arrivare a Villa San Giovanni e scoprire che la prossima nave sarebbe arrivata un’ora dopo”.

Da Villa San Giovanni a Messina

Sulla continuità territoriale Melissa insiste: “Una volta giunto l’aliscafo, nessuno e dico nessuno del personale si è preoccupato di aiutare le persone a salire. Il giorno in cui sono arrivata il mare era agitato perché c’erano stati dei temporali violenti. Durante questo pietoso imbarco, ben due persone sono cadute per terra. Grazie al cielo non erano presenti disabili con difficoltà motorie perché, davvero, è stato difficile per me che sono una donna di trent’anni: non oso immaginare per una persona con problemi fisici. Gli aliscafi sono vecchi, fatiscenti, non hanno spazio per posare le valigie, quindi in una situazione di emergenza non so veramente come si potrebbe far evacuare agevolmente con tutti i bagagli tra le file dei sedili. E inoltre sono presenti solo scale molto ripide e passerelle scivolose”.

Melissa: “Non ci sono alternative reali agli aerei”

Melissa spiega il motivo della sua scelta: “Pensavo che prendere il treno ad alta velocità potesse darmi una valida alternativa all’aereo, nonostante 120 euro di sola andata non siano uno scherzo, ma dopo questa esperienza non penso di aver più intenzione di viaggiare a queste condizioni. Quindi non esistono reali alternative al viaggio in aereo o comunque ogni modalità ha costi alti ed enormi disagi. Credo che dovrebbe essere garantita la continuità territoriale in Sicilia come in Sardegna e non solo per i residenti, ma anche per chi ci è nato. Non possiamo tenerci la residenza a 1.400 km o più solo perché altrimenti non sapremmo come tornare. E comunque mantenere la residenza in Sicilia causerebbe altre problematiche, a partire dal medico di famiglia e a concludere con i periodi in cui si deve andare a votare”.

“Non possiamo essere tagliati fuori”

“Noi lavoratori, studenti, persone che sono state obbligate ad andare via per avere un futuro, non possiamo essere tagliati totalmente fuori – prosegue la messinese -, non possiamo continuare a ‘pagare’ perché lo stato non ci ha mai dato niente. È ingiusto dover scappare e rischiare di non poter tornare mai. Io sono fortunata perché ho un lavoro che mi permette di pagarmi i biglietti, anche se pagare 400 euro in una volta pesa non poco, però ci sono tantissime persone che non hanno le stesse possibilità. Io ho delle amiche che non passano il Natale in famiglia da almeno 3 anni e degli amici i cui genitori fanno l’impossibile per mandare loro un po’ di soldi e farli tornare”.

Melissa: “Da Roma in giù è un disastro”

Melissa conclude con un appello che ricalca quanto pensato da tanti, sia fuori Messina sia in riva allo Stretto e in tutto il sud Italia: “Non è giusto che nel 2022 al nord ci siano treni veloci, aerei e quant’altro, che in 3 ore arrivi da Torino a Venezia o addirittura a Parigi e poi da Roma in giù… il disastro. Non dovrebbero esserci regioni di serie A e serie D, perché non ci meritiamo neanche la B. Mi fa rabbia pensare che i politici ancora litighino per il Ponte sullo Stretto quando nei dintorni dello Stretto non ci sono neanche binari o autostrade funzionanti”.