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Qualità della vita. La crisi economica di Messina è la vera emergenza. Bisogna intervenire subito

MESSINA – Messina è attanagliata da una crisi economica senza precedenti. E soprattutto questa drammatica situazione a collocare la nostra città agli ultimi posti della classifica di Italia Oggi sulla qualità della vita, come si può osservare dai risultati ottenuti in ordine agli specifici parametri che riguardano Affari e Lavoro. In linea generale in ordine a questo aspetto la Città metropolitana nel 2022 si posiziona al 103esimo posto. Di seguito vediamo cosa ha contribuito a questo infausto posizionamento. E’ utile precisare, per quanto ovvio, che tutta l’indagine si sofferma sulla situazione al 2022.

L’occupazione che non c’è

Come tasso di occupazione maschile tra i 15 e i 64 anni ci collochiamo al 101esimo posto. Ricordiamo che il tasso di occupazione è la percentuale di persone che lavorano rispetto alla popolazione totale. A Messina solo il 50% degli abitanti di sesso maschile ha un’occupazione. Il dato relativo alle donne precipita al 28% che nell’indagine di Italia Oggi ci posiziona al 93esimo posto. Su questo dato, è inutile nasconderlo, influisce il lavoro nero, che non è quantificabile con precisione ma ha il suo peso, con tutte le conseguenze in termini di trattamento economico e di sicurezza nei luoghi di lavoro.

Va addirittura peggio per il tasso di disoccupazione relativa sempre alla fascia di età tra i 15 e i 64 anni: arriviamo, infatti, al 105esimo posto, cioè terz’ultimi in Italia. Per la disoccupazione femminile siamo addirittura ultimi. Il tasso di disoccupazione è il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro disponibili. Il nostro risultato su questo fronte è molto critico ma lo sarebbe ancora di più se non fossero così numerose le persone che, sfiduciate, rinunciano proprio a cercare lavoro.

Imprese frammentate e ad alta mortalità

Non è certo invidiabile il terzo posto in classifica per il negativo parametro riguardante le imprese cessate ogni cento imprese attive. L’elevata mortalità delle aziende è certamente espressione della fragilità economica del territorio. È giusto dirsi però che a incidere negativamente è anche un tessuto imprenditoriale spesso improvvisato e con un debolezza culturale che lo rende inidoneo ad affrontare le complessità del sistema economico. Ulteriore elemento di fragilità è, poi, la frammentazione delle aziende, che si evince dalla graduatoria per imprese registrate ogni 100.000 abitanti. Qui siamo al 41esimo posto, prima addirittura di città come Modena, Torino, Brescia e la stessa Catania.

Sul fronte dell’istruzione c’è molto da lavorare

Poco onorevole anche il risultato sul fronte dell’istruzione. Siamo, infatti, al 90esimo posto nel parametro che concerne le persone in possesso almeno di un diploma di istruzione secondaria
(25-64 anni). Peggiore il risultato che otteniamo per le persone in possesso di laurea e altri titoli terziari (25-39 anni): siamo, infatti, 102esimi. Nella società della conoscenza in cui un’adeguata formazione scolastica e universitaria sono requisiti essenziali per conquistare un posto di lavoro o avviare un’impresa che sappia guadagnarsi un futuro, questi risultati descrivono a tinte fosche il destino di molti dei nostri giovani.

L’Ambiente in chiaroscuro

Nella classifica per l’Ambiente precipitiamo in penultima posizione (i dati relativi al 2021 ci collocavano addirittura al 42esimo posto). Siamo 89esimi per densità di verde urbano nei capoluoghi (eravamo primi l’anno precedente) e 105esimi per disponibilità di verde urbano nei capoluoghi. Ciò significa che bisogna ancora lavorare molto per realizzare e offrire alla fruibilità dei cittadini villette e aree verdi. Sempre sul fronte dell’Ambiente è giusto evidenziare il 53esimo posto per la gestione dei rifiuti. È curioso, però il fatto che, proprio nel capoluogo, come raccolta differenziata ci confermiamo al 102esimo posto con una percentuale che al 2022 risulta al 32%, un dato che stride fortemente con il 53,47% certificato dal Comune di Messina e dalla Regione. La Presidente di Messina Servizi, Maria Grazia Interdonato, da noi interpellata, afferma che non si spiega la differenza con il dato fornito da Italia Oggi e che effettuerà approfondimenti. Infine, per offerta di trasporto pubblico ci attestiamo a un discreto 79esimo posto, in linea con l’anno precedente.

