Politica

Quando De Luca disse: “Dafne non risponde a Renzi senza il mio permesso”

Era il 19 aprile 2023. Cateno De Luca, leader di Sicilia Vera e Sud chiama Nord, era ospite a “La7”, nel programma “L’aria che tira”. E la conduttrice gli domandava a bruciapelo: “Renzi ha fatto la telefonata a Dafne, la tua senatrice?”. E De Luca con prontezza rispondeva: “Dafne non risponde a nessuno se non chiede il permesso a me”. La battuta non passava inosservata e sette consiglieri comunali esprimevano la loro solidarietà alla senatrice messinese Musolino, giudicando le parole “lesive della libertà e della sua dignità”. Ora, come sembrano lontani quei tempi, eppure sono trascorsi solo sei mesi.

Musolino è passata con Renzi, in Italia Viva, e altro che permesso. Chissà che quell’episodio non sia tornato in mente alla senatrice ed ex assessora, nella necessità di ritagliarsi un ruolo autonomo. Da parte sua, Palmira Mancuso, della direzione nazionale di Più Europa, così commenta la reazione dell’ex sindaco di Messina: “Dafne Musolino sperimenta la gogna mediatica riservata ai nemici politici del suo ex leader, forse adesso capirà che il modello proposto da Cateno De Luca non è qualificante”.

“Basta narrazione di una donna irretita dall’uomo forte”

Aggiunge Mancuso: “In politica il tradimento esiste solo nei confronti degli elettori e sarà la senatrice a rispondere della sua scelta politica: dispiace assistere ancora una volta alla narrazione di una donna irretita dall’uomo forte, e incapace di scegliere consapevolmente. E come sempre il linguaggio di De Luca esprime una cultura patriarcale, dalla “pugnalata” al “tradimento”, col sottinteso dell’ingratitudine, esponendo la senatrice Musolino all’ira dei suoi seguaci. Una pagina triste per la politica siciliana”.

De Luca assopigliatutto quando si tratta di vincere le elezioni ma perde colpi nella fase della costruzione politica

Il punto debole del deputato regionale e sindaco di Taormina? Cateno De Luca è quasi imbattibile quando si tratta di vincere le elezioni. Tuttavia, la costruzione politica del suo movimento, proiettato in scenari nazionali ed europei, è materia ancora più complessa. Dopo la defezione all’Assemblea regionale siciliana del capogruppo di Sicilia Vera Salvo Geraci, passato alla Lega, quest’addio causa più ferite sul piano umano e politico.

E come non dimenticare un altro congedo clamoroso: le dimissioni dell’assessora, già vicesindaca, Carlotta Previti. Una separazione che non è mai stata spiegata sul piano politico. Domani è un altro giorno ma queste due rotture, prima Previti e ora Musolino, lasciano davvero il segno. E, nel caso della senatrice, eletta assieme al deputato Francesco Gallo, ancora di più.