Consulenze anomale, Zuccarello fa luce sul caso Re-Sources: “Avevo ragione io”

Mesi di scontri a muso duro, di pressing serrato, di botta e risposta distanza. Obiettivo: fare luce sul caso Re-Sources e portare a galla la verità su quel contratto di consulenza tra Messinambiente e la società di Raphael Rossi, quel braccio destro a cui il liquidatore Alessio Ciacci non ha voluto rinunciare dopo la scadenza del primo contratto di collaborazione che era scaduto nello scorso mese di ottobre. Per il consigliere comunale Daniele Zuccarello una vera e propria battaglia per far trionfare quella tanto decantata trasparenza che proprio sulla vicenda Re Sources è mancata totalmente. Zuccarello ha deciso di andare fino in fondo per avere la verità da Ciacci e sapere secondo quali criteri e modalità Messinambiente ha affidato una consulenza da più di 30 mila euro proprio ad una società che fin da subito sembrava essere stata costituita ad hoc solo con questo scopo. Dopo avere portato le carte in Procura denunciando anomalie e poca chiarezza, ha atteso con pazienza che Alessio Ciacci rispondesse alla sfilza di quesiti che aveva posto durante un’infuocatissima commissione consiliare (VEDI QUI) e adesso che la risposta è arrivata afferma senza mezzi termini: “Avevo ragione io”.

«Il commissario liquidatore di Messinambiente Alessio Ciacci non è riuscito a darmi alcuna risposta esaustiva alla richiesta di chiarimenti che ho fatto nel mese di marzo in merito alle procedure adottate per affidare la consulenza ad una società nata pochi giorni prima ed iscritta al registro delle imprese lo stesso giorno della stipula del contratto con Messinambiente. Ho chiesto se l’affidamento avesse fatto seguito ad una normale procedura di selezione pubblica e dalla risposta di Ciacci si evince che avevo ragione. Non c’è mai stata nel novembre-dicembre del 2014 alcuna procedura di evidenza pubblica. Anzi, nella risposta il commissario aggiunge che è stato lo stesso Rossi a “richiedere espressamente che la prosecuzione della sua collaborazione avvenisse tramite la sua società Re-Sources”. Insomma, a Messinambiente non è il commissario che decide, ma il consulente che stabilisce percorsi e modi della sua collaborazione.

Nel rispondermi Ciacci spiega che “il professionista è stato selezionato tramite verifica dei cv pervenuti in seguito di “avviso di formazione rubrica figure professionali” pubblicato sul sito istituzionale di Messinambiente in data 21.03.2014”. Secondo il commissario il fatto che nel marzo 2014 Rossi sia stato scelto con procedura pubblica (guarda caso tra i curricula presentati il migliore è risultato quello di un professionista che vanta una serie di collaborazioni con il commissario, roba da quellicheceranoprima per dirla come l’assessore Ialacqua), risulta un titolo valido automaticamente per gli anni a venire, senza dover invece seguire le normali procedure di trasparenza richieste nel resto del mondo, Chiapas e Guatemala compresi. Non avevo torto quindi a chiedere chiarimenti su come sia stato possibile che Rossi, conclusa la sua consulenza il 17 ottobre, è uscito dalla porta per rientrare dalla finestra senza neanche il “fastidio” di una procedura pubblica».

Zuccarello non risparmia toni durissimi e anzi rincara la dose ricordando che la Re-Sources è stata costituita il 28 novembre, risulta iscritta al registro delle imprese il 3 dicembre e nello stesso giorno ha stipulato il contratto da 31.334 euro, esclusa Iva, esclusi rimborsi spese per trasferte, vitto e alloggio con Messinambiente.

«Eppure nel contratto Ciacci scrive che ha scelto la società: “perché occupa un ruolo di primaria importanza nel settore e di comprovata esperienza nella gestione dei progetti”. Adesso scopriamo, per bocca dello stesso Ciacci, perché non c’è stata evidenza pubblica, e la risposta è: così ha suggerito Rossi che a quanto pare è chi comanda a Messinambiente. A questo punto mi sorge un dubbio: se la selezione del marzo 2014 viene ritenuta valida automaticamente per tutti gli anni a venire, inaugurando quindi una nuova figura di consulenza, è lecito chiedersi se, allo scadere del contratto stipulato il 3 dicembre non si voglia procedere con analoghi criteri senza che nulla si sappia all’esterno né sulle somme spese, né sui termini del nuovo accordo».