Politica

Regionali in Calabria, nodo-Primarie e altre crepe

Tanti i nodi della politica che si stanno allargando, difficilmente risolvendosi, per molte forze politiche. Vediamone giusto alcuni.

Pd, M5S e primarie

Il centrosinistra sembra ormai orientato a ripristinare la contendibilità della candidatura alla Presidenza attraverso lo strumento delle Primarie. Uno strumento un po’ rischioso, perché negli anni scorsi fu fonte di variopinte accuse d’irregolarità, se non di brogli. E certo fa un po’ a pugni con la realtà parlare di Primarie, spesso causa d’enorme allargamento teorico della coalizione e dell’orientamento di voto, quando il centrosinistra neppure si sa esattamente che perimetro avrà.
Tuttavia, dopo l’input del sottosegretario al Sud Dalila Nesci, il candidato in pectore Nicola Irto ha ribadito d’essere «da sempre a favore delle primarie e della partecipazione democratica dei cittadini alle scelte politiche». E questo strumento, Irto ne è certo, «darà al Pd e a tutte le forze riformiste che s’oppongono alle Destre la spinta decisiva per dare ai calabresi un governo di cambiamento».

Nicola Irto

Stando all’ex presidente del Consiglio regionale, che in queste ore ha avuto dal segretario nazionale Enrico Letta un rinnovato, importante supporto, occorre condividere con tutte le forze riformiste «un percorso e soprattutto un metodo: primarie all’insegna della trasparenza, della legalità e della correttezza, per dare pari opportunità di confronto e voce a tutti i movimenti e ai rappresentanti del civismo».
Ne consegue un interrogativo implicito: il famoso TanDem, l’asse Carlo Tansi – Luigi de Magistris, perché non è interessato alle Primarie? Gli interessati l’hanno spiegato più volte. Ma ad avviso di Nicola Irto, chi non vuole le Primarie «ha paura. Paura di misurarsi democraticamente». Occorre però capire – a parte il generoso Franco Corbelli che sarà della partita – chi alle Primarie prenderà parte, per comprendere se saranno Primarie “vere”.

Luigi de Magistris e Carlo Tansi

Rimane la risposta di de Magistris, convinto che «è un tema che non si pone: noi non partecipiamo al patto fra Partito democratico e Movimento Cinquestelle. Noi siamo un movimento popolare, una coalizione civica». E, aggiunge, «le nostre primarie saranno le elezioni» perché la strada giusta è «stare tra la gente, fra le donne e gli uomini di Calabria per il cambiamento, per la rivoluzione, per il buongoverno». E il successivo stop da parte praticamente di tutti i parlamentari pentastellati: ne deriva l’ennesimo episodio di sostanziale isolamento di Dalila Nesci. Nonché un “colpo” praticamente mortale a Primarie che includano Cinquestelle (o quel che ne rimarrà).

Iric & Verdi

Della stessa idea il gruppo consiliare a Palazzo Campanella Io resto in Calabria. In una nota congiunta, il capogruppo Marcello Anastasi e il segretario-questore di minoranza Graziano Di Natale affermano di condividere «l’idea d’indire le primarie del centrosinistra per la
scelta del candidato a Presidente per le prossime elezioni regionali», come pure la disponibilità sia del sottosegretario al Sud Dalila Nesci sia del vicepresidente di minoranza dell’Assemblea Nicola Irto a parteciparvi. «Un passo in avanti importantissimo – affermano Anastasi e Di Natale – per raggiungere l’unità della coalizione che da più parti viene auspicata. Ora serve allargare il campo con la partecipazione di quanti tra partiti, associazioni e movimenti vogliono contribuire alla formazione di una grande alleanza progressista». E Di Natale, in particolare, Il nodo, nel comunicato scritto a quattro mani, sta nel convincimento che «le corse solitarie e distanti dalla coalizione sono senza futuro e senza respiro». Ogni riferimento a candidati attualmente sindaci in altre città d’Italia è puramente casuale

Graziano Di Natale

C’è anche da dire che, in una nota successiva, Graziano Di Natale fa chiaramente intuire d’esser pronto a scendere in campo personalmente: «Sono stanco di assistere, passivamente, a scorribande di chi si propone non per cambiare realmente le cose, ma per sostituire gli attori che oggi sono sulla scena del film Calabria». E insomma per evitare che proseguano i «dibattiti poco edificanti» della e sulla nomenklatura, «voglio impegnarmi per la Calabria, per la mia terra – asserisce il consigliere regionale paolano –, voglio continuare a denunciare senza paura, cambiare da dentro un sistema, voglio rappresentare chi da sempre è senza voce».
Per la verità, anche i Verdi guidati in Calabria da Giuseppe Campana concordano: a strumenti in grado d’effettivizzare la partecipazione democratica «siamo e saremo sempre favorevoli», fa sapere il commissario Campana. Ma a nome degli ecologisti chiede rassicurazioni sui contenuti esoprattutto sulla «trasparente» partecipazione di associazioni, sindacati e altri corpi sociali.

