Conferimento in discarica FUORI ORARIO ed i costi lievitano: il Comune diffida Messinambiente. “Pasticcio” Tari

Con ben due lettere, una datata 11 agosto e l’altra datata 18 agosto, il Comune di Messina ha diffidato Messinambiente a conferire i rifiuti in discarica fuori orario. E già, perché – a quanto pare – da qualche tempo a questa parte, i mezzi della società di via Dogali trasportano e scaricano i sacchetti dell’indifferenziata quando non dovrebbero, facendo inevitabilmente lievitare i costi. Conferendo in orari non consoni, infatti, non solo l’Oikos chiede somme aggiuntive ma anche il turno di lavoro degli operatori di Messinambiente si trasforma da ordinario a straordinario, andando ad incidere sulle casse dell’azienda e quindi del Comune. Una prassi che sarebbe già costata circa 400 mila euro a Palazzo Zanca, che adesso corre ai ripari e diffida la società guidata da Giovanni Calabrò. Da Messinambiente, però, sino ad oggi si sono giustificati sostenendo che il mancato rispetto degli orari di conferimento dipende dai tempi eccessivamente lunghi di viaggio necessari per recarsi da Messina al comune etneo. Le spiegazioni fornite da via Dogali non convincono, però, per nulla l’Ufficio Ambiente e Sanità, che non ha esitato a far partire formale diffida. Sulla contestazione in atto da parte del Comune nei confronti di Messinambiente, tiene la bocca cucita il dirigente del Dipartimento, Domenico Signorelli, che conferma l’esistenza delle due lettere ma non vuole rilasciare dichiarazioni in merito ad una vicenda destinata ad avere effetti dirompenti, soprattutto alla luce dei costi che già il Comune sostiene per lo smaltimento dei rifiuti, stimati per il 2015 in 9.730.506,50 euro, a cui vanno ad aggiungersi i costi per il servizio di trasferenza, trasporto e conferimento in discarica, pari a 2.094.776,18 euro.

I numeri da capogiro, anticipati da Tempostretto (VEDI QUI), sono stati inseriti nella tabella allegata alla delibera sulla Tari, che ieri mattina è stata al centro del dibattito nel corso della seduta straordinaria della Commissione Bilancio. A causa dell’assenza del vice-sindaco Guido Signorino e del ragioniere generale Antonino Cama non è stato infatti possibile affrontare la questione della sanzione da oltre 2 milioni di euro inflitta dalla Prefettura per conto del Ministero in ragione della mancata copertura minima del 36% dei servizi a domanda individuale con riferimento al 2014 e del probabile rischio che nuovi tagli ci siano anche nel 2015 . Rinviata la discussione sulla sanzione, il presidente Carlo Abbate ed i componenti della commissione – approfittando della presenza in aula consiliare dell’assessore Daniele Ialacqua e del dirigente Signorelli – hanno ritenuto opportuno iniziare ad approfondire la delibera sul tributo dei rifiuti. Dopo la relazione di Signorelli, il confronto sul merito del provvedimento esitato dalla giunta Accorinti si è “arenato” ancor prima di iniziare a causa di alcuni vizi di forma della delibera, immediatamente evidenziati dal presidente Abbate. «Ci dovete mettere nelle condizioni di poter studiare le delibere che mandate in Consiglio comunale. Non possiamo ritrovarci atti con fogli inseriti a casaccio e pagine ripetute più volte», ha tuonato l’esponente dei Dr, supportato dalla collega del Gruppo misto Nina Lo Presti, che in pregiudiziale ha proposto di rimandare indietro l’atto per farlo tornare in aula solo quando sarò redatto secondo tutti crismi: «Non è la prima volta che si verifica un simile problema e non è più tollerabile votare atti che presentino vizi di forma». Nel suo intervento, l’ex accorintiana ha ricordato che il segretario/direttore generale, Antonio Le Donne, ha recentemente emanato una circolare con i dettami da seguire per una corretta predisposizione delle delibere. Il consigliere del gruppo “Felice per Messina”, Claudio Cardile, ha definito «confusionaria» la delibera, che – a suo modo di vedere – resta al momento «invotabile» non solo per i vizi di forma ma anche per ciò che prevede. «Per quanto mi riguarda non si posono mettere nello stesso atto le tariffe della tari ed il Piano industriale della gestione rifiuti; i due aspetti vanno sparati e servono due distinte delibere. Molti servizi – ha continuato il consigliere – Messinambiente non li espleta e voglio sapere se sono state applicate delle sanzioni». Secondo Cardile un altro nodo riguarda il porta a porta: «abbiamo dato via libera al finanziamento del porta a porta con la delibera sulla rinegoziazione dei mutui ed ora ci troviamo la stessa voce anche in questa delibera e l’amministrazione deve spiegarmi il perché». Forma e sostanza sono stati contestati anche dal consigliere Peppuccio Santalco, il quale ha innanzitutto sottolineato le «continue e costanti disfunzioni di Messinambiente». Rispetto ai vizi di forma della delibera, il collega di gruppo di Cardile ha invitato l’amministrazione a presentare una «delibera intellegibile ed in regola con la circolare di Le Donne». Quanto al merito del provvedimento, il consigliere Santalco ha fatto notare che il capitolato d’oneri allegato alla delibera è stato sottoscritto con riserva dall’ex commissario liquidatore di Messinambiente Alessio Ciacci. A tal proposito, l’esponente di area Pd ha ricordato nel suo intervento che il predecessore di Calabrò, aveva firmato, lo scorso 10 luglio, una lettera con cui chiedeva al Comuna di trasferire a Messinambiente 250mila euro in più al mese (VEDI QUI): «E’ questa la vera ragione per cui Ciacci è andato via, ma l’amministrazione non può chiederci di votare un atto in cui è allegato un capitolo d’oneri sottoscritto con riserva. Così l’atto non è giuridicamente perfetto».

