Cronaca

La banda degli “Spaccaossa” anche a Messina, un arresto a Camaro: retroscena

C’è anche un messinese tra gli arrestati dell’operazione Spaccaossa, l’inchiesta della Procura di Palermo su un giro di falsi incidenti gestiti da soggetti che non si facevano scrupoli persino a mutilare gli arti ad “attori” compiacenti che in cambio di pochi euro si rendevano disponibili a simulare sinistri mai avvenuti.

E’ il sessantaquattrenne Orazio Falliti, di Camaro. Il giudice per le indagini preliminari di Messina Eugenio Fiorentino ieri non ha convalidato il fermo chiesto dalla Procura, ha però emesso il provvedimento di custodia cautelare in carcere per l’uomo, che quindi va in cella.

Lo stesso giudice si è però dichiarato incompatibile per territorio, perché i reati contestati al messinese sarebbero stati commessi a Palermo, ed ha trasmesso gli atti al Pubblico Ministero palermitano appunto. A Falliti, difeso dall’avvocato Giovanni Mannuccia, toccherà ora quindi difendersi davanti all’autorità giudiziaria del capoluogo siciliano.

L’inchiesta, che conta poco meno di 250 indagati, per lo più palermitani, ha diversi risvolti che toccano la città dello Stretto. Era qui, infatti, che Falliti avrebbe reclutato alcune delle vittime disposte a farsi mutilare in cambio di denaro.

A svelarlo, le intercettazioni telefoniche tra un esponente dell’organizzazione palermitana ed il messinese, captate nel 2018, in cui Falliti parla di alcuni di questi soggetti individuati a Messina, come “un parcheggiatore che lavora vicino l’autostrada” che avrebbe convinto a “farsi fare il lavoro”. Insomma una sorta di procacciatore di vittime.