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Referendum Montemare. “Messina da madre amorevole a matrigna”

MESSINA – Il dado è ormai tratto il referendum su Montemare si voterà il 12 giugno 2022 insieme alle amministrative e i referendum sulla giustizia. Preso atto di questa decisione erano arrivate in merito le prese di posizioni dei favorevoli, comitato per il Si, e i contrari, comitato per il No.

Ma a parte le chiacchiere non resta che attendere e vedere cosa decideranno i messinesi. Ciò che non si deve perdere di vista è il motivo per cui alcuni cittadini, che si definiscono dimenticati, invocano quest’autonomia. Come fa notare Giovanni Quartarone nella riflessione seguente “Messina da madre amorevole a matrigna non vorrebbe perdere il battezzato Montemare: uno dei tanti figli abbandonati”, il cittadino “figlio abbandonato” cerca di fare chiarezza ed esporre le ragioni che hanno portato a questa scelta.

La riflessione di Giovanni Quartarone

“L’ultimo atto di una commedia perdurata oltre un decennio pare stia per compiersi il prossimo mese di giugno. Il canovaccio segue la logica illogica della politica che ha preso le debite distanze da Platone allineandosi sempre più a zio Paperone. Gli orchestrali di turno si sono giocate tutte le carte disponibili affinché si procrastinasse l’indizione dell’agognato referendum, strumento quest’ultimo di quel che resta di una democrazia mascherata, e a suon di geniali trovate, fra un trombone, una grancassa e una ciaramedda, perseguono nell’intento di tappare la bocca alla minoranza territoriale che al momento dovrebbe semplicemente esprimere un diritto sancito dalla Costituzione e scegliere, semplicemente scegliere”.

Referendum legittimo

“Il referendum secessionista è legittimo. La Regione Siciliana ha accolto l’istanza e ha dato mandato al Sindaco di indire le elezioni che detto con parole spicciole sfata tutte quelle voci nefaste, catastrofiche e oscurantiste ricamate su una possibile vittoria autonomista: il parere favorevole sancito dai più alti burocrati di Palazzo d’Orleans stabilisce e dichiara che sussistono tutte le garanzie perché l’idea progettuale possa compiersi. La trovata caina, sempre per il solito piatto di ceci, di accorpare il referendum alle amministrative è l’ennesima e non più necessaria prova di quanto conti per gli appollaiati sugli scranni del potere il pensiero del cittadino! In questi giorni, disturbando oltremodo il clima che dovrebbe essere proprio della Settimana Santa, disturba e non poco la frenetica corsa alla visibilità sui podi della stampa e dei social.

Si brinda, si gustano le prelibatezze nei rioni più reconditi della città, si accompagnano i mezzi della municipalità per uno scatto fotografico, a supporto della propaganda, mentre tappano qualche buca e bocca, puliscono strade, cambiano qualche lampada… si recita il copione di questo tempo che non si rispetta persino sugli scaffali dei supermercati che pullulano di panettoni a novembre e colombe a febbraio!!! Gli strascichi della guerra del Covid, le bombe che echeggiano dall’Europa dell’Est, il caro vita e tanto altro sono passati nel dimenticatoio a Messina”.

Montemare pretesto elettorale

“Tutti in corsa e si patteggia, si punta su uno dei tanti cavalli propinati dalle scuderie con la speranza di cavalcare il vincitore così da assicurarsi un premio che perdurerà per la legislatura. Un mercato a cielo aperto, imbonitori, lupi vestiti di agnelli che si ricamano nella casacca parole altisonanti, paladini di una “povera patria” e fino al dodici del prossimo mese, giorno in cui si chiuderanno e presenteranno le liste, si cercano disperatamente potenziali portatori di consensi. Questo tempo di quadratura, di preparazione alla grande battaglia, è carico di ammaliante condiscendenza, della più abissale ipocrisia che disgusta chi, ormai provato e vissuto, coglie al di là delle parole il subdolo corteggiamento.

E’ tutta una questione di numeri. Il gregge deve seguire i dictat. Non possono e non devono udirsi voci fuori dal coro. Le teste non devono pensare basta che seguano una delle tante scie proposte dal potere, uno o l’altra non fanno la differenza, sono e devono essere garanti di un sistema che ha disumanizzato i valori fondati sul rispetto, sulla verità e sulla libertà e Montemare diventa in questa bagarre elettorale il pretesto di un finto amore, di qualsiasi candidato a primo cittadino, amareggiato per questa voglia di determinazione. Le cose non sono state sempre a questo modo. Cinque secoli addietro il Senato della Città aveva a cuore tutto il territorio, era presente e sosteneva come una madre i territori sui quali aveva giurisdizione”.

Messina da madre a matrigna

“A Castanea campeggia dal 1500 sulla chiesa madre lo stemma della Nobile città di Messina con su impresso l’antico privilegio: “Gran Mercè a Messina”, a testimoniare l’antica alleanza e unione che si affievolì agli inizi del Novecento tanto da essere definita “matrigna” da uno dei più figli illustri del villaggio, il compianto Leonardo Principato, autore di due libri e faro dei giovani per sfociare oggi in questo malcontento alimentato nell’ultimo trentennio in cui le istituzioni, i rappresentanti dei cittadini, mostrano la loro appartenenza ogni tornata elettorale solo ed esclusivamente per fare bottino e con gli avanzi per tenere buono il vassallo di turno”.