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Messina, Tar sospende ordinanza del sindaco: si torna a scuola in presenza

Si torna in classe a Messina. Il Tar di Catania ha sospeso l’efficacia dell’ordinanza del sindaco Cateno De Luca che prevedeva la didattica a distanza da oggi fino al 23 gennaio compreso. Il decreto del Tribunale amministrativo regionale (presidente Burzichelli) ha effetto immediato, perciò nel capoluogo si torna in classe già da domattina.

Il Tar ha accolto il ricorso del comitato “Scuola In presenza Cesare Natoli”, patrocinato dagli avvocati Armando Hyerace, Massimo Marchese e Aurelio Rundo Sotera, e riguarda quindi la sola città di Messina. I presupposti su cui si basa le tre pagine del decreto dei magistrati amministrativi siciliani, che riprende l’analogo provvedimento del “caso Campania”, però sono chiari e facilmente traslabili a tanti altri comuni che hanno deciso di andare oltre la previsione regionale, chiudendo le scuole in presenza ancora per qualche giorno, in virtù dei contagi da coronavirus.

Anche se restano valide quindi le ordinanze degli altri sindaci a meno che non vengano impugnate, non è escluso che abbiano effetti a cascata negli altri casi. Oggi sono in Dad, ad esempio, alunni e allievi di molti centri dei Nebrodi e di Barcellona.

“Siamo estremamente soddisfatti per il risultato ottenuto dal nostro ricorso. Il Covid ha già messo a dura prova i nostri figli, privandoli della socialità scolastica, nella quale si forma la loro personalità. Abbiamo visto e patito con loro fin troppo. La scuola non può più essere scarificata sull’altare dell’isteria e del facile consenso. Sul piano giuridico, il TAR Catania ha affermato (come già il TAR Campania) che la fattispecie in esame è già normata a livello nazionale con disposizioni di rango primario e non residua spazio per ulteriori interventi contingibili e urgenti, avendo il legislatore nazionale previsto l’adozione di misure specifiche per il contesto scolastico. Il TAR aggiunge anche che “non appare possibile fare riferimento alle difficoltà della situazione ospedaliera, cui deve porsi riparo mediante adeguate misure di natura amministrativa (con l’eventuale incremento dei posti letto o il trasferimento di pazienti che, in ipotesi, non possano essere accolti in terapia intensiva)”. La norma per la verità appariva chiara; ma è servito l’intervento della Magistratura amministrativa per ribadirne il senso ed il valore.”, commentano i legali che hanno patrocinato il ricorso.