Politica

Reggio, il Partito democratico prova a guardare avanti con Antonio Morabito

REGGIO CALABRIA – Alla prima esperienza in politica, senza aver mai ricoperto alcuna carica istituzionale in precedenza, sta per guidare a Reggio Calabria il partito più importante della coalizione di centrosinistra e che sul territorio oggi è il perno della maggioranza al Comune e alla Città metropolitana.

Antonio Morabito, avvocato, respira comunque da sempre «pane e politica», come ammette lui stesso. Sì, perché quello che in atto è l’unico candidato alla segreteria provinciale dèm – dopo vari passaggi “a vuoto” tra area Irto e Falcomatà-boys – è il figlio di Giuseppe “Pinone” Morabito, articolatissima carriera politica, già presidente dell’allora Amministrazione provinciale (e, per lunghi anni, anche dell’Ordine forense di Reggio Calabria). «Sì, sono un figlio d’arte – ammette a Tempostretto il diretto interessato -. Pur respirando politica in casa fin da piccolo, professionalmente sono un operatore del diritto».

Ma suo padre cosa le ha detto?, cosa pensa di questa sua avventura politica?

Giuseppe “Pinone” Morabito è il padre
del futuro segretario provinciale del Pd

«Lui è molto contento. Del resto, quale padre non lo sarebbe, nel vedere un figlio ripercorrere le sue orme? Io l’ho fatto e lo sto facendo sul versante forense, adesso provo a farlo anche in politica».

Ma l’iter che conduce al suo imminente mandato “unitario” la convince?

«Nel Partito democratico reggino e calabrese credo che quest’opzione abbia lasciato contenti tutti. Il nostro è uno dei pochi territori in cui alla fine l’invito forte all’unità è stato raccolto. Per centrare questo risultato, s’è resa necessaria la collaborazione di tutti: Seby Romeo, Giovanni Nucera, Giuseppe Falcomatà e, certamente, del neosegretario regionale Nicola Irto…».

Beh, al bambino che s’appresta a fronteggiare le sfide della vita, spesso i genitori chiedono: “Vuoi più bene a mamma o a papà?”. E Antonio Morabito “vuol più bene” a Falcomatà o a Irto?

«Assolutamente… sono tutti compagni di partito, con tutti ci dobbiamo confrontare: è dal confronto che nascono le idee. Ovviamente comprendo il senso della domanda, però guardi che il Pd è l’unico partito in cui si discute, magari si litiga anche un po’, però poi trae le conclusioni. E le discussioni non sono mai una cosa negativa o un dissidio personale: sono sempre una ricchezza. E…»

…Ma al di là del futuro voto unanime a suo favore, lei insomma non si sente un segretario “d’area”?

«Ma no. Io sarò senz’altro il segretario di tutti. Come sanno perfettamente i compagni di partito e anche gli appartenenti ad altri partiti della coalizione, troveranno la mia porta sempre aperta, la disponibilità perenne a discutere dei problemi del partito e del territorio».

Rimettiamo a posto gli altri tasselli del puzzle… Nicola Irto ha invocato l’unità all’interno del Pd calabrese per “pacificarlo”. Nel Pd reggino la priorità qual è?

«La priorità è ricostruire, anzi rigenerare un partito che esce da anni di commissariamento: non sarà un lavoro facile, eh».

Al futuro segretario del Pd reggino non può sfuggire che concertazione, ascolto, partecipazione sono mantra apparentemente immutabili, scanditi da ogni commissario giunto a guidare il Pd regionale o di qualche territorio provinciale…

«Si fidi: in questo caso sarà molto diverso. I commissari venivano da fuori. Noi invece siamo del territorio e stiamo sul territorio, ne conosciamo le esigenze e i protagonisti. Sappiamo bene quali sono i problemi locali e abbiamo grande dimestichezza coi compagni di tante battaglie; anzi, tenteremo di coinvolgerne altri. Questo è il nostro obiettivo: dare nuova linfa al Partito democratico nel Reggino, ricreare le sezioni, restituire i circoli a piena operatività».

Non sono pochi i maggiorenti piddini critici – magari a microfoni spenti… – verso la situazione amministrativa al Comune e alla MetroCity. Ammesso che l’analisi sia giusta, qual è la contromisura maestra?

Uno scatto di Palazzo San Giorgio

«No, no. Io non concordo affatto con quest’analisi, per il semplice motivo che a mio avviso dobbiamo sempre tenere a mente qual era il punto di partenza. Noi venivamo da un Comune con le casse disastrate e per di più sciolto per contiguità mafiose. Noi del Pd e del centrosinistra reggino abbiamo preso quelle macerie e abbiamo iniziato a ricostruire, con tutte le difficoltà del caso: in primo luogo, l’enorme debito che abbiamo ereditato a Palazzo San Giorgio».

Per centrare gli obiettivi che il Pd e gli Enti reggini guidati dal centrosinistra hanno davanti, la partecipazione non può bastare. Come pensa di fare e con chi? Vista anche la fase tempestosa: ricambio generazionale o usato sicuro?

«Bah, secondo me ci vuole sempre un mix: i giovani possono dare la “spinta”, ma è assolutamente indispensabile anche una buona dose d’esperienza. Che può arrivare solamente da chi ne ha già viste parecchie».