Attualità

Coronavirus, la Stazione Centrale di Messina deserta. In Sicilia taglio del 60% dei treni

La Stazione Centrale di Messina. La stazione della città che è porta della Sicilia. Oggi totalmente deserta. L’emergenza Coronavirus non ha svuotato solo strade e fatto abbassare le saracinesche dei negozi. Il Covid 19 svuota le stazioni ferroviarie. Non ci può muovere, non ci si deve muovere. Bisogna restare a casa per sconfiggere questo virus, per difenderci da questo mostro invisibile. E dopo le immagini di stazioni prese d’assalto nei giorni scorsi per la grande fuga verso il sud, ecco come oggi appare la stazione centrale di Messina. La stretta arrivata anche sui trasporti è chiara e inequivocabile.

Tagli ai treni

Pian piano il trasporto ferroviario nazionale sta riducendo l’offerta. Prima è toccato all’Alta Velocità del centro nord. Poi ai treni notte a lunga percorrenza, oggi in pratica tutti sospesi. Da ieri tra le sponde dello Stretto traghetta un solo treno diretto a Roma e il virus rischia di fermare la continuità territoriale. Anche il trasporto regionale siciliano, dopo una prima riduzione del 15%, si appresta con ogni probabilità a finire in queste ore al centro di scelte ancora più drastiche.

Dopo la fuga dal nord Italia

In prima linea però restano i lavoratori front line da tutelare e una azienda che sta affrontando un’emergenza senza precedenti. A dirlo è la Uiltrasporti di Messina. Garantire il diritto alla mobilità e il rispetto delle misure di prevenzione del contagio imposte dal Governo. Sono in questo momento due facce della stessa medaglia. Le scene di psicosi di massa viste in questi giorni, con gli assalti ai convogli ferroviari che pare abbiano portato in pochi giorni dal Nord Italia oltre trentamila cittadini in Sicilia, ponendo rischi potenziali di ulteriore contagio, sono la fotografia dell’estrema difficoltà con cui poter gestire un servizio pubblico che può essere ridotto ma non fermato del tutto.

Pendolari siciliani

Il sindacato ricorda che poi ci sono i pendolari siciliani. Quelli che pur in tempi di decreti e limitazioni imposte dal Governo devono continuare a lavorare e devono poterlo fare servendosi del servizio pubblico. Non tutti possono restare a casa e se bus e treni devono continuare a circolare in nome di un servizio che non può bloccarsi, allora specialmente lì servono regole ancora più stringenti a tutela della sicurezza di chi lavora .

“In questa direzione si è stipulato lo scorso 14 marzo il protocollo tra Governo e Cgil, Cisl e Uil con le parti datoriali, ribadendo il concetto fondamentale che la sicurezza dei lavoratori viene prima del profitto d’impresa. Più complesso diventa applicarlo dove il profitto di impresa è in realtà soprattutto servizio pubblico di bene comune come il trasporto o i servizi di raccolta dei rifiuti. In questi casi il ruolo determinante è in parte del sindacato, che deve pretendere che i lavoratori operino solo laddove vi sia garantita la massima sicurezza , ma anche delle Istituzioni che hanno l’obbligo di vigilare e favorire tutte quelle aziende che con estrema difficoltà hanno interesse a rispettare i vincoli imposti e sanzionare fino a fermare le imprese inadempienti.

Gli interventi del Governo hanno svuotato treni e stazioni ferroviarie e quindi le riduzioni del numero dei treni sono legate anche alla poca richiesta, oltre che per agevolare le restrizioni sul rischio contagio. Alcuni servizi dovranno continuare ed è lì che i lavoratori dei trasporti dovranno essere tutelati con ogni mezzo, nell’interesse stesso di chi suo malgrado dovrà continuare ad utilizzare il mezzo pubblico ringraziando tutti quegli operatori che a rischio della propria persona continuano a far muovere il Paese”.