Politica

De Simone: “Messina in primo piano nel port community sistem”

MESSINA – Una collaborazione nata già diversi anni fa con un protocollo d’intesa per consentire l’analisi, la progettazione e la realizzazione dei sistemi e delle infrastrutture per la gestione dei flussi sullo Stretto. Nel 2015 è stata realizzata la sala controllo merci pericolose, che raccoglie e gestisce i controlli mediante la rappresentazione geospaziale degli elementi di rischio.

Oggi Uirnet, soggetto attuatore unico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha scelto la sede dell’Autorità Portuale di Messina per l’avvio del piano “Port community system”.

“Ringrazio il presidente di Uirnet, Rodolfo De Dominicis, per averci per la presentazione di questo importante progetto per la portualità del sud Italia – dice il commissario Antonino De Simone -. Tra le finalità vi è quella di fornire un modello di pcs uniforme, in grado di superare gli eventuali limiti degli attuali sistemi, garantendo così livelli di servizio organici nel sud Italia ed abilitando servizi e funzionalità che risultano analoghi nei differenti porti delle Regioni meno sviluppate. Occorre creare un’offerta portuale omogenea appetibile a livello del mercato dei traffici per quanto di competenza delle Autorità portuali”.

Il ruolo di Messina non è solo quello di sede di presentazione. “A differenza di altri porti – prosegue De Simone -, non avevamo un sistema nostro ed anche per questo ci candidiamo ad essere palestra di sperimentazione per tutte le iniziative legate all’implementazione del modello di pcs, istituzionale o operativo. Il nostro coinvolgimento è pertanto ai massimi livelli, col nostro segretario generale, Ettore Gentile, seduto al tavolo tecnico. Oggi i porti ed i servizi portuali procedono spediti verso una digitalizzazione sempre maggiore e non è più possibile ragionare ed operare secondo vecchie categorie, dividendo il mondo in analogico e digitale. Lo sviluppo delle tecnologie di informazione e comunicazione è una necessità e un obbligo se non vogliamo essere tagliati fuori dai nuovi processi economici”.