Le ruspe cancellano la vergogna di Fondo Saccà. Ma non per tutti

L’avevamo definita una vergogna (LEGGI QUI). Perché non si poteva definire altrimenti quell’immagine, così forte e cruda: quella bimba di sei anni che si china verso un sacchetto dell’immondizia in cerca di qualche giocattolo. L’immagine del degrado in cui decine di famiglie continuano a vivere. Quella “cartolina” arrivava da Fondo Saccà ed è a Fondo Saccà che da ieri sono in azione le ruspe della ditta incaricata dal Comune per buttare giù tutto (VEDI FOTOGALLERY). O quasi. Perché delle 43 “casette” che in totale insistono nella zona, ne verranno demolite 38, mentre cinque rimarranno in piedi. Questo perché chi le occupa non risulta tra gli assegnatari degli alloggi di San Filippo dove si trasferiranno tutti gli altri.

Quando fu fatta l’assegnazione, infatti, si suddivisero gli appartamenti tra i rioni Fondo Saccà, Fondo Fucile e via Bisignano, sostanzialmente fino ad “esaurimento” case. Da questo gioco sono rimaste fuori cinque famiglie, col paradosso che adesso rimarranno a vivere in mezzo ad un “deserto” generato dalle demolizioni. L’assessore al Risanamento Roberto Sparso è consapevole del fatto che «agire a macchia di leopardo non ha senso, serve un regolamento di assegnazione degli alloggi». Per questo Sparso non ha voluto fare proclami, tenendo lontano i riflettori e i clamori dei media: «C’è poco da festeggiare, l’intervento di oggi è parziale e non risolutivo». Una posizione che non può che essere condivisa, nell’era degli annunci e della “telecamera a tutti i costi”. Le prossime operazioni saranno a Fondo Fucile e in via Bisignano, mentre come effetto “collaterale” delle operazioni di questi giorni va segnalata la rottura delle condotte dell’acqua, che ha invaso la strada. Quasi come una pioggia “manzoniana” che tutto ripulisce. Solo che questa, anziché dal cielo, proveniva da sottoterra.