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“Risanamento chiave di volta per la rinascita di Messina”, l’incontro del M5s

MESSINA – “Il risanamento a Messina si deve a una forte collaborazione a livello nazionale. Cambiare e risanare questa città è possibile e l’azione che noi parlamentari messinesi abbiamo svolto con le nostre proposte di legge, rese organiche in un testo unico, hanno consentito di giungere al decreto della ministra Carfagna e ai 100 milioni di euro per la rigenerazione urbana e sociale della nostra città». A sottolineare l’importanza del “risanamento come elemento chiave per la rinascita di Messina” è il deputato Francesco D’Uva, del Movimento Cinquestelle.

L’occasione è il confronto (nella foto i relatori) promosso dallo stesso M5s a Palazzo Zanca, nel salone delle Bandiere, stamattina: “Un incontro per fare il punto sui risultati raggiunti e sulle strategie da adottare”.

«Superbonus 110%, progetto Capacity e partenariato pubblico e privato: tre modelli da seguire per portare a compimento il risanamento delle aree degradate di Messina senza più commettere gli errori del passato, scongiurando la creazione di nuovi “ghetti” e nuovi casi di marginalizzazione sociale»: questo è il punto di vista del movimento Cinquestelle.

Confronto sul risanamento a tutto campo: da Franza (Sincindustria) al candidato sindaco De Domenico

L’incontro ha visto come relatori, con il parlamentare D’Uva, Pietro Franza, presidente di Sicindustria Messina; il consigliere nazionale Oice, associazione di categoria che rappresenta le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica, Franco Cavallaro; l’ingegnere Sergio Bruno; l’avvocata Annalisa Giacobbe, esperta in diritto civile e amministrativo; la dottoressa Lucrezia Piraino, mediatrice sociale del Progetto “Capacity”; la consigliera comunale del M5s Cristina Cannistrà (intervento telefonico) e Alessandro Geraci, vicepresidente della III Municipalità.

Un confronto a tutto campo, moderato dal giornalista Marino Rinaldi, tra aspetti politici, imprenditoriali, sociali, con un intervento del candidato sindaco della coalizione di centrosinistra Franco De Domenico (nella foto in basso) e la presenza della senatrice Grazia D’Angelo e della deputata regionale Valentina Zafarana, sempre del M5s.

D’Uva: “Noi parlamentari abbiamo fatto squadra per il bene di Messina”

Ha evidenziato l’onorevole D’Uva: «Nonostante fosse di competenza regionale e locale, il problema è stato affrontato bene a livello nazionale. La legge regionale sul risanamento non è servita a nulla. Un primo passo è stato compiuto a fondo Saccà grazie alla Fondazione di comunità e all’amministrazione Accorinti. Riconosco anche la presenza mediatica di De Luca sul tema ma l’azione decisiva è stata di noi parlamentari: il sottoscritto e i colleghi Pietro Navarra (Pd) e Matilde Siracusano (Forza Italia)».

Ha spiegato il parlamentare, alla seconda legislatura: «Le nostre proposte, confluite in un testo unico, hanno poi portato al decreto Carfagna sul risanamento e al ruolo di commissaria straordinaria della prefetta di Messina, Cosima Di Stani. Il tutto per porre fine definitivamente alle baracche e porre le premesse per far ripartire sul piano sociale e urbano questa città».

De Domenico: “L’interesse della città prima di tutto”

«È la dimostrazione – ha aggiunto D’Uva – che si può fare squadra per il bene di Messina». Un concetto su cui ha insistito anche il candidato sindaco De Domenico: «Non si può litigare su tutto e far sì che poi le risorse vadano a Palermo e a Catania e non a Messina. Su alcune scelte di fondo è necessaria la compattezza. Noi siamo qui per ribadirlo: quando è in gioco il futuro di Messina occorre anteporre l’interesse della città a quello dei singoli. Come sostiene il M5s, l’idea di città del 2050 deve stare a cuore della politica. Su alcuni temi non esistono nemmeno destra e sinistra, come nel caso di alcune infrastrutture fondamentali».

Se D’Uva ha parlato delle capacità di “De Domenico sul piano dell’amministrazione universitaria come esperienza significativa per poi lavorare per il governo della città: la competenza è fondamentale”, gli altri interventi hanno svicerato il tema dell’incontro.

