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Quando gli “orrori” della burocrazia costano il processo, la vicenda a Caronia

PATTI – Erano finiti sotto processo ed era stata loro sequestrata l’attività che svolgevano sul lungomare di Caronia. A distanza di cinque anni sono stati assolti con formula piena dal giudice di Patti. Durante il processo è infatti venuto fuori che a “incasinare” le carte non erano stati loro ma la burocrazia regionale.

La vicenda riguarda due fratelli di Caronia titolari di una attività di ricovero imbarcazioni. Attività non autorizzata, secondo la Capitaneria di Porto, che nel 2018 sequestrò l’area demaniale di 2 mila metri quadri.

Svariate le ipotesi di reato: falsificazione di atti pubblici, occupazione abusiva di suolo demaniale marittimo nonché lavori in zona sottoposta a vincolo paesaggistico senza le necessarie concessioni paesaggistiche da parte delle rispettive autorità competenti.

Fratello e sorella sono comparsi davanti al giudice monocratico Vincenzo Mandanici che li ha assolti entrambi.

L’accusa fondamentalmente riguardava le carte autorizzative che, secondo gli investigatori, erano state “falsificate” con l’aggiunta di una clausola che consentiva loro l’attività. Il difensore, l’avvocato Giuseppe Irrera, ha ricostruito però l’intero iter amministrativo, rivelando che la “confusione” nasce dal fatto che agli uffici competenti erano state istaurate due pratiche, una relativa alla concessione demaniale originaria e una relativa alla successiva variante. Pratiche che avrebbero dovuto essere riunite in un unico procedimento, riunificazione però di fatto mai effettuata, nei faldoni della burocrazia.