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Riviera di Messina, dalla movida selvaggia all’estate perfetta: si può?

MESSINA – L’ordinanza del Comune arriverà tra qualche giorno, appena in tempo per limitare il picco della movida selvaggia agostana. Intanto i residenti della riviera nord di Messina vivono nell’incubo che arrivi il tramonto e che il litorale si trasformi in una ressa di musica ad altissimo volume per buona parte della notte, baccano, traffico impazzito. Un vero e proprio assedio per chi abita nell’ambita zona che va dall’Annunziata fino ai laghi di Ganzirri, dove il mattone raggiunge prezzi di mercato anche doppi rispetto al centro cittadino ma che rischia la svalutazione, se la situazione continua a peggiorare.

Una vera e propria Cenerentola la riviera: d’inverno un luogo incantevole per abitarci, d’estate vivibile fino ad una certa ora per trasformarsi, di sera, nel peggior incubo per chi ci abita. Eppure una serie di soluzioni per migliorare la situazione esistono.

L’inquinamento acustico e il grido di dolore degli abitanti

“A Messina, in zona nord, nelle località di Pace e Paradiso, per diversi giorni è stata misurata una media di 70 dB (A), corrispondenti ad una strada molto trafficata o ad un televisore a volume alto e con punte fino a 80 dB (A), cioè con solo 5 dB (A) in meno rispetto al valore del raggiungimento della soglia di pericolo.”, racconta la signora Buggè, unendosi alle tante lamentazioni arrivate al nostro giornale in queste settimane.

“Ci si gira e rigira nel letto, incapaci di prendere sonno, increduli nel constatare ciò che accade nell’apparente indifferenza di tutti, ballerini o no, urlanti o no.  Alle tre ci si ritrova con il dolce suono del mare, e la desolante constatazione del sonno amaramente perduto…“, scrive ancora sconsolata la lettrice, che racconta di bambini che non dormono e piangono per giorni, di animali spaventati dal chiasso e lancia la provocatoria proposta del ballo con le cuffie.

Trovare un equilibrio si può?

Chiedere ai giovani di essere meno giovani e limitare il chiasso e le scorazzate sulle due ruote forse è utopistico. Insegnare loro un poco di “buona educazione” no. Senza bisogno di lezioncine moralistiche, scuola e istituzioni potrebbero progettare incontri formativi tra le classi di sedici, diciassettenni, per raggiungere il doppio obiettivo di promuovere la sicurezza stradale e quel minimo di civiltà che basterebbe a mitigare il rumore selvaggio.

Anche chiedere ai gestori dei locali, reduci da due duri anni di pandemia, di limitare gli eventi è addirittura punitivo. Ma se l’ordinanza è uno strumento utilissimo, con i conseguenti attesi controlli, se il potenziamento delle linee dei bus navetta altrettanto opportuno, coinvolgere anche i gestori in una strategia più complessiva aiuterebbe ad ottenere risultati ancora più efficaci e duraturi.

Pensare ad un tavolo con le associazioni di categoria e/o i rappresentanti dei lidi per veicolare tutti questi strumenti non sembra una operazione che richieda uno spiegamento di forze politiche, governative e amministrative da guerra nucleare.

Progettare per esempio, anche in questo caso, alcuni eventi negli stessi lidi per pubblicizzare ancora più largamente i servizi di bus navetta e notturni, per esempio, potrebbe essere un altro strumento utile.