Attualità

Report povertà. Disoccupazione, abbandono scolastico, crisi post Covid. I dati a Messina

La Caritas Diocesana ha presentato il Report povertà 2019/2020.

Una nuova formula straordinaria che contiene anche i primi dati post Covid. Come tradizione doveva essere pubblicato il 4 aprile, alla vigilia della domenica delle palme, ma il lockdown ha bloccato ogni cosa. Per questo si è deciso di pubblicare il Report in una formula straordinaria che comprende il 2019 ed il primo semestre 2020, con un attenta prima analisi post Covid.

L’edizione 2019/2020

L’edizione 2019/2020 del Report Povertà si muove, dunque, su tre gambe: la prima, relativa al prezioso lavoro dei CDA Caritas sul territorio con i dati 2019 e con un ampio racconto dei mesi di lockdown del 2020, la seconda, relativa ad uno studio sul disagio minorile e sulla povertà educativa nel Distretto socio-sanitario D26 di Messina ed infine la terza gamba, relativa al progetto “Lavoro è dignità”.

La povertà ha volti diversi su tutto il territorio nazionale testimonia il report. “Accanto alle famiglie con disagio sociale non possiamo non registrare il lento impoverimento di coloro compresi nella fascia 18-34 anni. Dal 2017 al 2018, in particolare, l’incidenza della povertà assoluta per questa fascia di età è aumentata dell’8,0%, dagli anni precrisi ad oggi è più che quadruplicata”.

La situazione siciliana

Ma la Sicilia si riconferma l’area con la percentuale più alta (40,7%) di individui a rischio di povertà. Un dato che è di gran lunga superiore a quello italiano (20,3%), il quale è rimasto stabile, rispetto all’anno precedente.

Nei primi mesi del 2019 il quadro economico della nostra Regione ha registrato ulteriori segnali di indebolimento, differentemente da quanto avvenuto nel resto di Italia.

In Sicilia 900 mila persone vivono ai margini del sistema produttivo, con una disoccupazione reale del 40,3%.

Gli occupati in Sicilia sono in tutto un po’ meno di 1,4 milioni. Appena un terzo sono donne.

Riguardo la stabilità delle imprese, aumentano purtroppo le chiusure volontarie. Ma a controbilanciare in qualche modo è il rallentamento dei fallimenti aziendali.

Messina

L’Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela ha approfondito la situazione nel messinese.

Il territorio in cui insiste l’Arcidiocesi, comprende, infatti, 108 Comuni (66 per l’Arcidiocesi di Messina, 42 per la Diocesi suffraganea di Patti).

Lavoro

Purtroppo, la provincia di Messina risulta essere la prima in Sicilia per numero di disoccupati. Sul piano regionale il nostro territorio si caratterizza complessivamente per la performance peggiore: dall’anno 2018, decrescono gli occupati, -7,2% rispetto al 2017. La stima del tasso di occupazione si attesta pertanto a 37,9%, circa 2,7 % rispetto all’anno precedente ed il più basso tra i grandi comuni. Cresce anche il tasso di inattività pari nel 2018 al 42,1%, dato questo però più basso rispetto ai comuni del Sud Italia.

Dopo una continua e regolare crescita, anche il comparto turistico e ricettivo risolta indebolito.

Positivo e importantissimo è almeno il tasso di crescita delle imprese del 2,22%, il più alto in Italia.

Popolazione e difformità

Messina diventa ogni giorno di più una città anziana. “E se a livello provinciale, è la provincia siciliana con il reddito medio pro capite più alto (19.460 euro) leggendo il dato della sola città di Messina, si evidenzia tuttavia una forte difformità tra redditi medioalti e redditi bassi o nulli”.

La povertà tra le famiglie della diocesi

Nel solo contesto diocesano sono quasi 20000 circa le famiglie esposte alla povertà assoluta.

Anche nel contesto diocesano chi ha meno di 18 anni è diventato il più esposto alla povertà assoluta. Sempre secondo i dati Istat, al 2011, sono oltre 36000 i giovani considerati poveri per la sola città di Messina, a cui si aggiungono i 7090 di Barcellona Pozzo di Gotto, i 4452 di Milazzo, i 1910 di Lipari che in proporzione alla popolazione eoliana sono una grande cifra, così come lo sono i 1537 di Taormina e i 1313 di Giardini Naxos. L’8% delle giovani famiglie con figli della diocesi vive in povertà assoluta.

Che soluzioni?

Se il dato sui poveri aveva registrato al 2019 la soglia critica dei 5 milioni di per- sone, dopo la pandemia il dato per il nostro Paese rischia di registrarne almeno il doppio se non si agisce per tempo.

