cronaca

I ponti dell’A20 crollano, ma per l’Anas è tutto ok

Il degrado dei cavalcavia dell’autostrada A20 A20 era talmente evidente ad occhio nudo – i calcinacci crollavano ” a pioggia”, che non sarebbe stata necessaria neppure una perizia tecnica accurata per certificarlo. Ma, ad un anno dal sequestro dei primi 2 cavalcavia e a sei mesi dalla prima relazione dei consulenti della Procura, la situazione era persino peggiorata. Eppure dopo l’ultima verifica gli ispettori avevano scritto che non era necessario alcun intervento, se non per quattro strutture.

Emanuele Crescenti, procuratore capo di Barcellona Pozzo di Gotto

E’ per questo che ieri la Procura di Barcellona ha messo i sigilli a 22 cavalcavia sulla A20, praticamente tutti quelli rientranti nella “giurisdizione” della magistratura del Longano, dal numero 5 al numero 26. E’ quanto emerge dal decreto di sequestro siglato dal Giudice per le indagini preliminari Salvatore Pugliese su richiesta della Procura guidata da Emanuele Crescenti.

I ferri a vista, le selle Gerber ammalorate, i calcinacci che cadono mettendo a rischio gli automobilisti in transito sulle corsie autostradali. Una situazione di pericolo “fotografata” tra il 2018 e il 2019 su tutta la A20 dalla Polizia Stradale, che ha inviato alle tre Procure – Messina, Barcellona e Patti – gli atti relativi alle strutture di rispettiva competenza.

E’ così che ad aprile scorso la Procura di Messina ha sequestrato due cavalcavia tra Rometta e Milazzo. Come ieri, anche allora il Consorzio autostrade assicurò che si trattava di strutture sulle quali gli interventi erano già stati avviati e che tutti i cavalcavia dell’autostrada erano oggetto di monitoraggio.

Eppure nel giugno 2020 la Procura di Barcellona avanza la propria richiesta di sequestro su tutti i cavalcavia di competenza perché, secondo i consulenti, erano in “…situazioni critiche talmente evidenti” da evidenziare “il pericolo urgente per il crollo e la rovina in termini di alta probabilità, e tanto sulla base dei soli rilievi visivi..”.

Tra urgenze dettate dall’emergenza e primi interventi “promessi” – e probabilmente la “speranza” che al Cas abbiano “capito l’antifona” e velocizzato gli interventi, la richiesta di sequestro si concretizza solo all’inizio di quest’anno, quando è lo stesso Gip a chiedere ai consulenti un secondo esame. Quel che viene fuori a sei mesi di istanza è sconcertante: nei sei mesi passati non soltanto non è stato effettuato alcun intervento di messa in sicurezza, scrive il GIP, ma la situazione è anche peggiorata notevolmente, aggravando il pericolo per gli automobilisti.

Ancor più sconcertante è, scrive il GIP, che la situazione di pericolo era già stata segnalata da tempo: il primo allarme sui cavalcavia dell’A20 risale infatti al 2010. Da allora, soltanto su 3 cavalcavia erano stati effettuati interventi, sugli altri 16 neppure programmati. Eppure alcune verifiche risultano agli atti, documenta la Procura di Barcellona. Tanto che il Giudice per le indagini preliminari adombra dubbi sulle stesse verifiche.

“…A fronte di una consulenza del tenore di quello formata dalla Procura, secondo le verifiche dell’Anas nessun intervento strutturale sarebbe stato ritenuto necessario su tutti i cavalcavia oggetto della richiesta, salvo i numeri 6,9 e 10″, scrive il GIP Pogliese.