Cronaca

Supermercati, Bonina condannato per estorsione ai lavoratori

Cinque anni e tre mesi di reclusione, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, il risarcimento alle parti civili, alle quali dovrà pagare una provvisionale. Si chiude con una condanna in primo grado il processo per Immacolato Bonina, patron dei supermercati e del basket da Barcellona Pozzo di Gotto, accusato di estorsione ai danni dei lavoratori.

Secondo la Procura avrebbe costretto i dipendenti del supermercato di Messina Tremestieri, inserito nella catena Ipersigma – a dichiarare di aver percepito il regolare stipendio, mentre in realtà a loro restava un salario più basso, dietro minaccia di licenziamento.

La I sezione del Tribunale di Messina (presidente Silipigni) ha accolto la tesi dell’Accusa ed ha emesso il verdetto oggi: Bonina è colpevole di estorsione e va condannato, ma solo per i fatti relativi al 2008, mentre per gli anni precedenti il reato è prescritto.

La Corte ha invece assolto perché il fatto non sussiste Giuseppe Di Blasi e Enrico Bertè, due dipendenti, accusati di aver dichiarato il falso alla magistratura su come andavano le cose.

Bonina è stato difeso dall’avvocato Antoniele Imbesi. I due dipendenti, invece, erano assistiti dagli avvocati Gianluca Gullotta e Domenico Andrè.

Il processo era la costola messinese di una più indagine della Guardia di Finanza di Barcellona sulla gestione Bonina, sia in città che in provincia. Le Fiamme Gialle avevano quantificato in oltre 1 milione e 200mila euro gli stipendi non pagati a circa 80 lavoratori complessivamente, costretti a firmare contratti “in solidarietà” mentre in realtà continuavano a lavorare 40 ore e non 28. Col contratto, Bonina aveva ottenuto un contributo di solidarietà dall’Inps di circa 30 mila euro.
Complessivamente le Fiamme Gialle hanno quantificato in oltre 1 milione e 200mila euro gli stipendi non pagati.

A Messina, il controllo al centro di Tremestieri è stato effettuato dall’Ispettorato del Lavoro. E’ venuto fuori che ai dipendenti restava in mano uno stipendio più basso di quello effettivamente dichiarato in busta paga.