È necessaria una seria riorganizzazione delle politiche sociali. Per questo il report propone: “la necessità di attivare le parrocchie per attrezzarsi non solo con gli aiuti alimentari offerti tramite il circuito del Banco alimentare o della raccolta viveri, ma mettendo in campo azioni di comunità che sensibilizzino le stesse Amministrazioni comunali, attraverso anche aggiustamenti del sistema della fiscalità municipale proprio per andare incontro alle nuove emergenze; aiuti diretti ma anche servizi di aiuto e supporto sociale per le persone più vulnerabili. Da non trascurare la popolazione giovanile, oggi ancora più esposta al dramma di vedersi precluso il futuro. Servono in tal senso ancora una volta sforzi adeguati”.

Tra le problematiche più sentite quella dell’abbandono scolastico.

Abbandono scuola. Ma le percentuali messinesi sono le più basse

La propensione all’abbandono più consistente si registra purtroppo ancora nel Sud Italia (1,12% per quanto riguarda la scuola media, 3,9% per quanto riguarda la scuola superiore). La Sicilia è tra le regioni con il tasso di dispersione scolastica più alto d’Italia (1,2%) ed il momento più critico è la transizione tra le medie e le superiori, quando il tasso di abbandono diventa più alto, fino a raggiungere anche il 5%. Rispetto alle altre città siciliane, Messina invece, registra percentuali più basse delle singole province e quindi della media regionale. Per quel che riguarda la scuola secondaria di primo grado, la percentuale di Messina – 2,30% – è la più bassa dell’isola: nessuna tra le provincie siciliane è infatti sotto il 3% tranne quella dello Stretto, sebbene la dispersione tocca più la zona Sud della città di quella Nord.

Il Reddito di Cittadinanza

Il report porta avanti anche un’attenta analisi del Reddito di Cittadinanza, attraverso i numeri dei beneficiari raggiunti al dicembre 2019.

Il reddito di cittadinanza ha abolito la povertà come è stato promesso?” si domanda il report. “Il provvedimento ha il merito di aver mobilitato una quantità di risorse incomparabilmente superiore alle precedenti misure, oltre a dotare il nostro Paese di un sussidio universale riconosciuto per il contrasto alla povertà. Tuttavia, si è dimostrato deficitario sotto alcuni punti di vista, non ultimi gli episodi in cui alcuni percettori tutto erano tranne che in stato di necessità”.

Anche gli ultimi dati a disposizione (Osservatorio statistico Inps, aggiornato al 7 gennaio 2020, su reddito e pensione di cittadinanza) confermano che la distribuzione dei beneficiari è sbilanciata a favore delle famiglie senza minori, in particolare quelle con due e soprattutto un solo componente.

I criteri sono invece troppo stringenti per disabili, stranieri e senza dimora.

Secondo la Caritas è necessario attenzionare adesso gli esclusi dalla misura e gli sfavoriti per capire come intervenire in loro favore.

Il centro di ascolto

Il centro di ascolto della Caritas ha riscontrato un raddoppiamento delle richieste di intervento. Mentre diminuiscono rispetto al 2018 i problemi economici e di occupazione, aumentano quelli familiari, abitativi e relativi alla migrazione/immigrazione.

Per questo motivo il centro si è mobilitato nell’erogare continui servizi alla popolazione. Dalla distribuzione di viveri in sede o a domicilio agli ascolti telefonici; dal disbrigo di pratiche e orientamento ai servizi ai sussidi economici in contanti.

Continuando sempre le sue attività di confronto con i giovani e le comunità.

I progetti

L’obbiettivo del report, con una approfondita ricerca multifattoriale, è mettere in luce ed intervenire prontamente sulla problematica della povertà educativa.

I progetti per un pronto intervento sono diversi. Il progetto 8xmille “Felici nel gioco della vita” ha affrontato tematiche di grande rilievo sociale (gioco d’azzardo e comportamenti alimentari) attraverso la chiave della prevenzione precoce con bambini dai 3 ai 5 anni. Attraverso laboratori educativi si vuole innescare nei bambini processi di riflessione e messa in discussione delle abitudini familiari.

Affine ad esso il progetto “Genitori e Figli, relazione unica”, per il supporto scolastico e psico pedagocico, caratterizzato anche da un laboratorio sulle emozioni.

E, infine, raggiunto il suo primo anniversario, il progetto “Lavoro è dignità”, che nel 2019 ha visto la realizzazione di azioni a sostegno dell’occupazione e della formazione professionale. Tramite l’avvio di tirocini e matching e del coinvolgimento della comunità.