Cronaca

Caso Siracusa, a Messina la condanna per Bigotti

E’ arrivata a cinque giorni esatti dalle richieste dell’Accusa la sentenza sul caso Siracusa, che vede alla sbarra i professionisti coinvolti nel “Sistema” degli avvocati Pietro Amara e Giuseppe Calafiore, accusati di aver corrotto giudici e altri soggetti per favorire i propri clienti.

Oggi pomeriggio il Tribunale di Messina ha condannato a 7 anni e mezzo il top manager piemontese Ezio Bigotti, 6 anni e nove mesi a Vincenzo Ripoli, 6 anni a Francesco Perricone, 2 anni per Mauro Calafiore, tutti commercialisti, infine 4 anni a Cesare Pisello. Il verdetto rispecchia in gran parte le pene sollecitate dall’Accusa qualche giorno fa.

I giudici della I sezione Penale (presidente Silipigni) hanno anche interdetto in perpetuo il top manager piemontese Bigotti, Ripoli e Perricone, mentre Pisello “se l’è cavata” con l’interdizione per 5 anni. Pena sospesa per Calafiore.

Il Tribunale ha poi dichiarato false le perizie che gli altri professionisti coinvolti, periti della Procura di Siracusa, hanno redatto nel corso dell’inchiesta Eni.

Impegnati nelle difese gli avvocati Nino Cacia Carmelo Peluso,Nino Favazzo, Antonello Scordo e Cesare Placanica.

Al centro del processo c’è una tangente che sarebbe stata pagata al giudice Longo, attraverso i legali aretusani, per ottenere l’archiviazione dell’inchiesta sul colosso dell’energia. Tangente, secondo la Guardia di Finanza, contabilizzata in parte in una parcella legale e venuta fuori attraverso le conversazioni telefoniche degli avvocati.

Eni ha sempre smentito categoricamente l’ipotesi di tangenti pagate dal gruppo, e lo fa anche in questo caso, alla pubblicazione della sentenza, con una nota ufficiale dell’Ufficio Stampa Eni.