L’Espresso: lo strano caso dell’eredità del medico messinese all’ex arcivescovo La Piana

Nella Messina sonnecchiosa il capitolo delle dimissioni dell’allora arcivescovo monsignor Calogero La Piana tennero banco per alcune settimane, tra voci di “buchi milionari in Curia”, misteriosi dossier ed un’eredità legata ad un doppio testamento. Poi venne nominato l’amministratore della Curia monsignor Raspanti e ritornò il silenzio. La Piana aveva presentato lettera di dimissioni a Papa Francesco nell’aprile 2015 ma solo a settembre furono accettate e dopo una conferenza stampa dai toni accesi, durante la quale l’ex arcivescovo parlò di macchina del fango, l’addio ai fedeli che lo avevano seguito per 9 anni, si celebrò l’1 ottobre al Duomo.

Adesso il nome di La Piana finisce nelle pagine de L’Espresso attualmente in edicola e che riporta stralci del nuovo libro di Emiliano Fittipaldi sugli scandali e sugli insabbiamenti del Vaticano in merito ad alcune inchieste.

A finire sulle pagine de L’Espresso è il retroscena di quanto in parte emerso durante i giorni delle dimissioni e per lo più “sussurrato” : ovvero una vicenda legata ad un’eredità.

In quei giorni concitati e di indiscrezioni fu la giornalista Adele Fortino nel suo blog a raccontare in modo chiaro la questione dell’eredità adesso finita sulle pagine del noto settimanale.

Uno stimatissimo medico messinese, il “dottor B”, appassionato di arte e cultura, uomo di grande religiosità e noto benefattore, morì nell’aprile del 2013.

Non aveva figli e non si era mai sposato. In un primo testamento olografo, risalente al marzo 2012, il medico, che aveva in cura numerosi prelati e gran parte dell’alta borghesia, aveva nominato erede universale di un ricco patrimonio un chirurgo di chiara fama ed esecutore testamentario il padre di quest’ultimo. Nel frattempo il dottor B conosce e frequenta con maggiore assiduità l'alto prelato. Un cancro però costrinse il medico ad una serie di lunghi ricoveri durante i quali l’arcivescovo gli fu accanto senza fargli mai mancare solidarietà e attenzione spirituale. Un mese dopo la morte, spuntò però un secondo testamento nel quale il medico nominava erede universale e suo esecutore testamentario, proprio il vescovo La Piana. Il lascito tra l’altro non venne devoluto alla Curia ma nella persona di monsignor La Piana. Già in quei giorni si parlò anche di una lettera, lasciata dal medico prima di morire, ma nessun particolare emerse.

Negli anni successivi, 2014 e 2015 non mancarono missive anonime e polemiche in merito alla gestione della Curia da parte di monsignor La Piana, ma il giallo dell’eredità scoppiò solo a fine 2015, dopo la lettera di dimissioni ed una conferenza stampa piuttosto burrascosa. La Piana ai giornalisti ribadì che le sue condizioni di salute non gli consentivano di proseguire oltre e aggiunse: “Mi rivolgo ai giornalisti,che da cercatori e servitori di verità siete diventati spargitori di fango,perché conta solo lo scoop. Scrivete che ci sono 8 milioni di buco in Curia,basta poi aggiungere “da verificare”, ma intanto avete distrutto una persona, la sua famiglia. Non si uccidono le persone per avere un piccolo spazio pubblicitario. Il rischio che correte è leggere le cose con la logica della menzogna. Certa stampa prende lucciole per lanterne,si giudicano le persone perché non si conoscono. Ci sono state false costruzioni ed illazioni. Non c’è nessun legame tra le inchieste che hanno riguardato Tirrenoambiente o le donazioni fatte ad alcune parrocchie da Bucalo,che era da ragazzo un seminarista. Non ci sono buchi,sono ricostruzioni false. La Curia ha attraversato come tutte le famiglie disagi economici dovuti alla crisi. Non è venuto un visitatore ad accertare i conti, perché in quei casi c’è la rimozione. Le lettere anonime ci sono sempre state, ma adesso è cambiato lo stile, se non c’è un confronto si utilizzano le lettere e si mandano alla stampa,ai sacerdoti, in modo vigliacco.” (leggi qui l'articolo)

Nell’eredità il dottor B. aveva lasciato il suo patrimonio (un grande appartamento e quel che c’era dentro, quadri, orologi antichi, statue, gioielli) nonché conti correnti che l’erede universale avrebbe dovuto vendere e dividere il ricavato tra Medici senza Frontiere, Casa generale delle suore missionarie di Calcutta e i missionari carmelitani. L’Espresso ripercorre la vicenda del doppio testamento, citando però la lettera che l’anziano medico lasciò prima della morte e nella quale fa riferimento al rapporto affettivo speciale che lo legava all’ormai ex arcivescovo. Missiva finita evidentemente in Curia ed al Vaticano.

Così, a distanza di oltre un anno da quelle dimissioni e mentre Messina ha da poco abbracciato il nuovo arcivescovo, quei giorni di polemiche ritornano a galla e quelle indiscrezioni e quei “sussurri” tornano in primo piano.

Rosaria Brancato