Cronaca

Morte professore Guglielmo, i periti: “poteva essere salvato”

La “semplice” applicazione di uno stent avrebbe potuto salvare la vita del professor Giovanni Guglielmo, morto in ospedale il 24 novembre 2013, dopo 2 giorni di ricovero. Uno stent applicato per tempo, ovviamente.

E’ questa la conclusione dei periti della Procura, che hanno deposto al processo contro i sei medici che si sono occupati del docente della facoltà di Farmacia.

Conclusione che aveva convinto i familiari del docente, dopo il decesso, a chiedere l’intervento della magistratura, e che adesso è stata ribadita in aula dai medici legali Giuseppe Costa, Pietro Di Pasquale ed Elvira Ventura Spagnolo.Se si interviene con uno stent per tempo, al presentarsi della dissezione aortica e prima della perforazione della aorta, non in emergenza, il paziente si salva”, ha detto in particolare il dottor Di Pasquale.

Una udienza chiave, quindi, quella che si è svolta davanti al giudice Maria Vermiglio, servita anche per sentire il figlio del professore universitario, l’ingegner Giacomo Guglielmo, e il chirurgo che operò d’urgenza il paziente, la notte tra il 24 e il 25 novembre di cinque anni fa, senza però riuscire a salvarlo. Il giudice ha ascoltato dalla viva voce dei protagonisti la ricostruzione di quella tragica notte: i tentativi in sala operatoria per strapparlo alla morte, l’angoscia dei familiari nella sala d’attesa.

E quella convinzione dei familiari: quarantuno ore tra l’accesso d’urgenza al Piemonte, poi il trasferimento d’urgenza al Policlinico, due notti dopo, senza che il caso del professor Guglielmo venisse preso in carico dai sanitari dell’ospedale di viale Europa come avrebbe dovuto avvenire.

Alla prossima udienza, prevista per il 4 dicembre, sarà ascoltato il consulente medico della famiglia della vittima e i testimoni degli imputati.

Alla sbarra con l’accusa di omicidio colposo ci sono i medici del Piemonte Giacomo Lo Presti, Annamaria Mangano, Adriana Maria Merrino, Gaetano Cannavà, Letterio Pavia e Maria Rosa Buttafarro.