cronaca

La Scampia di Messina, “tegolate” ai pusher di Giostra al processo Marketplace

MESSINA – Sono condanne pesanti quelle che il giudice per l’udienza preliminare Fabio Pagana ha deciso, alla fine del processo abbreviato dell’operazione Marketplace, l’inchiesta della Squadra Mobile di Messina sul giro di droga h24 nelle palazzine di via Seminario Estivo a Giostra.

Ecco tutti i nomi e il verdetto

20 anni ad Angelo Arrigo, Antonio Arrigo, Girolamo Stracuzzi, Gianluca Siavash e Vittorio Stracuzzi; 18 anni per Giuseppe Bonanno, 12 anni di reclusione per Paolo Arrigo e Marco Talamo; 12 anni e 5 mesi a Sandro Minutoli; 12 anni e un mese per Carmelo Prospero; 13 anni e 4 mesi a Gaetano Barbera; 13 anni e 2 mesi per Giosuè Orlando; 4 anni a Vincenzo Barbera; 9 anni e un mese a Pasquale Rossano; 9 anni a Concetta Assenzio; 10 anni e mezzo a Stello Rossano; 10 anni e 1 mese a Filippo Cannavò, 2 anni a Beatrice Rossano, 8 anni e 4 mesi a Federico Russo, Carlo Pimpo e Alessia Stracuzzi; 8 anni e 8 mesi per Ramona Assenzio ed Eugenio Serbenico; 8 anni e 5 mesi ad Manuela Valente; un anno e 4 mesi per Giuseppa Paratore. Infine 2 anni per Daniela Monti, difesa dall’avvocato Giovanni Mannuccia, che è stata assolta dall’accusa di far parte dell’associazione. Assolta per non aver commesso il fatto, invece, Maria Barbera. L’Accusa, rappresentata dal PM Francesco Massara, aveva chiesto condanne dai 9 anni in su. Impegnati nelle difese anche gli avvocati Salvatore Silvestro, Domenico Andrè, Nino Cacia, Antonello Scordo.

L’agguato agli Arrigo nel 2017

A portare gli investigatori sulle tracce dello spaccio è stato l’agguato a Gaetano e Paolo Arrigo, padre e figlio, il 25 gennaio 2017. Già nel settembre 2016 un altro componente della famiglia Arrigo aveva subìto un attentato simile e, in un’altra occasione, dentro un bar, venivano esplosi colpi d’arma da fuoco verso persone lì riunite, che avevano precedenti di polizia. Tutto a Giostra. Era chiaro agli investigatori che era in corso un vero e proprio scontro per la leadership in un affare criminale del rione.

La roccaforte dello spaccio

Le cimici collocate dalla polizia nelle palazzine di via Seminario Estivo, che il pentito Minardi definì appunto “la Scampia di Messina”, svelarono lo spaccio continuo, giorno e notte, negli atri e nei cortili, di cocaina, marijuana, hashish, skunk. Una “roccaforte”, munita di videosorveglianza per controllare gli accessi e, tramite schermi in casa, l’eventuale presenza delle forze dell’ordine. Per evitare presenze indesiderate, anche le vedette e il “passaparola” tra i condòmini e i clienti. Il giorno della retata è scattato anche il sequestro di denaro, auto e altri beni per 300 mila euro.