Politica

“Nessun ponte sul dissesto”: oggi a Messina il fronte del no torna in piazza

Servizi, infrastrutture utili, messa in sicurezza dei territori. E uno slogan: “Nessun ponte sul dissesto”. E’ questo il cuore della manifestazione che oggi pomeriggio riporterà in piazza a Messina il fronte del no al Ponte sullo Stretto. Un appuntamento promosso dalla Rete No Ponte e che farà sentire la voce di chi continua a opporsi ad una grande infrastruttura che ciclicamente torna alla ribalta.

L’appuntamento è alle 17 di oggi, sabato 26 settembre, a piazza Unione europa, cioè davanti il Comune. A spingere i no pontisti a tornare in piazza è l’appuntamento di ottobre con il “Recovery Plan“, il grande piano di interventi per rilanciare l’Italia che il Governo presenterà più o meno nel giro di un mese.

Per la Rete No Ponte serve una grande mobilitazione popolare che dica dove vanno indirizzati gli investimenti. Serve una presa di coscienza collettiva affinché la grande mole di liquidità a debito che tanto viene sbandierata non sia utilizzata per gli interessi di pochi. Vogliamo strade, ferrovie, messa in sicurezza dei territori dal rischio sismico e idrogeologico; vogliamo la cura delle città, le bonifiche, scuole sicure per i nostri figli, abitazioni per tutti; vogliamo una sanità pubblica che ci protegga. Non vogliamo grandi opere inutili e devastanti. Basta spreco di risorse in studi e progettazioni. Serve una politica delle infrastrutture che metta al centro l’interesse dei territori e dei suoi abitanti.

“L’immensa liquidità che arriverà dall’Europa con il Recovery Plan, spiega ancora la Rete- corrisponde a una altrettanta massa di debito che dovremo pagare noi e che dovranno soprattutto pagare le giovani generazioni. Facciamo in modo che vengano utilizzati per opere utili ai territori e alle popolazioni. Nei mesi scorsi i nostri territori sono stati colpiti da frane e allagamenti, a dimostrazione dello stato di abbandono in cui versano. Eppure, nonostante le tante tragedie che avrebbero dovuto metterci in allarme, ulteriori cementificazioni e la mancata manutenzione delle città hanno aggravato il rilevante processo di dissesto esistente. Le bonifiche promesse, inoltre, non sono mai partite e non è stato predisposto nessun freno alla crescente desertificazione dei territori.

Eppure la crisi sanitaria, che è diventata impoverimento per molti settori produttivi, non è servita a far capire alle istituzioni che bisogna invertire la tendenza e che sia importante migliorare le infrastrutture del territorio piuttosto che finanziare opere che accentuano desertificazione e abbandono dei centri minori e proseguire nella sciagurata politica delle spese militari che sottraggono risorse a quelle sociali, oltre a essere dannose”.