Politica

Guerra in Confcommercio Messina, maggioranza chiede le dimissioni a Picciotto

Dopo gli affondi dei mesi scorsi, gli 8 consiglieri “dissidenti” sono pronti alla sfiducia formale a Carmelo Picciotto. La richiesta, firmata dai consiglieri Corrado Andrè Giuseppe Barbera Campagna, Francesco Crescenti, Pasquale Currò, Salvatore Sciliberto, Paolo Tomasello, Domenico Venuto e Luigi Vezzosi, è chiara: il presidente rimetta il mandato, oppure il prossimo passo sarà la richiesta di revoca giudiziale.

L’ultimo atto arriva dopo un’estate “calda”, con i consiglieri che hanno accusato il presidente di “svendere” Confcommercio Messina, nelle trattative per gli accorpamenti previsti a livello regionale, per salvare la propria poltrona. Ma la sfiducia parte da lontano, ricordano gli 8 dissidenti, che hanno depositato la richiesta di decadenza lo scorso 7 gennaio.

“Per mesi non abbiamo ricevuto risposte su temi importanti come la mancanza da tre anni dei bilanci preventivi e consuntivi o l’insediamento a Messina del direttore di Confcommercio Enna o le convulse nomine sine causa e sine legalitate di commissari e presidenti, di cui veniamo a conoscenza solo tramite la stampa. Stiamo assistendo, in buona sostanza,  alla “svendita” di Confcommercio Messina da parte di Carmelo Picciotto, nel deprecabile tentativo di salvare la poltrona”, scrivono i consiglieri di maggioranza.

“Ci troviamo costretti a ricordare al Presidente Picciotto che dal 7 gennaio 2021 pende  nei suoi confronti  una  richiesta di decadenza dalla carica per le gravi violazioni di statuto e del codice etico nazionale compiute, la cui discussione è bloccata  a causa del suo arbitrario e perdurante rifiuto di darvi seguito.  Pertanto, con lo stesso senso di responsabilità, lealtà e schiettezza che fino ad oggi hanno accompagnato e contraddistinto ogni nostra azione reiteriamo l’invito al  Presidente Picciotto, che a suo tempo, con cieca fiducia,  avevamo scelto per la guida di Confcommercio Messina, a rimettere il mandato nelle mani del Consiglio o saremo costretti, unitamente a numerosi soci,  a richiedere  la revoca giudiziale del suo mandato”, concludono.