Masterplan,il treno per lo sviluppo. Limosani: “Servono progetti condivisi e visione strategica”

Si può chiamare Masterplan, o in modo meno esterofilo Piano per il sud, e rappresenta per la Città Metropolitana di Messina (con i suoi 108 comuni) l’ultima opportunità per non diventare un deserto. “Il Masterplan- si legge nel testo del governo- non è un esercizio accademico ma un processo vivo di elaborazione condivisa con istituzioni, forze economiche e sociali, ricercatori, cittadini”. Finora invece in riva allo Stretto abbiamo guardato al Masterplan più come un album di figurine nel quale inserire anche quella di Messina che nella sua reale portata in termini di opportunità di sviluppo. Quando si è scoperto che Messina era stata esclusa dalle Città Metropolitane (leggi qui) inserite nel Piano per il sud è stata una gara per attribuire ad altri la colpa ma quando, 48 ore dopo, il nome è apparso nell’elenco, è scoppiata una gara per attribuirsi il merito. Più che a pensare di chi sono le colpe o i meriti sarebbe meglio concentrarci per evitare che sia, appunto, un esercizio accademico.

Per capire quali prospettive si presentano abbiamo chiesto lumi al pro Rettore, Michele Limosani, che oltre ad aver lanciato l’allarme per l’esclusione dalla lista è anche quel professore che, insieme al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha operato affinchè Messina rientrasse tra le Città Metropolitane dell’isola e poi, mentre in Assemblea la riforma si trascinava in chiacchiere, ha girato in lungo e in largo la provincia per “creare”le fondamenta di un’unione reale tra sindaci e comuni.

In gioco ci sono 95 miliardi di euro dal 2016 al 2023 dei quali 7 miliardi utilizzabili nel 2016 nel Mezzogiorno. I patti per il sud sono 16 suddivisi tra le 8 regioni e le 8 città metropolitane. Solo chi ha compreso lo spirito e le modalità del Masterplan porta a casa i risultati.

“Questo riconoscimento, l’essere nel Piano per il sud lo abbiamo solo perché siamo Città Metropolitana- spiega Limosani- C’è stato chi negli anni scorsi non aveva capito l’importanza di questo traguardo, adesso il Masterplan è il primo banco di prova. Purtroppo abbiamo un problema:materialmente, a causa di una riforma voluta da Crocetta ma non ancora compiuta, non c’è la Città Metropolitana nel senso pieno, e quindi siamo costretti ad affidarci alla buona volontà e ad operare da zero. In più, a differenza delle Città Metropolitane di Catania e di Palermo che hanno visto i sindaci Bianco e Orlando già da mesi muoversi in termini di progettualità con i comuni delle rispettive province e con il governo, a Messina ancora non si son registrati passi avanti in questa direzione”.

Nei giorni scorsi era stato il presidente di Confindustria Messina Alfredo Schipani a rilevare come Bianco ed Orlando si siano già incontrati con il sottosegretario De Vicenti per discutere dei rispettivi Patti da firmare entro dicembre, mentre Messina è rimasta a casa. Sul piano della leadership Bianco e Orlando non hanno esitato a porsi alla guida dei territori compresi nelle Città Metropolitane, in attesa che la riforma diventi realtà, mentre Accorinti sin dai primi mesi ha dichiarato che probabilmente essere sindaco di Messina e sindaco Metropolitano avrebbe comportato un impegno non sempre sostenibile.

Ma andiamo alle linee del Masterplan. “Il governo nazionale ha stabilito questo straordinario strumento per investire e intervenire nel Mezzogiorno- spiega Limosani- E lo ha fatto individuando le risorse, gli assi tematici, le misure da portare avanti in modo sistemico, attraverso la condivisione, grazie ad una cabina di regia. Iniziamo dalle risorse, che sono sia provenienti dalla Comunità Europea che dallo Stato e dalle Regioni. Non solo Pon e Por, ma anche di somme derivanti dalla clausola di flessibilità, da ulteriori risorse nazionali, dal Fondo di sviluppo e coesione ma anche dalla possibilità di sinergie con le grandi partecipate, con Eni, Rfi, Anas”.