Aveva premesso di voler mantenere la calma, ma alla fine ha perso le staffe il consigliere dell’Udc, Libero Gioveni: «Ma vi rendete conto di cosa stiamo discutendo? Hanno sbagliato a collazionare una delibera. Qui non sanno fare uno più uno. Chi ha sbagliato deve pagare!». Dai toni “furiosi” di Gioveni a quelli sarcastici del collega di partito Franco Mondello: «La giunta assomiglia sempre di più ad un Senato accademico, composta tutta da professori, ma anche mettere due fogli insieme diventa un’impresa per loro. Chi fa l’assessore ha il dovere di controllare le delibere che propone, perché mettendo la firma in calce al provvedimento ci mette la faccia. Capisco che ormai Signorino è costretto a fare tutto, ma lo invito a fare più attenzione». Aveva inizialmente provato a difendere l’amministrazione ma poi ha finito col dare il “colpo di grazia” alle delibera presentata in aula il consigliere di Forza Italia, Pippo Trischitta: «Questa delibera è precedente alla circolare di Le Donne e quindi il problema della pagine sistemate male può essere superato» ha esordito il forzista, correggendo il tiro subito dopo, allorquando ha palesato che oltre alle pagine messe in ordine senza criterio c’era un problema sulle date: «la copia originale riporta la data 13-07-2015 , con correzione a penna del mese da 06 a 07; le due copie conformi riportano due date diverse, una con la data del 13-07-2015 senza la correzione a penna presente in quella originale e l’altra con data 13-06-2015». Insomma un vero “pasticcio” di cui tutti hanno dovuto prendere atto. Tutti tranne la consigliera Lucy Fenech, «secondo cui è assurdo rimandare indietro una delibera per vizi di forma. Qui non si sta discutendo sulla sostanza, ma su un vizio di forma, che non deve diventare un pretesto per rallentare la macchina amministrativa».

La difesa “d’ufficio “ dell’accorontiana di ferro («che forse – ha commentato più di un consigliere – non sa che anche un vizio di forma può rendere illegittimo un atto») è servita a poco e dopo l’intervento del consigliere del Megafono Pippo De Leo, d’accordo con i colleghi nel ritenere invotabile la delibera sulla tari , è stata votata favorevolmente la proposta della consigliera Lo Presti di rimandare indietro l’atto, al fine di correggere i vizi di forma riscontrati. Il presidente Abbate si è impegnato a seguire l’iter della delibera, affinché torni in commissione entro 48 ore, in forma corretta. «Stiamo scalpitando tutti per entrare nel merito della delibera e non è nostra intenzione perdere tempo», ha precisato Abbate rispondendo a Trischitta e Fenech, preoccupati per una eccessiva dilatazione dei tempi.

Dopo la proroga al 30 settembre dei termini per l’approvazione del bilancio di previsione 2015, per votare la tari ci sarà tempo sino al 29 settembre, ma l’Ufficio Tributi di Palazzo Zanca preme affinché le tariffe vengano votate al più presto, anche se ormai è quasi certo che salti la rata di settembre. Con molta probabilità, sarà accorpata con quella di novembre e marzo ed il Comune dovrà attendere due mesi in più per incassare i proventi del tributo sui rifiuti. Nel frattempo – in mancanza di liquidità – dovrà procedere con le anticipazioni di tesoreria.

Danila La Torre