Franza: “C’è fame di lavoro e voglia di far rinascere Messina: noi imprenditori ci siamo”

Per Pietro Franza, presidente di Sicindustria, «indipendentemente da chi governa, occorre garantire la continuità amministrativa quando un progetto è valido. Oggi, nel settore dell’edilizia, c’è una grande richiesta di lavoratori e nel momento in cui le persone vengono collocate in nuovi contesti urbani bisogna pensare ai servizi e all’inserimento delle famiglie nella nuova realtà. Noi imprenditori, con Sicindustria, siamo pronti a fare la nostra parte in una città che perde ogni giorno tremila persone e che sta morendo. Questo progetto e questi 100 milioni siano la base per far rinascere Messina. Pensiamo ai nostri figli, che partono per andare altrove e non li vediamo più, e lavoriamo insieme: politici, imprenditori, tecnici per rivitalizzare Messina. Le collaborazioni a livello nazionale con più realtà imprenditoriali possono contribuire a completare i processi di rigenerazione».

“Mai più quartieri ghetto e risanare pensando alle esigenze delle persone”: gli interventi

La mediatrice sociale Lucrezia Piraino, per la Fondazione di comunità, si è soffermata sul progetto “Capacity”, durato 48 mesi, con la riqualificazione e la fuoriuscita dal degrado abitativo nelle zone di fondo Saccà, Maregrosso e Fondo Fucile: “Tanti gli esempi positivi nell’ambito di questo progetto”.

Da parte sua il consigliere nazionale dell’Oice Franco Cavallaro ha insistito “sul ruolo chiave delle città e sulla fine di un modello, quello del liberismo selvaggio che ha provocato sconquassi negli ultimi trent’anni”. In primo piano la funzione della sua associazione di categoria per il compimento di questi processi rigenerativi.

Cavallaro ha anche proposto la soluzione del partenariato pubblico-privato, portando ad esempio vari casi virtuosi in Italia e all’estero.

Ha annunciato poi l’ingegnere Sergio Bruno: «Con i fondi del governo per il risanamento, andranno via il trenta, quaranta cento delle baracche ma restano le altre. Dobbiamo andare oltre e pensare modelli diversi perché l’obiettivo è che tutte le baracche siano eliminate”. In particolare, ha proposto di utilizzare il Superbonus 110% per favorire la ricostruzione in alcuni casi perché «molte abitazioni non sono abusive e sono impropriamente chiamate baracche».

Bruno ha illustrato pure uno studio territoriale degli ambiti di risanamento a Fondo Saccà e Camaro, con particolare riferimento sempre al Superbonus 110%: «L’ottanta per cento delle baracche, che c’erano in città 40 anni fa, sono purtroppo ancora lì. È fondamentale un approccio diversificato, sfruttando magari gli incentivi statali in vigore fino al 2026».

“Lasciare libere le famiglie di costruire il proprio futuro”

A sua volta, per Alessandro Geraci, vicepresidente della III circoscrizione, «il risanamento consiste nel diversificare gli interventi lasciando le famiglie libere di decidere del proprio futuro, senza quartieri ghetto e senza commettere gli errori del passato. Non è emulando ‘le Vele’ di Scampia che si risolvono i problemi, dalla dispersione scolastica alla microcriminalità. Ogni territorio è un caso a sé: Fondo Fucile non può essere gestito come Bisconte. Non si può ragionare solo con l’ottica delle ruspe, ma bisogna pensare a una reale rigenerazione urbana».

Dall’avvocata Annalisa Giacobbe, che ha analizzato diversi aspetti giuridici di rilievo, alla consigliera Cristina Cannistrà: il filo comune è stato quello di insistere sull’archiviare i modelli del passato e crearne di nuovi. “Rigenerare il tessuto urbano e favorire l’integrazione, pensando alle esigenze di individui e famiglie” è possibile, secondo relatrici e relatori dell’incontro di stamattina.

In particolare, l’avvocata Giacobbe è intervenuta sugli aspetti civilistici e amministrativi, raccontando il caso paradossale di una cittadina alle prese per anni con la burocrazia. La consigliera Cannistrà, invece, si è soffermata sull’emergenza abitativa, mettendo in evidenza “la difficoltà di assegnazione degli alloggi popolari e la sovrapposizione di competenze tra il dipartimento competente e l’agenzia Arisme”.