Politica

Messina, la città incapace di avere un’isola pedonale permanente

Pareva troppo bello. Un’area libera dalle auto sul viale principale, anzi su una parte. Solo 400 metri, ma un segnale di cambiamento in una città che, nel 2023, non ha ancora spazi pedonali degni di tal nome.

Un’isola istituita l’8 dicembre inizialmente solo per un mese, ma poi prorogata una prima volta fino ad aprile e una seconda fino a settembre, con l’obiettivo di farla diventare permanente col via libera definitivo agli strumenti di pianificazione.

Sembrava, finalmente, una novità positiva e nulla lasciava presagire il provvedimento adottato ieri dalla giunta Basile, quello di riaprire l’isola al traffico dal lunedì al venerdì, sia pure “solo” per due mesi, dall’8 maggio al 30 giugno.

Come nel passato

Si continua così sulla scia del passato, con isole pedonali istituite solo per alcuni periodi, mai in modo permanente. Il provvedimento è definito sperimentale ma di sperimentale non ha nulla perché non si può sperimentare qualcosa che è stato tale per decenni.

Non è un provvedimento sperimentale, è un passo indietro, è cedere alle pressioni di chi non vuole che Messina si adegui a scelte di vivibilità adottate in tutta Italia ed Europa da tempo. Messina è indietro, ogni tanto prova ad elevarsi ma poi fa di nuovo il passo del gambero.

L’importanza dell’isola pedonale… e menomale

Nel provvedimento, la giunta Basile “evidenzia ancora una volta l’importanza dell’isola pedonale nel centro città quale strumento di tutela e valorizzazione dei beni architettonici e volano di sviluppo commerciale”.

Poi però parla di “obiettivo da raggiungere, aggiustamenti, criticità, esigenze diverse, modifica delle abitudini, perfetto equilibrio, città a misura d’uomo”.

Viene in mente la parola usata dal conte Mascetti in “Amici miei”, visto che le abitudini si modificano con provvedimenti in continuità, e non con questi, e che non può esistere una città a misura d’uomo senza miseri 400 metri dove poter passeggiare senza auto.

Le altre città

In tutti i centri città civili del mondo non esiste l’equivalenza “più macchine = più persone”. Non c’è bisogno di andare lontano, basta guardare cos’avviene in tante città del sud: Palermo, Reggio Calabria, Cosenza, Bari, Salerno, Avellino, Napoli ed altre ancora.

Che l’isola pedonale sia più popolata il sabato e la domenica rispetto agli altri giorni della settimana è un fatto normale, che avviene ovunque.

E’ incivile non consentire ai cittadini di usufruire di uno spazio pedonale permanente. E che Messina sia una città incivile lo sappiamo, ogni tanto ritroviamo la speranza che poi facciamo in fretta a perdere di nuovo.

Partiamo da un presupposto: è vero, le isole pedonali si fanno con servizi e nuova pavimentazione, come si sta finalmente facendo sul lato monte di piazza Cairoli. Ma questo non vuol dire che ci debbano essere eventi ogni giorno, non funziona così.

I parcheggi

L’asfalto non è il massimo ma, in attesa di progetti di riqualificazione, l’isola pedonale è comunque molto meglio del pessimo spettacolo offerto dal passaggio delle auto e da quelle in divieto di sosta tollerato.

Di recente, tra l’altro, sono stati resi disponibili anche i parcheggi nelle traverse. Da un solo lato, sì, ma tanto i messinesi parcheggiano lo stesso anche dall’altro.

Quindi l’isola pedonale sul viale San Martino non toglie un solo parcheggio, se non quelli in divieto che ora torneremo a vedere. Che bello spettacolo, ci mancava.

I marciapiedi larghi?

E smettiamola con la “favola” dei marciapiedi larghi. Anzitutto perché non sono larghi ma sono normalissimi marciapiedi e poi perché, anche se lo fossero, non possono evitare di respirare smog e sentire clacson. E’ questo quello che ci meritiamo, quello che vogliamo mostrare ai croceristi, che chiedono informazioni sulla zona dello shopping. E che altrove trovano ampi spazi pedonali, da noi inquinamento acustico e ambientale, perché non possiamo fare lo sforzo di parcheggiare a qualche metro di distanza.

Mobilità in… sostenibile

Tutto questo per due mesi “sperimentali” di riapertura al traffico? Sì, perché sono scelte in netto contrasto con le tante belle parole sulla mobilità sostenibile, obiettivi da raggiungere chissà quando. Siamo nel 2023, siamo già in ritardo di almeno vent’anni. Dobbiamo decidere, una volta per tutte, se vogliamo adeguarci ai tempi e diventare luogo civile o se vogliamo restare al secolo scorso. Poi non meravigliamoci se le presenze turistiche sono pochissime e la città si spopola più di altre.