Il dissesto è anche una questione di date: il salvagente per Messina arriva ad agosto 2013

Nel caso della relazione del commissario Croce “irrompe” il fattore tempo, da cui non si può prescindere per raccontare in maniera adeguata fatti e circostanze. C’è una fase temporale di cui bisogna tener conto per analizzare la vicenda che sta tenendo banco in questi giorni: è quella compresa tra il 26 giugno ed il 6 agosto 2013. Poco più di un mese di tempo in cui sarebbe potuta o forse dovuta cambiare la storia di Messina, da due anni all’inseguimento delle risorse del Fondo di Rotazione nazionale.

Facendo un salto indietro di due anni, proviamo a capire se quando è arrivata la giunta Accorinti era possibile aggrapparsi al salva-comuni per non andare in default.

In realtà, dal giorno dell’insediamento – avvenuto a fine giugno – ad agosto 2013, la giunta Accorinti non aveva alcun appiglio normativo per rimodulare il piano di riequilibrio targato Croce, rimasto privo del contratto di servizio con l’Amam e divenuto, quindi, insostenibile. Il famoso emendamento Mancuso – che consente alle amministrazioni di nuovo insediamento di rivedere la manovra finanziaria entro 60 giorni dalla presentazione della relazione di inizio mandato – è stato, infatti, approvato il 6 agosto 2013 (VEDI QUI).

Nel periodo che va dal 26 giugno al 6 agosto 2013, l’amministrazione Accorinti, dunque, non aveva nulla di ufficiale in mano per procedere alla redazione di un nuovo piano di riequilibrio.

Le cronache di quei giorni raccontano che il vice-sindaco, Guido Signorino, avvia immediatamente le interlocuzioni con il Ministero e gli esperti dell'Anci ed ottiene rassicurazioni dalle forze politiche – Nuovo centro destra, in primis – ma sino al 6 agosto non c’è alcuna certezza legislativa di poter mettere mani al piano di riequilibrio e provare ad accedere al Fondo di Rotazione.

Stando alla lettera ed alla relazione del commissario Croce- su cui in questi giorni si è infiammato il dibattito – in quel mese in cui la normativa nazionale non era stata ancora modificata per fornire un ulteriore salvagente agli enti in pre-dissesto, il Comune di Messina avrebbe dovuto dichiarare o quanto meno prendere in considerazione l’ipotesi di dichiarare il dissesto.

Oggi scopriamo, invece, che la relazione (ma non la lettera) era misteriosamente scomparsa dai protocolli di tutti gli uffici e solo grazie all’attività ispettiva della consigliera Nina Lo Presti e alle richieste inoltrate dalla presidente Emilia Barrile è saltata fuori. Nel frattempo, sono trascorsi due anni ed il Consiglio comunale ha approvato tre diverse versioni del piano di riequilibrio e 4 bilanci (consuntivo 2012 – previsionale 2013- consuntivo 2013 – previsionale 2014).

In questa vicenda tutto è paradossale, ma la cosa più paradossale è che molti consiglieri – soprattutto quei consiglieri che in questi due anni hanno appoggiato e sposato le politiche finanziarie della giunta Accorinti a suon di voti in Aula – avverte la necessità di negare pubblicamente di essere stati a conoscenza della relazione lasciata in eredità dal commissario Croce oppure di scaricare la colpa sul vecchio Consiglio, cioè su quelli che c’erano prima, alcuni dei quali tuttavia ci sono anche adesso, e a cui quei documenti sono stati notificati, come spiegato dall’ex presidente del Consiglio Comunale, Pippo Previti (VEDI QUI).

Sul caso della relazione di Croce non si registra, invece, alcun intervento ufficiale da parte della giunta Accorinti. Tutto tace da quell’ala del Palazzo. Agli “atti” risulta soltanto una comunicazione inviata alla presidente Barrile dal capo di Gabinetto, Silvana Mondello, ed il dirigente dell’Ufficio, Giovanni Bruno, dove si dice che «agli atti di questo Ufficio non è stata reperita la relazione richiamata nella nota prot. n. 124352 del 21/05/2013, che non risulta scansionata perché non è stata fornita all’Ufficio Protocollo del Gabinetto del Sindaco».

Anche dall’Ufficio di Gabinetto negano, quindi, di essere in possesso della relazione, ma ammettono di avere la lettera con cui il commissario Croce invitava il Consiglio comunale a prendere atto delle gravi criticità ed invitava implicitamente i consigieri a dichiarare dissesto.

E’ ammissibile che sindaco e vice-sindaco una volta alla guida di Palazzo Zanca non abbiano sentito la necessità di approfondire quanto scritto in quella lettera e andare a cercare, allora e non oggi, la relazione di cui parlava Croce nella « nota prot. n. 124352 del 21/05/2013»?

E non sarebbe stato opportuno che quella lettera -anche senza la relazione allegata – diventasse oggetto di dibattito con il Consiglio comunale, soprattutto in assenza di una norma che desse agli enti la possibilità di rimodulare il piano di riequilibrio?

In altre parole, visto il quadro normativo vigente non ancora favorevole al Comune di Messina, l’ipotesi di dichiarare il dissesto non doveva essere il primo punto all’ordine del giorno della Giunta Accorinti?

Il tema del dissesto, invece, non è mai stato affrontato, nonostante nella prima parte della campagna elettorale l’allora candidato sindaco Accorinti lo ritenesse l’unico strumento per accertare i responsabili del disastro dei conti comunali e , contemporaneamente, mettere una pietra sul passato e ripartire da zero. Il cambio di rotta avvenne durante il ballottaggio, quando accordi politici sottobanco– inevitabili per accrescere la propria forza elettorale – hanno probabilmente indotto l’attuale sindaco e gli assessori già designati (tra cui c’era Signorino) a cambiare rotta. Spalancatisi i cancelli di Palazzo Zanca, è risultata subito evidente l’ostinazione con cui questo esecutivo tenta da due anni – ed al momento invano – di accedere alle risorse del salva-comuni.

Ma cosa sarebbe successo se quella lettera, anche senza la relazione, non fosse stata riposta nei cassetti ma discussa con il Consiglio comunale, in piena trasparenza? A questa domanda non c’è riposta, perché tutti – consiglieri, sindaco ed assessori – hanno fatto in modo che quella missiva cadesse nel dimenticatoio. Ed oggi a tutti fa comodo dire: “non c’ero; non ho visto; non potevo sapere”.

Danila La Torre