Nomine, defezioni e tensioni per la Lega

L’operato del commissario regionale della Lega Gianfranco Saccomanno, in queste settimane, ha avuto più la portata di un fiume carsico che di un Mississippi in piena. Vari ingressi, da centri anche periferici, sono culminati in un paio d’indicazioni significative. Nel febbraio scorso, Cataldo Calabretta – commissario liquidatore della Sorical dal settembre 2020 – è stato nominato prima vicecommissario regionale, poi plenipotenziario per Crotone.

E molto più di recente, il neocommissario del Corap ed ex sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore è stato designato nuovo referente del Carroccio per la Piana gioiese. Ma erano stati preceduti per la verità da un paio di defezioni importanti. Micidiale la bordata con cui, a metà febbraio, il lanciatissimo europarlamentare “talebano” (dal giornale che fondò) originario di Bovalino, Vincenzo Sofo, ha riorientato le vele in direzione di Fratelli d’Italia. Davvero pesanti, poi le affermazioni di Roberto Incoronato, artefice di un’altra defezione. L’imprenditore di Ricadi, nel Vibonese, ha avuto ad affermare: «La Lega non mi ha dato il sostegno necessario per fare tutto ciò che mi ero prefissato, anzi mi ha ostacolato in tutte le maniere possibili e dopo cinque anni d’impegno politico mi rendo conto di aver perso solo tempo prezioso che ho tolto alla mia impresa e alla mia famiglia».
In atto, comunque, le crepe più gravi sembrano due. La prima, l’intenzione di Nino Spirlì di non riproporsi “dalla porta principale” quale candidato Governatore. Vero, Spirlì ha “ereditato” quella postazione alla morte del presidente Jole Santelli. E i suoi svarioni non sono stati pochi. Ma è comunque rapidamente cresciuto nell’apprezzamento da parte dell’opinione pubblica e nella capacità di mantenere l’equilibrio con gli alleati (e in generale).

Pietro Molinaro

La seconda attiene a Pietro Molinaro, forse non per caso già molto vicino a Vincenzo Sofo che con tutte le sue forze lo voleva assessore regionale all’Agricoltura. Molinaro dentro la Lega, a Palazzo Campanella ma non solo, è ormai un “battitore libero”. Al punto da aver intrapreso una “crociata sanitaria” – su toni distantissimi dall’armonia professata a tutte le ore da Spirlì – che non si sa esattamente dove lo porterà. Bordate a ogni ora del giorno contro i commissari di Asp e Aziende ospedaliere. Nella seduta di Consiglio incentrata sulla Sanità, richiesta di dimissioni a muso duro nei confronti di Guido Longo, commissario governativo “fumino” che ha dovuto far leva su tutto il suo self-control per non mandare Molinaro a quel paese in Aula. E adesso la perentoria richiesta al ministro Roberto Speranza di adottare i bilanci dell’Asp di Cosenza «entro il 7 giugno», come da previsioni del decreto legge 150/2020. Con tanto di «decadenza automatica» per il commissario dell’Azienda sanitaria provinciale cosentina Vincenzo La Regina.
E Saccomanno? Attende forse che la tensione si sciolga da sé; ma appare molto, molto difficile.

Cambiamo! mette la quarta

Certamente fra le forze politiche più dinamiche, grazie all’iniziativa che di fatto costituisce un soggetto politico nuovo: Coraggio Italia, promotori lo stesso Giovanni Toti, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il neocapogruppo alla Camera dei deputati Marco Marin e l’ex ministro Gaetano Quagliariello.
In Calabria, il partito di Toti mette a segno colpi su colpi “in ingresso”. Dopo l’arrivo del sindaco di Varapodio Orlando Fazzolari, storico esponente della Destra, due new entry che per Cambiamo! lasciano Forza Italia.

