Cronaca

Inquinamento all’Arsenale di Messina, due direttori a giudizio

Comincerà il prossimo 26 febbraio il processo sull’inquinamento all’Arsenale Militare di Messina, sequestrato dalla Capitaneria nel 2018 dopo la segnalazione di alcuni scarichi abusivi nel bacino.

Alla sbarra ci saranno soltanto due dirigenti: il direttore Antoine Manna e il predecessore Raffaele Sanua, difesi dagli avvocati Gianluca Currò e Roberto Gagliardi.

A stabilire che per i reati ambientali l’eventuale responsabilità degli ex direttori va stabilita attraverso il dibattimento e è stato il giudice per l’udienza preliminare Monica Marino, che ha anche scagionato il responsabile della sicurezza Stefano Patti , difeso dagli avvocati Gianluca Gullotta e Currò. Prosciolto anche Domenico De Luca, direttore tecnico della ditta Sakur che ha seguito i lavori. Entrambi erano stati indagati per lo smaltimento delle vernici della nave Scilla, in lavorazione nel bacino di carenaggio nel 2017, per cui era indagato anche Manna. Accusa che secondo il giudice non sta in piedi, né per De Luca né per Patti e Manna.

Il GUP Marino, infine, ha estromesso dal processo l’Agenzia e il Ministero della Difesa, citati come responsabili civili. A chiamarli in causa erano stati i lavoratori dell’Arsenale che si erano costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Antonella Russo.

A far scattare l’inchiesta era stata una segnalazione dei proprietari di una decina di auto, parcheggiate nei pressi del bacino e danneggiate dalle operazioni effettuate dalla ditta De Luca. I successivi rilievi dell’Arpa e i sopralluoghi della Capitaneria, guidati dal comandante Nazareno Laganà, rivelarono che nel bacino l’inquinamento aveva superato i livelli di guardia.