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Violenza sulle donne, la prefetta Di Stani: “Serve una rivoluzione culturale. I segnali che salvano…” INTERVISTA

di Carmelo Caspanello

L’intervista alla prefetta Di Stani: “C’è ancora tanto da fare e bisogna partire dal cambio di mentalità. E’ importante far capire alle donne che dalle relazioni tossiche bisogna uscire subito. Fondamentale comprendere i segnali di un amore tossico”

MESSINA – Violenza sulle donne, quanto rimane da fare? Calato il sipario sulle manifestazioni nazionali per Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall’ex fidanzato, si accendono i riflettori sugli strumenti a disposizione per scongiurare nuovi femminicidi, anche e soprattutto attraverso la prevenzione. Il 70% dei femminicidi è preceduto da stalking, è possibile fermarsi prima? In che modo? Ne abbiamo parlato con la prefetta di Messina, Cosima Di Stani (in allegato il podcast con l’intervista integrale), impegnata concretamente in città ed in provincia in occasione della Giornata di mobilitazione internazionale. Prima di parlare ascolta con attenzione i genitori di Lorena Quaranta, la studentessa di medicina uccisa il 31 marzo del 2020 dal fidanzato nella sua abitazione di Furci Siculo. Da anni sembra di ritrovarci nello stesso punto, dentro quel perimetro in cui esplode la violenza domestica. C’è la necessità di accelerare i cambiamenti. “Serve una rivoluzione culturale – spiega la prefetta Di Stani – occorre decostruire gli stereotipi. Abbiamo un arsenale di normative… Ma non basta. C’è ancora tanto da fare e bisogna partire dal cambio di mentalità. E’ importante far capire alle donne che dalle relazioni tossiche bisogna uscire il prima possibile, che è fondamentale comprendere i segnali di un amore sbagliato. Sono i primi passi fondamentali, insieme alla denuncia, per salvarsi…”. In allegato il podcast con l’intervista integrale.