Franco Sarica

L’ex assessore comunale ai Lavori pubblici di Reggio Calabria Franco Sarica, che fa parte del “triumvirato” di vicesegretari regionali insieme all’ex presidente dèm della Provincia di Vibo Valentia Francesco De Nisi e a Sandra Ida Petrassi. E poi l’ex consigliere comunale reggino Pasquale Imbalzano, che naturalmente vuol dire anche il padre Candeloro Imbalzano, già consigliere regionale e antica “colonna” socialista (che comunque solo nel gennaio 2020 s’era candidato alle Regionali appunto per Forza Italia, piazzandosi quinto per suffragi su sette candidati in lista, con poco più di 3mila preferenze). «La disastrosa esperienza delle gestioni Falcomatà al Comune e alla Città metropolitana impone un cambio di passo – rileva tra l’altro lo stesso Pasquale Imbalzano–, riteniamo occorra rendere più visibie e apprezzabile dalla vasta platea dei cittadini di tutta la città metropolitana che rifiutano l’attuale, drammatico stato di fatto, la proposta programmatica della nostra coalizione per il dopo-pandemia, che dev’essere fortemente alternativa a quella di un centrosinistra parolaio e ideologico». Epperò, con una dozzina di defezioni proprio dalle fila degli azzurri e un diktat a non dialogare con gli artefici della scarnificazione del partito di Silvio Berlusconi, la situazione non sembra delle migliori per la tenuta dello schieramento…

Cetty Scarcella

E non è tutto: adesso Cetty Scarcella, responsabile del partito a Cosoleto – piccolo centro della Piana di Gioia Tauro –, è stata appena designata vicecoordinatore nazionale dei giovani di Cambiamo!
La Scarcella va in questo modo a diventare “braccio destro” di Simone Spezzano, che lei stessa in una nota ringrazia insieme al coordinatore esecutivo del partito Pino Bicchielli.

Aspettative in Fi

Il centrodestra non ha ancòra un candidato ufficiale. E il problema di Forza Italia in Calabria, in questo momento, pare soprattutto questo.

Al di là dello scardinamento dei berlusconiani su scala nazionale, si sa da mesi che per gli azzurri il candidato a succedere a Jole Santelli è l’attuale capogruppo alla Camera Roberto Occhiuto. Per gli alleati, però?
Intanto, le vicende azzurre appassionano sia in uscita (con alcuni pezzi “pesanti” che lasciano il partito, come s’è visto) sia in entrata. O più che altro, in ritorno: Pino e Tonino Gentile dovrebbero vestire di nuovo gli antichi colori forzisti, col loro importantissimo patrimonio di suffragi.

Udc, percorso di rinascita

da sx: Lorenzo Cesa e Franco Talarico

La Calabria poi, si sa, è stata sempre un terreno di conquista per le truppe post-democristiane. E in particolare per l’Unione di centro, che però l’inchiesta “Basso profilo” della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sembra aver azzerato politicamente, coi domiciliari (poi revocati in favore di un più tranquillo obbligo di dimora a Lamezia Terme) per il segretario regionale udiccino e assessore regionale al Bilancio Franco Talarico e il pieno coinvolgimento dello stesso leader nazionale Lorenzo Cesa.
Solo pochi giorni fa, per “Basso profilo” sono state formalmente chiuse le indagini. E i consiglieri nazionali centristi «nel pieno rispetto del lavoro dell’autorità giudiziaria» hanno «chiesto a Cesa di proseguire nel suo operato di segretario politico», considerando l’impegno del loro leader «un atto d’amore e generosità verso la comunità dello Scudocrociato». Almeno in qualità di traghettatore verso il Congresso.
Resta il fatto che il “pallino” del soggetto centrista, operativamente, sembra oggi nelle mani del capogruppo a Palazzo Campanella e vicesegretario vicario del partito in Calabria Giuseppe Graziano. Ma c’è pur sempre un commissario regionale: parliamo di Nunzio Testa. Che a sua volta, pochissimi giorni fa, ha fatto sapere perentoriamente che l’Udc alle Regionali d’autunno ci sarà eccome.
«La nostra sarà una squadra formata da un’importante componente civica e aperta al mondo delle professioni, dei sindaci e degli amministratori locali – ha declamato Testa – e di chi si spende e s’impegna, quotidianamente, sui territori». E non solo: le liste dell’Unione di centro per le Regionali post-estive «sono ormai pronte». Una campagna di basso profilo? Ma quando mai. Per il commissario regionale c’è la consapevolezza di «poter non solo raggiungere, ma addirittura migliorare il risultato delle elezioni regionali dello scorso anno».

Nicola Paris

Quando l’Udc conquistò il 6,8% dei voti, con un clamoroso 11,1% nella circoscrizione Sud dovuto primariamente alle oltre 6mila preferenze del consigliere comunale reggino Nicola Paris, così eletto a Palazzo Campanella. E che però nel gennaio scorso, dopo appena un anno di consiliatura, già ha abbandonato il partito di riferimento (cui era approdato dopo essere stato consigliere delegato nell’Amministrazione di centrosinistra guidata da Giuseppe Falcomatà a Reggio Calabria). Adesso sarà il neocoordinatore provinciale Roberto Vizzari (che alle Regionali 2020 comunque superò quota 3.600), già sindaco di San Roberto, a dover dimostrare d’avere il quid.