Cronaca

Operazione “Lampetra”, gli arrestati volevano sequestrare il sindaco di Scilla

Volevano sequestrare il sindaco di Scilla, Pasqualino Ciccone “al fine di ottenere indebite concessioni per lo sfruttamento della spiaggia”. Il particolare è emerso dall’inchiesta che è sfociata nell’operazione “Lampetra”, eseguita questa mattina dai carabinieri di Reggio Calabria, con l’arresto di 19 persone di cui 15 in carcere e 4 agli arresti domiciliari, accusati a vario titolo di di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata alla produzione e al traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi e tentato omicidio.

Operazione che ha inferto un duro colpo alla cosca “Nasone – Gaietti”, organica alla ‘ndrangheta unitaria ed operante nel territorio di Scilla e nelle aree limitrofe. particolare è emerso nel corso di un’intercettazione telefonica ad uno degli arrestati, Carmelo Cimarosa, il 3 aprile 2020: “Gli apri subito lo sportello ah, con i cappucci e lo mettiamo in macchina, cammina! E lo saliamo a Melia. Là ho presentato la domanda, se non la fai una botta in testa la prossima volta ed è finito il film! E ci facciamo dare qualcosa in spiaggia”.

“Ancor più allarmante – scrivono gli inquirenti – è la circostanza che, all’epoca della conversazione, nell’aprile 2020, Ciccone non fosse ancora stato eletto in quanto le elezioni comunali si sarebbero celebrate da lì a breve e, tuttavia , Cimarosa riteneva certa l’elezione di quest’ultimo, circostanza che effettivamente si sarebbe verificata all’esito delle elezioni comunali del 20 e 21 settembre 2020”. “Altrettanto allarmante”, lo definisce il gip, è il mandato che Cimarosa «conferiva all’interlocutore, affinché segnalasse lavori edili in corso, in modo da attivare le azioni estorsive (“Oh, tu devi girare se vedi le ditte che arrivano che fanno strade, cose, prendi e me lo dici. Arriviamo, diecimila se vuoi fare i lavori a Scilla”).