A Messina ci sono poche piste ciclabili

Come densità di piste ciclabili nel capoluogo scendiamo al 91esimo posto dall’88esimo dell’anno precedente, con 3,40 Km. ogni 100 Km. quadrati, una miseria se raffornati al quasi 198 Km. di Padova, che è la prima in questa classifica. Quando qualcuno si lamenta delle troppe piste ciclabili in città e dei cordoli che le proteggono dovrebbe riflettere su questo dato. E, in particolare, dovrebbe soffermarsi sul fatto che tutte le città più evolute in Italia e nel mondo si orientano all’ampliamento degli spazi dedicati alla mobilità ciclopedonale.

Combattere la crisi economica di Messina

I dati sin qui esaminati, ci consegnano, in conclusione, un’evidenza a cui non dovremmo sottrarci girando lo sguardo dall’altro lato: la vera emergenza di Messina è la crisi economica e il lavoro che non c’è. Come abbiamo visto, si vanno consolidando gli incoraggianti, anche se ancora non del tutto soddisfacenti, risultati conseguiti dall’amministrazione comunale su alcuni servizi che per anni hanno penalizzato la nostra città con la loro inefficienza. In altri ambiti c’è ancora molto da lavorare ma la direzione intrapresa appare adeguata. Quel che ci sentiamo di dire, però, con la dovuta energia è che non è rinviabile un’azione efficace sul fronte economico. Alcuni orientamenti strategici come quello che darà vita all’I-Hub, sono positivi ma non bastano. Messina deve darsi una definita identità produttiva.

Le vocazioni del territorio

Non esiste una panacea per tutti i mali. Bisogna integrare in una solida rete di sviluppo le diverse vocazioni del territorio. Messina può essere una città universitaria, con tutti i benefici che ciò comporta. Può essere una città turistica, con la consapevolezza che questo non deve restare il solito auspicio incompiuto e vacuo: per raggiungere l’obiettivo non bastano il sole, il mare e le granite. Bisogna, invece, mettere in campo un’offerta che si distingua per qualità complessiva nei servizi del territorio, coerenza e diversificazione nella proposta, rispetto e valorizzazione delle nostre ricchezze ambientali. Anche la ricettività va ampliata e gestita con professionalità, eliminando l’abusivismo diffuso. Serve, poi, un’organica programmazione culturale di alto livello. Su questa base si può e si deve avviare un’azione di marketing territoriale, che deve vedere la città metropolitana protagonista in tutti i contesti digitali e reali in cui si incrociano la domanda e l’offerta di turismo.

La Zes occasione perduta

Bisogna, poi, sfruttare la fiscalità di vantaggio e le possibilità di investimento infrastrutturale che possono venire dalla Zes (Zona economica speciale). Sinora questa opportunità è di fatto andata sprecata. Bisogna recuperare prontamente, approfittando del fatto che dall’1 gennaio 2024 ci sarà un’unica Zes per tutto il mezzogiorno. L’auspicio è che aziende nazionali ed estere decidano di investire sul nostro territorio, penalizzato, come abbiamo visto, da un tessuto imprenditoriale che, con l’eccezione di qualche eccellenza, si caratterizza per una debolezza diffusa.

Definire e lanciare un progetto di rilancio con un impegno collettivo

Qulle delineate sono solo alcune, non esaustive idee di come la Città Metropolitana di Messina si possa approcciare allo sviluppo. Altre se ne possono ancora individuare. Serve, però, la consapevolezza che ogni giorno che passa senza invertire la tendenza non fa altro che peggiorare la situazione

Il cambiamento, tuttavia, è ancora possibile; per renderlo concreto è necessaria la mobilitazione di tutti i soggetti istituzionali: Comune, Regione Sicilia, deputati nazionali e regionali, imprenditori, associazioni di categoria, sindacati e, perche no, organi di informazione che possono e devono servire da stimolo. Insomma deve partire al più presto una mobilitazione collettiva intorno a un progetto di rilancio che assicuri benessere all nostra comunità, liberi dal bisogno, ci restituisca i giovani che sono andati via e faccia restare quelli che ancora si stanno formando.