Tra Fondi strutturali 2014-20 pari a 56,2 miliardi di euro(dei quali 32,2 miliardi di euro europei e 24 miliardi nazionali) cui si aggiungono fondi di cofinanziamento regionale per 4,3 miliardi di euro, e Fondo Sviluppo e Coesione, per il quale sono disponibili 39 miliardi di euro sulla programmazione 2014-20, stiamo parlando di circa 95 miliardi di euro a disposizione da qui al 2023.

“Individuate le risorse-prosegue Limosani- è sempre il governo ad indicare gli assi tematici, che possono essere trasporti, infrastrutture, agro-alimentare, ambiente, imprese. I Patti che ogni singola Città Metropolitana dovrà firmare riguardano quindi assi che devono essere condivisi attraverso progetti in sinergia con la Regione e con il Governo. E qui siamo al passaggio fondamentale che è quello della partecipazione. Non è pensabile che un Comune capoluogo presenti un progetto singolo, escludendo qualsiasi forma di condivisione non solo con gli altri 108 Comuni della Città Metropolitana ma anche con gli altri portatori d’interesse, come Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confartigianato, Parchi, imprese. E io aggiungerei non solo i portatori d’interesse, ma anche i portatori di idee, come la stessa Università, che è pronta a mettere a disposizione quanto possa servire per costruire visioni strategiche di ampio respiro. Nel Masterplan si lavora all’interno degli assi indicati dal Governo ma con una logica di sistema. Il dissesto idrogeologico, per fare un esempio, riguarda tutta la provincia. Se vuoi presentare un progetto per la portualità piuttosto che per le imprese non puoi escludere Milazzo piuttosto che Taormina. La logica è quella del sistema”.

Una logica ristretta al solo capoluogo vedrebbe ribellarsi sindaci come Merlino, Bartolotta, Materia, per indicarne solo alcuni. L’amministrazione Accorinti ha presentato progetti relativi al Pon Metro, ma come chiarisce il pro Rettore “si tratta solo di uno tra i 20 Pon nazionali e non c’entra con il Piano per il sud. Quello riguarda solo Messina ed è comunque antecedente. Adesso il governo chiede qualcosa di ben diverso e di più importante ed ampio. La partecipazione è l’unica cosa importante, altrimenti cosa porti al tavolo del Governo quando dovrai firmare il Patto per Messina se non hai fatto alcuna concertazione con nessuno dei portatori d’interesse, con i 108 comuni, con i portatori d’idee? Catania e Palermo hanno già fatto il loro percorso, noi siamo ancora fermi. Non basta essere nell’elenco. Quali visioni strategiche che riguardano la Città Metropolitana nella sua interezza porteremo all’attenzione del Governo?”

Sempre Schipani nella lettera aperta e sempre a proposito del Masterplan ha rilevato come alle richieste di Confindustria per la condivisione dei progetti finora non siano arrivate risposte. Ma come sottolinea Limosani i progetti da portare al tavolo romano non possono essere quelli del Pon Metro, per almeno 2 motivi: sono ristretti al solo capoluogo e non sono condivise con tutti quei soggetti (compresi ad esempio Rfi o Anas) indicati nel Masterplan.

Entro dicembre dovremo firmare il Patto per la Città Metropolitana di Messina in modo da poter avviare la fase progettuale nel 2016. Catania e Palermo sono in fase avanzata, mentre noi siamo Città Metropolitana ma continuiamo a pensare come un Comune.

Il rischio è che alla fine per noi il Masterplan resterà solo “un esercizio accademico”.

Di seguito il link:

http://www.governo.it/Notizie/Palazzo%20Chigi/testo_int.asp?d=79565

Rosaria Brancato